Eppure Platì è un posto bellissimo. Qual è la cattiva stella di questa povera gente? Cos’hanno fatto di male?

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Viaggio a Platì, un angolo d’Aspromonte tanto bello quanto maledetto. L’ultimo lockdown lo sbaglio più grande

Eppure Platì è un posto bellissimo. Anzi di più. E’ un luogo magico, incastonato sulle colline joniche dell’Aspromonte in una vallata lussureggiante affacciata ad oriente lungo la sponda settentrionale del torrente Ciancio. Si trova nel territorio di Platì la suggestiva Cascata dello Schioppo nei pressi della frazione di Cirella. Siamo nel territorio del Parco Nazionale d’Aspromonte, angolo selvaggio e incontaminato che custodisce preziosissimi reperti naturalistici di valore inestimabile per la biodiversità. Qui il tempo scorre ancora lento, tra pastori e artigiani che lavorano con tecnologie manuali tramandate di generazione in generazione. Platì sorge ad appena 300 metri di altitudine sul livello del mare, a 15 minuti di auto da Bovalino che con la sua piccola stazione ferroviaria lungo la costa jonica su cui scorre la SS 106 Taranto-Reggio Calabria rappresenta il primo trampolino di collegamento tra questa comunità e il resto del mondo. Lontano anni luce per carenza di infrastrutture e collegamenti.

E’ un posto bellissimo, Platì, che avrebbe tutte le carte in regola per attirare il turismo più genuino e ricercato, quello naturalistico e sostenibile. Invece la cattiva stella che evidentemente accompagna questo borgo così bello e maledetto continua ad accanirsi con la sua povera gente, vittima incolpevole e ormai rassegnata di continui soprusi. Da tre giorni, infatti, Platì è di nuovo in lockdown, unico paese del mondo occidentale in zona rossa per volontà del Presidente della Regione Calabria Occhiuto, che ha scelto il confinamento più estremo nonostante nel paese non ci sia alcuna emergenza sanitaria. “Sono andato a Platì e ho detto agli abitanti: vaccinatevi o vi metto in ‘zona rossa’. Non si sono vaccinati e adesso restano a casa“, ha commentato ieri il governatore calabrese. Eppure a Platì ci sono soltanto 108 positivi su 3.736 residenti, un’incidenza molto più bassa di quella di molti altri comuni che sono in zona gialla. Nel paese aspromontano non c’è neanche un ricoverato, mentre il GOM di Reggio Calabria è al collasso per oltre 175 pazienti provenienti dagli altri comuni della provincia. Nessuno in “zona rossa”. Occhiuto si è detto “contrario ad ogni restrizione di libertà per i vaccinati“, eppure a Platì li ha chiusi in casa tutti. Vaccinati compresi, che sono circa 1.400, su una popolazione effettiva ben più bassa rispetto ai residenti che in buona parte vivono altrove.

Come se non bastasse l’infame immagine di “paese di ‘ndrangheta“, adesso Platì deve sopportare anche il pubblico ludibrio per la pandemia. Ma è forse colpa degli abitanti di Platì se l’Italia non è stata in grado, dopo due anni, di adeguarsi all’ormai atavica “emergenza sanitaria“? Meritano davvero il lockdown i 3.736 abitanti di Platì? E soprattutto questo provvedimento quanto potrà contribuire a superare le criticità della nuova ondata epidemiologica? Si tratta di una scelta utile al territorio o è soltanto un trofeo da esporre sui media per scaricare le colpe sui brutti, sporchi e cattivi no vax di un piccolo borgo dell’Aspromonte dimenticato anche da Dio?

Oggi un articolo sull’autorevole Sole 24 Ore parla senza mezzi termini di “dottrina-Pfizer” per Platì, una sorta di “indottrinamento della Gioventù” di hitleriana memoria, e riporta altre dichiarazioni di Occhiuto che, con riferimento a Platì, parla di “zone in cui lo Stato spesso ha abdicato al suo ruolo e solo lo Stato può garantire il diritto alla salute. Dove c’è meno Stato c’è meno senso civico, anche per i vaccini. Ma lo Stato deve essere forte proprio in queste zone e deve essere duro quando serve specie dove è forte qualche altro potere“. Ma siamo sicuri che usare il pugno duro sia la cosa migliore, e invece non provochi soltanto ulteriore sfiducia? Non sarebbe meglio chiederci perché la gente di Platì non si fida dello Stato? Cosa si può pretendere da un Comune abbandonato da decenni alle violenze dei poteri occulti e criminali? Il Comune di Platì è stato commissariato quattro volte negli ultimi vent’anni (2003, 2006, 2012 e 2018). Il sindaco che è durato di più è stato Michele Strangio: può vantare il record di aver resistito in carica due anni e 9 mesi tra un commissariamento e un altro. Adesso c’è Rosario Sergi, un’altra brava persona, supportato da Paolo Ferrara che con il movimento “Liberi di Ricominciare” si è impegnato per costruire dal basso processi democratici nei territori più complicati. Un impegno civico che richiede sostegno trasversale, perché Platì ha bisogno dello Stato e dei suoi organismi più sani. Un processo che deve partire dall’ascolto, dalla comprensione e dal rispetto, altrimenti si continuerà ad allontanare una comunità già depressa e sfiduciata. Un lockdown così ingiusto e arbitrario è  senza ombra di dubbio la cosa peggiore che si poteva fare. Con buona pace delle migliori intenzioni.

Qual è la cattiva stella di questa povera gente? Cos’hanno fatto di male?

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