Messina: ritornano le tradizioni degli Spampinati, dei Babbaluci, delle Addolorate e delle Maddalene

Messina: ritornano tutti i vari riti della Settimana Santa. Le immagini

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Messina, Caruso: "contenti per il ritorno dei tradizionali riti della Settimana Santa"
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Durante la Via Crucis, Gesù incontra sua Madre. Un incontro doloroso dove Maria, prende consapevolezza che suo Figlio è stato ingiustamente condannato a morte; una sofferenza che Maria porta con sé, accompagnando Gesù fino alla fine del suo percorso terreno. Anche molte madri dei giorni nostri, conservano nei loro cuori i segni della sofferenza, accompagnando con lo sguardo i loro figli che lasciano la terra natia per cercare un futuro in Europa. Come il pianto di Maria seguiva la fine dolorosa di suo Figlio così, anche il pianto delle madri africane, siriane, afghane, turche, ucraine, segue il destino incerto e spesso sventurato, dei loro figli. Incontro totalmente diverso, atmosfera più gioiosa che contraddistingue un giorno di festa quello che, la domenica di Pasqua a Messina, avviene tra la Madonna ed il Cristo Risorto. Maria, dalla Chiesa della Mercede, percorrendo la Via Tommaso Cannizzaro, incontra il Cristo che ha vinto la morte per dare seguito a quanto riportato nelle Sacre Scritture: “il terzo giorno dopo la deposizione nel sepolcro Gesù risorse”. Questo incontro di Pasqua, secondo la tradizione messinese, era conosciuto come la “festa degli Spampinati” popolani o meglio ragazze non sposate che, per accogliere la Risurrezione di Cristo, considerato il periodo primaverile, si vestivano con abiti fiorati dai colori molti vistosi, sgargianti. Il Diacono Giuseppe Sambataro, commissario della Confraternita, ha evidenziato “gli elementi tradizionali di questa tradizione pasquale messinese”. Una “narrazione tra sacro e profano”, che riporta alle antiche tradizioni popolari; iniziativa organizzata dalla Confraternita Maria SS. Della Mercede in San Valentino che vedrà tanti messinesi, affollare la Via Tommaso Cannizzaro e le altre strade limitrofe, fino a giungere a Piazza Duomo centro focale della cristianità messinese”.

Messina, le parole del diacono Giuseppe Sambataro

La statua della Madonna ha una particolarità, quella di essere vestita di nero; il venerdì santo, ci dice Alessia Notini “le donne appartenenti alla Confraternita, spogliano la Madonna dalle vesti abituali, per farle indossare il vestito della festa coperto da un “manto nero”; la domenica di Pasqua, quando la Statua della Vergine giungerà a Piazza Duomo, Maria riconosce il Figlio, butta il manto del lutto e da quel manto, vengono fuori delle colombe che volano libere, un segno di speranza e di pace”.

Settimana Santa a Messina, le parole di Alessia Notini

Oltre a questa tradizione secolare, l’assessore alle politiche culturali del Comune di Messina Enzo Caruso, ha voluto che “quest’anno tornassero altri elementi tipici dei riti della settimana santa messinese: i Babbaluci personaggi incappucciati con solo gli occhi scoperti, simbolo di sofferenza che, insieme alle “Biancuzze o Verginelle”, secondo l’usanza, ragazze del conservatorio di Santa Caterina da Siena non sposate, insieme ad altre ragazze, salvate dalla strada”, vestite di bianco, simbolo di purezza, seguiranno la processione delle Barette”.

Un ritorno molto atteso, prosegue Caruso, “quello delle Maddalene, “le pie donne” che seguiranno il corteo funebre con in mano uno strumento tipico della tradizione della Quaresima le “troccole” in legno che emanano un suono smorzato, in quanto le campane si suoneranno solo dopo l’annuncio pasquale della Risurrezione”. Infine, dice il rappresentante della giunta Basile, “tornano le bande musicali, sette quest’anno, che andranno al seguito delle Barette per aiutare il popolo a compenetrarsi nel clima del venerdì santo”. Queste rievocazioni serviranno per proiettarci al momento più forte e significativo della religione cattolica: la Pasqua delle Resurrezione.  In fondo è proprio questo che l’umanità si augura: la Risurrezione che apre ad una speranza decisamente più grande, apre la vita del mondo ad un futuro in cui la malvagità, l’ingordigia, l’egocentrismo, la sete di potere, lascino spazio ad una pace senza condizione, alla condivisione, all’inclusione affinchè ciascuno possa sentirsi parte attiva di un mondo più a misura d’uomo.

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