Israele e Palestina? Vasco Rossi va controcorrente. E quella volta con le metanfetamine…

La lunga intervista di Vasco Rossi al 'Corriere della Sera': dalle guerre alle sue canzoni del passato, il cantante si racconta

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Vasco Rossi, il politicamente scorretto. E menomale che ci sono anche loro. Il noto cantante italiano si è raccontato in una lunga intervista al ‘Corriere della Sera’. Tra gli argomenti caldi, quello sulla guerra israelo-palestinese. Vasco va controcorrente rispetto a tanti suoi colleghi: non gli piacciono le frasi fatte e il perbenismo, anche a costo di essere impopolare. “Io rifiuto di schierarmi come se fosse una partita di calcio, Israele contro Palestina. Gli ebrei, dopo quello che hanno sofferto, hanno diritto a uno Stato. ‘Free Palestine’ è un bello slogan, da anime belle; ma se implica la distruzione dello Stato di Israele, allora sarebbe più onesto dirlo. E alla distruzione di Israele io mi ribello, ha precisato.

“Leggo cose superficiali, in cui non mi riconosco; io sono semplice, non facile – continua – Mi hanno dato del sionista, ma io non so neppure cosa voglia dire. So che se mettessi il like a ‘Palestina libera’ mi amerebbero tutti; ma io non sono fatto così. Se avessi voluto piacere a tutti, non avrei scritto ‘C’è chi dice no’ o ‘Gli spari sopra’. Questo ovviamente non mi impedisce di piangere le vittime civili di Gaza, e di criticare i bombardamenti di Netanyahu, che è pure lui una specie di fascista”.

“Putin un dittatore guerrafondaio”

Da una guerra all’altra, il cantante parla anche del conflitto ucraino: “io sono nato dopo la guerra, la mia generazione si era illusa che le guerre fossero finite. Invece ora bussano alla nostra porta. E si arriva a minacciare una guerra nucleare, come mai si era fatto in passato”, dice Vasco, secondo cui Putin è un dittatore guerrafondaio che va fermato. Sostenendo l’Ucraina, ma anche avviando una trattativa che metta fine ai massacri”, spiega.

Dalle droghe al carcere fino a odiatori e perbenisti

Vasco racconta anche un retroscena del passato sulle metanfetamine: potevo stare tre giorni senza dormire, grazie alle anfetamine. Poi ho capito che le anfetamine sono pericolose. Ho sperimentato la mia psiche, sono entrato nella mia mente, ho fatto un viaggio dentro la mia coscienza. Le sostanze stupefacenti le ho provate quasi tutte, tranne l’eroina. Mettere l’eroina sullo stesso piano della marijuana è criminale, perché così i ragazzi si convincono che si equivalgano, e se lo spacciatore non ha una, allora si può comprare l’altra…”, racconta ancora il rocker.

Il cantante finì anche in carcere. “Cinque giorni di isolamento. Giorni infiniti, minuti lunghissimi. Non passava mai. Cercavo di dormire, mi svegliavo credendo di aver fatto un brutto sogno; infine realizzavo che era tutto vero. Poi altri 17 giorni di galera. Solo De André venne a trovarmi, con Dori. Pannella mandò un telegramma. Fu l’occasione per resettarmi. Mi sono disintossicato da solo, senza bisogno di andare in comunità. Dopo la galera sono tornato a casa, a Zocca, e non ne sono uscito per otto mesi. Senza anfetamine non riuscivo ad alzarmi dal letto. E in tanti erano contenti”.

“Sono stato anche molto odiatoracconta il cantautore – Dai perbenisti, dai benpensanti. Mi sputavano addosso per strada. Ero il drogato. Il capro espiatorio dei primi Anni ’80. Il diretto responsabile della diffusione degli stupefacenti perché, secondo loro, le mie canzoni spingevano all’uso della droga. E per decenni me l’hanno rinfacciato, una cosa che succede solo in Italia: nessuno si permetterebbe di trattare da drogato, che so, Paul McCartney o Keith Richards”.

Il politicamente corretto non mi convince. Non conta come definisci una persona, ma cosa ne pensi e come ti comporti”, dice ancora Vasco Rossi al ‘Corriere della Sera’, raccontando della sua canzone ‘Colpa d’Alfredo’ e di quel verso “è andata a casa con il negro la troia”. “In realtà la ragazza che corteggiavo era andata via con Salvino, che non era affatto nero, solo abbronzato. Non mi riferivo al colore della pelle, ma alle dimensioni… Era insomma una canzone da cui i neri uscivano benissimo. Se la riscrivessi oggi mi arresterebbero”.

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