Di malasanità e altre ingiustizie: Eugenio Bisogni ucciso dai diritti negati

Il movimento "La Base" di Cosenza protesta contro la malasanità calabrese. I familiari di Eugenio hanno esposto denuncia, 5 medici indagati

StrettoWeb

La storia di Eugenio Bisogni, il 29enne spirato all’Ospedale “Giannettasio” di Rossano per mancanza di una barella adatta, deve farci riflettere, almeno due volte. Perché la morte di questo giovane è inverosimile: un caso duplice di malasanità il suo o, come si suol dire dalle mie parti, “un cornuto e mazziato”. Eugenio infatti, si è visto negare il diritto alla salute per ben due volte, quasi fossimo troppi su questa Terra da dover cominciare a fare selezione naturale.

I fatti, semplici e chiari, sono questi: il tutto parte da un banale ascesso dentale, Eugenio sta male e comincia una trafila di visite ed esami tra medico di base, odontoiatra, fino ad arrivare al Pronto Soccorso del “Campagna” di Corigliano con problemi respiratori. Il giovane viene quindi ricoverato per una notte e mandato a casa con una bombola d’ossigeno, nonostante le condizioni di salute non fossero per nulla migliorate. Bene, respinto per la prima volta. Game, set, match.

Eugenio si aggrava, i dolori non accennano a diminuire e stavolta, giusto per cambiare aria (o forse perché allarmati?), i familiari lo portano all’Ospedale “Giannettasio” di Rossano. Il giovane sta male, deve essere trasportato d’urgenza al presidio di Cosenza, l’unico ospedale “attrezzato” – si fa per dire – che dista quasi un’ora da Rossano. L’attesa è infinita per i familiari, ma finisce ben presto per il povero Eugenio: secondo quanto dichiarato dai medici, il giovane viene stroncato da un infarto. Un malore che si poteva evitare se l’ambulanza, deputata al trasporto, avesse avuto una barella adatta alle sue condizioni.

Eugenio è così morto due volte: è morto perché, forse, i medici non lo hanno creduto, è morto perché non c’era una barella a disposizione. E a morire (di dolore) sono anche i familiari, disperati ed indignati per l’accaduto. Chiedono ora giustizia: hanno perciò presentato una denuncia ai carabinieri del reparto territoriale di Corigliano Rossano in cui  5 medici sono finiti sotto-inchiesta. Protestano anche le associazioni del territorio: il movimento “La Base – Cosenza” ha affisso lo striscione “Eugenio 29 anni ucciso dalla malasanità” all’ASP cosentina, manifestando contro il diritto alla salute negato in una lettera aperta.

Ogni volta dobbiamo sperare che ci vada bene. Questa volta, come tante altre volte, non è andata bene ed Eugenio è morto – scrive il movimento – La verità è che alla classe politica regionale e nazionale non interessa la salute dei cittadini e delle cittadine. A chi governa non interessa garantire servizi affidabili e di qualità. È molto più conveniente privatizzare, costringere i pazienti e le pazienti a curarsi fuori regione, continuare a tagliere i fondi alla sanità pubblica. Le nostre vite valgono, la nostra salute deve essere una priorità. Non possiamo e non vogliamo abituarci a tutto questo”. Un’altra morte che poteva essere facilmente evitata, un’altra vita che piangiamo per colpa di una… barella.

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