Pantuocchio, la prima maschera del Carnevale calabrese

La maschera del servo di Carnevale è stata riportata in vita dall’IPSEOA “K.Wojtyla” di Castrovillari

StrettoWeb

Il Carnevale calabrese è un connubio di tradizione ed arte dove le maschere, seppur nate in luoghi un po’ nascosti, esprimono tutta la storia della nostra terra. È il caso di Pantuocchio, prima maschera calabrese per eccellenza, nata nel 1697 ad opera del sacerdote castrovillarese don Orazio Pugliese. Pantuocchio è il protagonista della farsa carnascialesca “Lo sfratto e testamento di Carnevale”, pubblicata sul finire del ‘600 seguendo la tradizione teatrale dell’epoca.

La maschera, per l’edizione 2024, è stata riscoperta dall’IPSEOA “K.Wojtyla” di Castrovillari ed è stata presentata al pubblico Venerdì 9 febbraio 2024, durante l’evento “Pantuocchio, servo e cuoco di padron Carnevale”. Durante l’evento, che si è tenuto presso l’Istituto Scolastico, è stato proposto il “Baroque Carnival drink” curato dai docenti Angelo Canonico, Carmine Sirufo, Mario De Cristofaro, Lino Bellusci e Giuseppe Cersosimo.

Pantuocchio è servo furbo di padron Carnevale

Il primo studioso e ricercatore a recensire la maschera calabrese è stato Giulio Palange che così ha scritto: “Pantuocchio merita un posto tutto suo nel paradiso dei servi che una ne pensano e cento ne fanno (Pulcinella, Arlecchino e compagnia bella), ma è, non ce lo dimentichiamo, il primo calabrese in una commedia scritta da un autore calabrese, mentre tutti gli altri, Giangurgulo, Pagliazzo, Piva ecc, sono di mano, per così dire, forestiera”.

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