Guerra Medio Oriente, USA mette il veto all’ONU su cessate il fuoco

Guerra Israele-Hamas, gli USA hanno esercitato il diritto di veto al Consiglio ONU in merito alla richiesta di cessate il fuoco

StrettoWeb

Gli Stati Uniti hanno esercitato di nuovo il diritto di veto nei confronti della bozza di risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite da parte della delegazione algerina per chiedere un cessate il fuoco umanitario immediato” nella Striscia di Gaza. 13 paesi hanno appoggiato, la Gran Bretagna si è astenuta. Gli Stati Uniti avevano anticipato già sabato che non avrebbero sostenuto la bozza presentata dall’Algeria, per timore che questa avrebbe potuto mettere a rischio i colloqui in corso tra i rappresentanti di Usa, Egitto, Israele e Qatar per una nuova pausa umanitaria nella Striscia di Gaza.

Le motivazioni dell’ambasciatrice Usa all’Onu, Linda Thomas-Greenfield

“Chiedere un cessate il fuoco immediato e incondizionato senza un accordo che richieda ad Hamas di liberare gli ostaggi non porterà a una pace duratura, ma potrebbe anzi estendere i combattimenti”, ha detto l’ambasciatrice Usa all’Onu, Linda Thomas-Greenfield. Gli Stati Uniti hanno anche presentato una bozza di risoluzione alternativa, in cui la dicitura “cessate il fuoco immediato” viene sostituita con il termine “temporaneo”.

Un accordo che, se raggiunto, potrebbe portare a un “immediato e sostenibile periodo di calma a Gaza di sei settimane”. Nonostante ci siano ancora delle “divergenze” su alcuni “elementi chiavi”, la rappresentante Usa ha detto che l’accordo potrebbe effettivamente “aiutare a creare le condizioni” per la fine della guerra. “Capisco il desiderio del Consiglio di agire immediatamente, ma questo non ci può rendere ciechi di fronte alla realtà della situazione sul terreno”, ha aggiunto Thomas-Greenfield, evidenziando che i negoziati in corso sono “l’unico, ripeto, l’unico percorso disponibile” per la pace.

Il pensiero dell’ambasciatore algerino alle Nazioni Unite, Amar Bendjama

Si tratta della terza volta in cui la delegazione Usa esercita il diritto di veto dall’esplosione del conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas. “Votare a favore di questa bozza significa sostenere il diritto alla vita dei palestinesi, mentre opporsi significa sostenere la violenza brutale nei loro confronti”, ha detto l’ambasciatore algerino alle Nazioni Unite, Amar Bendjama, prima del voto.

Erdan: il concetto di cessate il fuoco “non è una magica soluzione”

Il concetto di cessate il fuoco “non è una magica soluzione” o “una pallottola d’argento” alla crisi a Gaza, ma una “premessa sbagliata” che consentirebbe esclusivamente “la sopravvivenza di Hamas”. Lo ha detto il rappresentante Permanente israeliano Gilad Erdan all’Onu dopo il veto americano sulla risoluzione araba. “Sarebbe una condanna a morte per molti israeliani”, ha detto l’ambasciatore

Gli Usa non potevano sostenere la risoluzione messa ai voti dal Consiglio di sicurezza oggi perché ritengono che potesse minare i delicati negoziati in corso e che non sia il momento giusto per un cessate il fuoco permanente a Gaza: lo ha detto il coordinatore del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby in un briefing, rilanciando però il monito che qualsiasi operazione rilevante di Israele a Rafah senza un piano per garantire la sicurezza del popolo palestinese sarebbe un disastro.

Hamas ha condannato la decisione degli USA

Hamas ha condannato la decisione degli Stati Uniti di porre il veto alla richiesta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per un cessate il fuoco a Gaza, affermando che ciò equivale a dare a Israele il “via libera per compiere “ulteriori massacri”. “Questo veto serve l’agenda dell’occupazione israeliana, ostacola gli sforzi internazionali per fermare l’aggressione e aumenta la sofferenza del nostro popolo – ha affermato Hamas in una nota – La posizione americana è il via libera affinché l’occupazione commetta altri massacri”.

Come prosegue la guerra

Al momento l’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza prosegue e si concentra in modo particolare a Khan Yunis, nel sud dell’exclave. Incerto l’avvio di una missione operativa a Rafah, al confine con l’Egitto, dove si trovano oltre 1,5 milioni di sfollati palestinesi, fuggiti dagli scontri fra Idf e miliziani nel resto della Striscia. Sebbene il gabinetto di guerra israeliano abbia più volte annunciato di voler avviare l’operazione a Rafah, per la quale è richiesto un ampio numero di uomini e mezzi, la comunità internazionale e persino i principali alleati di Israele, gli Usa, hanno invitato il primo ministro Benjamin Netanyahu ad astenersi per evitare una tragedia umanitaria. Quel che appare chiaro è l’avanzamento dei colloqui tra le cancellerie di Usa, Israele, Qatar ed Egitto per liberare gli ostaggi e consentire una tregua umanitaria. Tuttavia, mentre al Cairo è giunto il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, fonti palestinesi hanno invitato a non farsi illusioni.

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