Liceo Vinci di Reggio: quando i ricordi non sono gli stessi per tutti

La lettera di un lettore ex alunno del Liceo Vinci

StrettoWeb

Di Kirieleyson – Tempo fa pubblicavo un articolo sul Liceo Leonardo da Vinci di Reggio Calabria, attraverso cui descrivevo come fosse la scuola negli anni 60, con tutta una serie di “stranezze” oggi incredibili e che, con ogni probabilità, sarebbero risultate inaccettabili.
A seguito di quell’articolo (e a distanza di un bel po’ di tempo), ieri è pervenuta in redazione la lettera di un lettore, Domenico Crea, anche lui ex studente del Liceo, in cui conferma quanto da me detto, aggiungendo ulteriori dettagli (anche se risalenti a qualche anno prima del periodo cui io mi riferivo), ma essenzialmente ribaltando, con un evidente rimpianto, il concetto dei “bei ricordi” che permeava il mio pezzo.

Caro Kirieleyson – Rispondo alla tua del 25 novembre 2020 che, solo oggi mi è capitato di vedere e leggere con piacere, ma da un punto di vista diverso dal tuo. Ricordo tutto di quel luogo con il cortile di terra battuta, la baracca, “a vecchia” ed i cani. Sì eravamo classi miste con le ragazze in grembiule nero ma assolutamente dieci centimetri sotto il ginocchio che era proibito vedere. Le ragazze 6, erano figlie di contadini e venivano dalla provincia per cui erano ospiti del collegio delle Immacolatine, proprio all’inizio di via Reggio Campi. Eravamo in tutto 20, 14 ragazzi di cui due viaggiavano da Melito con il treno. Allora Ricorderai, in quel catorzo di Istituto, costruito di recente peraltro, poteva ospitare 10 classi, quelle che servivano al momento come si usava e si usa a Reggio, una scuoletta e poi Dio provvede. Ebbene nel 1960 eravamo 20 classi, 10 di mattina e 10 di pomeriggio. C’era una differenza enorme tra mattina e pomeriggio e le classi venivano formate con criteri molto ferrei voluti da Preside (non ho mai visto mai lui e neanche la sua ombra) e messi in atto dal compianto segretario Mimmo Violi. Di mattina il fior fiore dei professori, di pomeriggio docenti molto ma molto improbabili e notevolmente ignoranti. Non avevamo il professori Marra, Bella, Ficarra ed altri. Il nostro miglior Prof. Era Crupi, detto Bongo perché aveva una gamba di legno perché la sua amputata per congelamento durante la campagna in Russia. Quasi tutti uscivamo dalle scuole medie con ottimi voti, io dallo Spanò-Bolani che allora era ospitato di pomeriggio al Liceo Classico. Son uscito con tutti 10, il Prof. Marino di Italiano e latino mi consigliava il Liceo Classico la prof.ssa Vespia mi spingeva verso lo scientifico. Il mio sogno era diventare medico e frequentare l’Università di Torino dove avevo parenti. Tutto bene sino al 2° Liceo, dal 3° in poi un crollo rovinoso, l’unico che spiegava era il prof. Di educazione fisica, che noi avevamo, il quale entrava e leggeva il giornale rosa. Il resto lo racconterò in un libro che sto scrivendo. Agli esami di Stato siamo stati bocciati in 18 su 20 (due non so come e perché). I miei sogni erano finiti, caddi in depressione, ed ingoiai 24 compresse di Tavor forte. Il liceo ha stravolto la mia vita.
Cari saluti Domenico Crea
Non ho foto, se ne hai qualcuna di quel catorzo, mi servirebbe per il libro.

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