“Detesto il panettone”: il Times rosica e ammette di non conoscere l’alta pasticceria

Pensavano forse di essere originali e irriverenti, in realtà si sono mostrati solo dei "rosiconi" ignoranti: l'articolo del Times che non distingue un panettone del supermercato da un lievitato di alta pasticceria

StrettoWeb

Tutto il mondo è paese ma il mondo è anche “bello perché è vario” una serie di luoghi comuni che calzano bene per trattare il concetto di multiculturalità del nostro secolo. Un tema, inoltre, che si applica bene alla gastronomia mondiale: tutto il cibo, ormai, è presente in ogni dove. Se vogliamo mangiare sushi basta mettere il piede fuori la porta ed entrare in un “All You Can Eat”. E se hai voglia di un kebab basta guardarsi attorno. Lo stesso per il greco, il messicano, la paella, senza menzionare gli hamburger e compagnia bella.

E il cibo italiano, che ne parliamo a fare! Ormai onnipresente, hanno cercato anche di replicarlo (con scarsi risultati). Ma si sa, l’eccellenza gastronomica italiana non può essere messa in discussione, neanche da quelli che si definiscono Paesi all’avanguardia come il Regno Unito. Perché su tutto possono sindacarci, tranne sui piatti che offriamo al mondo intero. E, se proprio vogliamo dirla tutta, possiamo sì parlare di cucine raffinate, gustose, secolari, ma nella classifica non rientra di certo quella britannica.

Per tale ragione, la critica spuntata sul Times ci fa sorridere: perché il food editor Tony Turnbull potrà pure scrivere per il giornale più importante di Londra, ma se detesta il panettone noi lo bocciamo e basta. Forse, da buon inglese con la puzza sotto il naso, non gli è andato giù il fatto che le vendite del famoso dolce italiano, simbolo del Natale per eccellenza, siano lievitate (termine azzeccato) del 24% nei supermercati in giro per il Regno Unito. Non contento, non solo dice di detestare il panettone, ma dice di preferire il pudding: nulla da togliere al dolcetto oltremanica, ma parliamo di un budino di frutta secca.

Perché al food editor del Times non va già il Panettone?

Nel suo articolo troviamo le motivazioni: “il panettone è pieno di difetti, eccessivamente dolce, spesso pesante e, dannatamente troppo cotto. Buono solo quando, in prossimità della data di scadenza ad aprile, ci si fa un gigantesco pudding aggiungendoci il burro”. Potremmo anche dargli ragione sul fatto che sia pieno di conservanti se dura fino a Pasqua, ma il critico dovrebbe ricordare che, come per tutti i dolci (compreso il suo appiccicoso Christmas pudding) esistono quelli industriali e quelli artigianali.

Quest’ultimi, frutto di un lungo studio che si sposa sempre con la tradizione, richiedono una preparazione meticolosa e sono di alta qualità. Il Times, come tutti i britannici del resto, è troppo abituato ai pasti precotti e già incartati e non sa che, oltre alla confezione del supermercato, esiste una pasticceria di alto livello. Ma, forse, il food editor pecca solo di invidia: in cuor suo, ne siamo sicuri, si mangia le mani (e il pudding) perché non lo hanno inventato loro. Lo invitiamo dunque a farsi un giretto per le pasticcerie e i forni dell’Italia, magari tra un candito e un’uvetta cambia idea.

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