Sanità, è fuga dalla Sicilia per curarsi al Nord: il “fenomeno non tende a regredire”

I dati dell'l'evento "Curarsi in Sicilia", organizzato da 'InSanitas' e dall'assessorato regionale della salute in collaborazione con Innogea, Collage Spa e l'ordine dei giornalisti di Sicilia

StrettoWeb

La “fuga” dei siciliani verso gli ospedali del nord Italia crea un ‘buco’ nelle casse della sanità siciliana pari a oltre 330 milioni. Sono ancora tanti  i pazienti che scelgono di curarsi fuori dalla Sicilia. I dati sono emersi nel corso dell’evento “Curarsi in Sicilia“, organizzato da ‘InSanitas‘ e dall’assessorato regionale della salute in collaborazione con Innogea, Collage Spa e l’ordine dei giornalisti di Sicilia.

La maggior parte delle patologie, che vengono classificate in base a tutti i malati dimessi da un ospedale in gruppi omogenei con riferimento alle risorse impegnate per la loro cura (cosiddetti Drg) è composta da casi di bassa e media complessità. “Stiamo affrontando un problema spinoso – precisa Salvatore Requirez, dirigente generale del DasoeNella nostra regione esistono delle vere e proprie eccellenze nel campo della sanità, la cui conoscenza però sfugge a troppi“.

La Sicilia  è la terza regione italiana dopo Campania e Calabria che vede i pazienti migrare verso il Nord per curarsi. “Bisogna frenare la mobilità in uscita dei ricoveri – dice Requirez –. Si tratta nella maggior parte dei casi di prestazioni che possono essere facilmente ed efficacemente erogate nella nostra Isola. Non funziona prima di tutto una giusta comunicazione. Anche da parte dei medici“. In Sicilia, nel 2022 i ricoveri sono stati 138.058 con un + 9,9% rispetto al 2020 (125.621), nel 2019 erano 145.331.

I dati, estrapolati dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sono stati analizzati su 8 aree cliniche e intrecciati secondo 45 parametri ben precisi. A un aumento dei ricoveri, è aumentata anche la percentuale di mobilità passiva, ossia dei pazienti che vanno a curarsi al di fuori della Sicilia. Per quanto riguarda i trapianti la percentuale di Drg è del 26,8%; segue otorinolaringoiatria (17,7%), oncologia (16,5%), urogenitale (8,6%), muscoloscheletrico (7,5%), pediatria (7%), respiratorio (4,2%), digerente (3,7%), cardiovascolare (3,6%), cerebrovascolare (2,8 %), perinatale (1,6%). Numeri che sono tutti in aumento rispetto agli stessi dati che si riferiscono al 2020.

E’ questa la realtà fotografata – dice Vincenzo Scaffidi, presidente onorario di ‘Innogea’ – il fenomeno non tende a regredire“. Ma in Sicilia tanti raggiungono livelli superiori a quelli della media nazionale. “Per esempio i trapianti di midollo osseo – dice Scaffidi – che hanno una mobilità del 20%. Eppure in Sicilia si fanno con ottimi risultati. Così come i trapianti di cornea, che non sono molti, ma che hanno una mobilità del 70%“.

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