Reggio Calabria: “Avviso ai naviganti” in ricordo dei cinque calabresi vittime delle Fosse Ardeatine

80 anni fa, a Roma, avveniva l’eccidio delle Fosse Ardeatine, con l'uccisione di 335 tra civili e militari

StrettoWeb

80 anni fa l’eccidio delle Fosse Ardeatine: 335 il bilancio la conta delle vittime tra civili e militari completamente estranei all’attentato di via Rasella in Roma da parte dei Gap capitolini (Gruppi di Azione Patriottica), del 23 marzo del 1944 nel rione Trevi. Tra i resti, di quei corpi, ammassati nelle gallerie di quelle cave di tufo, vi erano anche quelli di cinque calabresi.

In ricordo dei cinque calabresi vittime delle Fosse Ardeatine” è il titolo della nuova puntata di “Avviso ai naviganti”, progetto informativo, tradotto in video, recanti comunicati, notizie e momenti di riflessione a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”. Il nuovo appuntamento prende spunto dalla commemorazione in ricordo delle 335 vittime dell’eccidio, eseguito dalle truppe naziste come rappresaglia per la morte di 33 soldati tedeschi, che oltre alla celebrazione commemorativa che si svolge ogni anno a Roma, luogo dell’eccidio, ma anche in altre Città della Penisola, visto la provenienza delle vittime da vari luoghi del Paese. Nei luoghi d’origine delle vittime vi è un momento del Ricordo, cosa che stranamente non avviene in altri ambiti territoriali.

80 anni fa, in Roma, avveniva l’eccidio di 335 tra civili e militari, a seguito dell’attentato dinamitardo, da parte dei Gap capitolini (Gruppi di Azione Patriottica), del 23 marzo del 1944 nel rione Trevi, in via Rasella, nei confronti di un reparto militare, composto da reclute altoatesine. Ciò causò la morte di 35 militari e 2 civili, mentre i feriti furono 53 militari ed 11 civili. Il 24 marzo,,senza nessun preavviso, seguì la rappresaglia tedesca, consumata con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 prigionieri completamente estranei all’azione gappista, tra cui dieci civili rastrellati nelle vicinanze.

Nel primo pomeriggio di quel 24 marzo del 1944, 335 uomini di ogni estrazione sociale, vennero uccisi vicino alle cave di tufo lungo la via Ardeatina. Successivamente, i soldati del genio militare tedesco minarono gli accessi alle gallerie e fecero esplodere le cariche sbarrando le entrate. Le forti cariche esplosive furono avvertite da alcuni religiosi presenti nelle vicinanze. Nei giorni successivi, venne portato a conoscenza dell’opinione pubblica quell’eccidio. Tra i resti, di quei corpi, ammassati nelle gallerie di quelle cave di tufo, vi erano anche quelli di cinque calabresi.

Questi i loro nomi: Giuseppe Lo Presti, militante socialista, nato a Roma il 31 maggio del 1919 da Antonio ed Augusta Marchetti. La famiglia Lo Presti, originaria di Palmi (provincia di Reggio Calabria), si trasferì a Roma, dove risiedeva in via Adige 43.Paolo Frascà, impiegato e componente del Comitato Nazionale di Liberazione,nacque a Gerace Superiore (provincia di Reggio Calabria), il 18 maggio 1898 da Fortunato e Teresa De Franco. Giovanni Vercillo, funzionario della Corte dei Conti, nato a Catanzaro in data 11 ottobre 1908, da Luigi e Teresa De Riso. Residente a Roma in via Mazzini 27. Francesco Bucciano, nato a Castrovillari (provincia di Cosenza), il 5 agosto 1894, da Alfonso ed Amalia Zigoni. Impiegato e residente a Roma in via Ipponio, numero 8. Donato Bendicenti, avvocato, nato a Rogliano (provincia di Cosenza), il 18 ottobre 1907, da Giacinto ed Adele Leonetti. Militante comunista, venne arrestato il 3 marzo del 1944 e detenuto presso le carceri di Regina Coeli.

Sarebbe indicativo ed un vero segnale culturale, da parte delle istituzioni commemorarli, anche in riva allo Stretto, magari con delle pietre d’inciampo, evitando, come avvenuto in un recente passato, qualcosa di anonimo e freddo, ma indicando, per come dovrebbe essere, nome, anno di nascita, giorno e luogo di deportazione, data di morte.

Quindi è opportuno, doveroso, ricordare e far ricordare i nomi di quei nostri concittadini e corregionali per evitare ulteriori limitazioni a chi, in quell’epoca, sacrificò la propria vita per la più grande conquista civile, la Democrazia. Tanto dovevamo per fatto di onestà nei confronti di tutti i reggini caduti, ripetesi, solo per la loro diversità storico-politica.

Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 27 marzo sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, il reportage sul tema in argomento consultando il link sotto indicato.

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