E se a pagare le pensioni fossero (anche) i robot?

Molte speranze da parte dei lavoratori per avere finalmente una nuova ed equa riforma previdenziale ma la situazione economica rende sempre molto difficoltoso intervenire in maniera drastica

StrettoWeb

Dopo il deludente anno appena passato che in ambito previdenziale ha peggiorato le possibilità di accedere anticipatamente al pensionamento rispetto alle troppo rigide regole imposte dalla Legge Fornero il 2024 si è aperto con molte speranze da parte dei lavoratori per avere finalmente una nuova ed equa riforma previdenziale ma la situazione economica rende sempre molto difficoltoso intervenire in maniera drastica in un settore che rischia tra una trentina d’anni, se non si interviene immediatamente, di andare in tilt con serie difficoltà di poter pagare a tutti la pensione.

Struttura del sistema attuale

Per come è strutturato all’attualità il nostro sistema previdenziale che si definisce a ripartizione (in pratica chi lavora paga la pensione a chi è già in pensione) per essere in equilibrio abbisogna che ci siano almeno 1 lavoratore e mezzo per ogni pensionato. Già oggi questo rapporto è 1 a 1,43 e si prevede che, se non si interviene subito intorno al 2050 questo rapporto possa scendere vertiginosamente pericolosamente a 1 a 1. Tra meno di trent’anni, cioè, ci sarebbe un solo lavoratore per ogni pensionato, l’attuale sistema non sarebbe più in grado di reggersi e lo Stato non sarebbe in grado di pagare a tutti la pensione.

Questo aspetto molto negativo è causato dal fatto che in Italia abbiamo una crisi delle nascite che nel  2022 ha determinato il record storico di denatalità con appena 393.000 nuovi nati, per fare un confronto negli anni del boom economico negli anni 60 si superavano in Italia abbondantemente il milione di nuovi nati e dall’aumento dell’aspettativa di vita che, per fortuna, aumenta costantemente e che a parte la battura d’arresto provocata dal COVID determina che in Italia la vita media è di oltre 82 anni ed è in costante aumento. C’è poi il grossissimo problema dei giovani che entrano molto tardi nel mondo del lavoro e che soprattutto all’inizio hanno carriere molte frammentate e discontinue nonché il problema delle basse retribuzioni che determinano di conseguenza assegni previdenziali molto esigui.

Poiché secondo calcoli attuariali il sistema previdenziale per reggersi autonomamente ed essere in equilibrio abbisogna che la pensione sia corrisposta per non più di venti/venticinque anni è del tutto evidente che la situazione se non si interviene subito e se non si trovano soluzioni rischia di diventare insostenibile.

Varie idee

Le idee possono essere tante come affiancare il sistema a ripartizione con quello a capitalizzazione (ogni lavoratore versa autonomamente mensilmente una certa cifra e poi al momento della pensione questa viene elargita in aggiunta all’assegno previdenziale) oppure ma è impensabile e fuori da ogni logica bisognerebbe allungare ancora l’età di permanenza al lavoro.

Un’altra idea, sicuramente innovativa e interessantissima è quella avuta da tre illuminati Claudio Maria Perfetto esperto di previdenza, Maurizio Gibbin che si occupa di integrazione della robotica nei processi aziendali e da Orietta Armiliato referente del Comitato Opzione Donna sociale.

I tre hanno preparato un corposo documento che hanno fatto pervenire ai sindacati, al Governo, alle Istituzioni di una nuova strutturale riforma previdenziale che prevede l’istituzione di una tassazione sul lavoro svolto dai robot. E’ chiaramente un percorso completamente innovativo rispetto a quelli che siamo soliti praticare ma se questa IRAUT (imposta sul reddito prodotta dagli Automi) fosse accettata dalle imprese e queste ultime pagassero almeno parzialmente i contributi mancanti a causa della sostituibilità dei robot e della intelligenza artificiale agli uomini questo potrebbe permettere di attuare una sorta di controriforma alla Legge Fornero permettendo di risolvere il ricambio generazionale e rimuovere le cause della denatalità piuttosto che tamponarne gli effetti allungando l’attività lavorativa delle persone.

È una proposta che sicuramente all’inizio provocherà sconcerto ma non è assolutamente da sottovalutare e da prendere alla leggera. L’auspicio e che gli addetti ai lavori vale a dire le organizzazioni sindacali, quelle datoriali, i politici, gli esperti di previdenza ed economia la leggano e la discutono con attenzione. Potrebbe essere una soluzione alla difficile risoluzione di un problema, quello previdenziale, che incide in maniera determinante sulla vita di tutti i cittadini italiani e che i politici rimandano di anno in anno non essendo in grado di trovare una reale soluzione.

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