Reggio Calabria, dove si muore perché non può arrivare l’ambulanza

In alcune zone della periferia di Reggio Calabria l'ambulanza non arriva per le strade pericolose. E la gente muore. La testimonianza di una donna di Salice nella diretta di Massimo Ripepi

StrettoWeb

A Reggio Calabria ne abbiamo viste di ogni e continuiamo a vederne di ogni tutti i giorni. Eppure non si finisce mai di scoprire cose nuove, purtroppo. Esistono, ad esempio, zone della periferia cittadina in cui i grossi mezzi preferiscono non accedere per via di strade molto pericolose. E, questo, significa anche mancanza di servizi e gravi conseguenze. Come quelle occorse a una signora di Salice, zona nord di Reggio Calabria. La signora Carlo Patrizia abita in Contrada San Cono, in Via Sant’Antonino. Ha conosciuto il Consigliere Comunale Ripepi e quest’ultimo ha fatto un salto nella sua abitazione per raccontare – in una diretta social – tutta la storia.

“Sono molto amareggiata – esordisce la donnaE’ deceduto mio marito e l’ambulanza non è potuta venire per il deficit di questa strada, che purtroppo è molto stretta e pericolosa e non possono passare mezzi grandi. La perdita è stata dolorosa, io ho dovuto portare mio marito in ospedale beccandomi una denuncia dagli operatori sanitari”. Il fatto è accaduto in tempi di Covid. Sono passati 4 anni. La strada di cui parla la signora, invece, è pericolante da molto di più, ma mai nessuno ha pensato di fare un salto e controllare nonostante denunce e segnalazioni.

“Abbiamo questo disastro, in quanto siamo sempre stati abbandonati, con tutte le dovute denunce fatte al Comune, richieste per il disagio. Mai nessuno si è presentato. Incontrato il Dottore Ripepi, chiedo alle varie autorità di venire e controllare questa situazione di pericolo che stiamo vivendo, siamo famiglie, tra cui un invalido, che ogni volta che sta male ha problemi con queste ambulanze. Spesso lo devo portare io. Spero che si faccia avanti qualcuno per darci un aiuto, per poter sistemare questi muri che stanno per cadere”, continua la donna nel racconto.

“Ho un grande desiderio – aggiunge – e ce lo aveva anche mio marito: portare a termine questa casa”, dice volgendo lo sguardo a un locale rustico e da rifinire.Non posso rifinirla per dare un tetto ai figli perché nessuna ditta si prende la responsabilità di passare coi mezzi pesanti. Io sono indignata e chiedo cortesemente di prendere atto di questa situazione disastrosa. Un giorno rischieremo di restare chiusi in casa, questa strada potrebbe crollare da un momento all’altro”, è l’appello della signora.

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