Cosa ci facevano dei reggini nella Cina imperiale del novecento?

"Tracce d'Oriente: prime testimonianze di reggini nella Cina imperiale del novecento”

StrettoWeb

Si è svolta nella giornata di venerdì 29 marzo la conversazione sul tema “Tracce d’Oriente: prime testimonianze di reggini nella Cina imperiale del novecento”. Con il termine “guerre dell’Oppio”, si intendono i due conflitti alla metà del XIX secolo, tra l’Impero cinese della dinastia Qing e le potenze occidentali guidate dalla Gran Bretagna, che si svolsero dal 4 settembre 1839 al 24 ottobre 1860. Il conflitto, scoppiato per interessi militari e commerciali, si concluse con la vittoria delle potenze occidentali e con la stipula del Trattato di Nanchino e di quelli di Tientsin.

A seguito della fine delle ostilità delle guerre dell’Oppio e della rivolta dei Taiping, la Cina ebbe a subire l’invasione del Giappone (1894-1895), e successivamente si ebbe ad assistere alla suddivisione del territorio cinese, da parte delle potenze europee, in varie zone d’influenza. Alla fine del XIX secolo, il risentimento nei confronti degli occidentali giunse al suo apice a causa della continua ingerenza straniera negli affari interni della Cina, con la complicità passiva dell’imperatrice madre Cixi.

Siccità e carestie

Da registrare anche la cattiva gestione da parte delle potenze straniere dei problemi legati alla siccità fu causa di enormi carestie, che aumentarono il risentimento verso gli occidentali e le classi benestanti. Iniziò così a serpeggiare un forte risentimento da parte della popolazione contro l’influenza straniera colonialista, dovuto al venir meno delle tradizioni e dal modus vivendi dei cinesi, da parte degli Occidentali.

Tale rancore sfociò in continui atti di rappresaglia nei confronti delle società straniere operanti sul territorio cinese. I disordini antioccidentali iniziarono nel 1899, mentre la guerra vera e propria contro le truppe occidentali cominciò nel giugno del 1900 e durò fino al 7 settembre del 1901, durante gli anni finali dell’impero Manciù in Cina sotto la guida della dinastia Qing.

La guerra dei Boxer

Tali serie di rappresaglie scaturirono nella famosa “guerra dei Boxer”, che ebbe inizio il 2 novembre del 1899 e si concluse il 7 settembre del 1901, con una nuova sconfitta della Cina. Nel 1919 nasce il Movimento 4 maggio, con obiettivi anti-imperialismo e di riforme sociali e politiche. Proteste di studenti in tutta la Cina contro la decisione della Conferenza di Versailles di cedere al Giappone i possedimenti tedeschi nello Shandong. Primo sciopero generale.

Il 10 ottobre Sun Yat-sen riorganizza le sue forze politiche nel Partito Nazionalista Cinese Zhongguo Guomindang (Kuomintang), che sarà il protagonista della riunificazione della Cina nel 1926-1927, partito unico al governo dal 1927 al 1949, avversario del Partito Comunista Cinese nella lotta del 1946-1949.

Il Regno d’Italia ottiene insediamenti territoriali

Uscito perdente, molti dei suoi esponenti si ritireranno a Taiwan. Ritornando alla vittoria, da parte delle potenze occidentali, nella “guerra dei Boxer”, il Regno d’Italia ottenne una serie di insediamenti territoriali, l’utilizzo di una serie di distretti commerciali internazionali come quello di Shanghai, un quartiere commerciale sia a Pechino che in altre città, lo scalo portuale di Taku.

La presenza italiana, oltre che dai civili, era costituita anche da militari, come Regia Marina, il primo battaglione di fanteria, il primo dei Bersaglieri, una batteria d’artiglieria da montagna, un plotone cavalleggeri esplorante, una batteria mitragliatrici, un distaccamento misto del Genio, e una sezione dei Reali Carabinieri, Legione italiana Redenta, truppe del battaglione San Marco, ma anche diverse unità navali.

Stazione radiotelegrafica nella Regia Legazione d’Italia a Pechino

Il 18 ottobre 1903 venne inaugurata la stazione radiotelegrafica nella Regia Legazione d’Italia a Pechino e, per maggiore sicurezza, se ne installa una seconda a Tientsin, entrata in servizio nel febbraio del 1904. Nel 1935 la concessione italiana raggiunse una popolazione di 6.261 persone: circa 110 italiani residenti, oltre a diverse centinaia di italiani che vi avevano sedi commerciali.

Nella comunità italiana residente sul territorio cinese, vi erano anche dei reggini, come attestato da alcuni documenti ritrovati, dopo pazienti e complesse ricerche da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”.

Reggini in Cina: il documento storico del gennaio 1937

Tale scoperta riveste una notevole importanza, in quanto, in un territorio lontano vi è la testimonianza di alcuni nostri concittadini nella Cina imperiale del novecento del secolo scorso. Il documento storico, datato gennaio 1937, riporta che: […] alle ore due pomeridiane del 19 corrente in Tientsin al German American Hospital, è morto Benito Martelliti, di giorni sette, residente in Pechino, domiciliato nel Regno, nel Comune di Reggio Calabria, nato a Tientsin, da Antonio, barbiere, domiciliato in Pechino e da Alice Pallamari, casalinga, domiciliata in Pechino […].

Dalla lettura dello stesso si evince che nel corpo dell’atto archivistico viene riportato Bruno Martelliti, mentre nell’indicazione dello stesso viene riportato Bruno Martelli, forse un errore di trascrizione. Al di là della non esatta registrazione, il documento riveste notevole importanza, visto che dallo stesso si evince che a Pechino risiedeva la famiglia reggina. Cosa facesse a Tientsin rimane al momento un quesito privo di risposta.

Altre ricerche in corso

Oltre ai dati certi inerenti alla professione, la provenienza, alla composizione del nucleo familiare si potrebbe ipotizzare che gli stessi risiedevano presso la stazione radiotelegrafica nella Regia Legazione d’Italia a Pechino. Con l’avvento della Repubblica Italiana ed a seguito dei trattati di pace, la concessione italiana a Tientsin fu ceduta formalmente dall’Italia alla Cina insieme ad altre unità territoriali, fortificazioni, quartieri commerciali appartenenti al Regno d’Italia nel corso della fine dell’ottocento e della prima metà del novecento.

Il ritrovamento di tale documento, da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) riveste una notevole importanza, in quanto, in un territorio lontano vi è la testimonianza di alcuni reggini nella Cina imperiale del novecento. Al momento sono i primi nomi di semplici cittadini, e sono altre ricerche in corso per verificare la presenza di altri civili ma anche tra i ranghi militari. Tale scoperta accende i riflettori su un territorio lontano, dove microstoria e grandi eventi si incontrano.

I nomi riportati in tale atto, riguardano semplici cittadini che vissero in un territorio devastato da interessi militari e commerciali. Altre ricerche sono in corso per verificare o meno la presenza di altri civili ma anche tra i ranghi militari in quella vasta area geografica. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi a cura di Gianni Aiello. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 29 marzo.

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