Da Messina a Reggio Calabria con il “Pane dello Stretto”: la genuina eccellenza del Panificio D’Agostino sulle prestigiose guide “Gambero Rosso” e “Pani d’Italia” dell’Espresso

  • Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
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La storia del Panificio D’Agostino unisce Messina e Reggio Calabria: dal nonno Biagio al nipote Giuseppe, tradizione e modernità si fondono alla perfezione preservando il sapore di una volta e il valore identitario nel “Pane dello Stretto”. L’eccellenza dell’arte bianca reggina ha ottenuto il riconoscimento delle prestigiose guide “Gambero Rosso” e “Pani d’Italia” dell’Espresso

Se c’è qualcosa che sulle tavole degli italiani, specialmente al Sud Italia, non può mai mancare, quello è il pane. Simbolo del passato storico e culinario, cibo unico ma che si presta a molteplici utilizzi in cucina, moderno se associato allo street food oppure tradizionale quando abbinato agli insaccati, ‘scarpetta’ amata anche dagli uomini, il pane è un cibo ‘povero’ che ha sempre arricchito pranzi e cene degli italiani.

Panificare è l’arte di fare il pane e in quanto arte, non è per tutti. Reggio Calabria in questo ambito può vantare una vera e propria eccellenza, riconosciuta in tutta la Calabria e nel resto d’Italia: il Panificio D’Agostino Salvatore. Sito in via Modena San Sperato 33, il Panificio D’Agostino Salvatore si è guadagnato una menzione nella prestigiosa Guida Gambero Rosso ed è l’unico panificio reggino, fra i pochi selezionati in Calabria, presente nella guida “Pani d’Italia” realizzata da “L’Espresso”. I due prestigiosi riconoscimenti hanno premiato l’abilità di preservare il gusto della tradizione, esaltato attraverso l’utilizzo dei prodotti del territorio e gli antichi segreti della lavorazione, nonchè la capacità di adattarsi alla modernità.

Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Da Messina a Reggio, la storia di un ponte fatto di pane

Quella del Panificio D’Agostino è una storia che lega le due sponde dello Stretto, formando un di ponte fra Messina e Reggio Calabria, fatto di pane. Tutto ha inizio grazie a nonno Biagio che negli anni ’70 attraversa lo Stretto e porta con sè i segreti dell’arte bianca peloritana. È lui che impianta il primo forno in via Pio XI e si distingue per l’utilizzo della farina di semola di tradizione siciliana, all’epoca poco nota nel territorio calabrese.

Successivamente papà Salvatore e il figlio Giuseppe hanno portato avanti il panificio nel tempo, adattandosi ai cambiamenti e alle novità, ma senza mai perdere di vista la lavorazione del pane tradizionale, il loro punto di forza. Giuseppe la definisce “l’etica del pane sincero“, niente scappatoie offerte dalla grande industria che, seppur facilitino il lavoro, non fanno bene al consumatore. Dunque, nessun additivo chimico, solo: acqua, farina, sale, lievito e prodotti del territorio. Il quid in più lo danno esperienza e formazione che Giuseppe sviluppa presso il Richmond Club, aggiornando continuamente le proprie conoscenze grazie alla competenza dei migliori protagonisti della panificazione italiana.

Alla formazione fuori regione, Giuseppe affianca quella in ambito locale presso “L’Accademia delle Imprese” che valorizza i prodotti identitari, senza dimenticare le proprie origini: frequentando i corsi di “Arte e mestieri“, approfondisce la cultura siciliana della panificazione, della pasticceria, del salato e dei prodotti da forno.

Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Il “Pane dello Stretto” e il “Pane Mediterraneo”

È così che sul bancone è possibile trovare il Pane di montagna Jermanu con segale dell’Aspromonte, grandi classici della rosticceria siciliana e un’ampia proposta di dolci. I cavalli di battaglia sono però due pani davvero particolari. Il primo è il Pane dello Stretto, realizzato con con farine biologiche autoctone calabre e riconosciuto dalla Regione come prodotto identitario di Calabria. Si tratta di un pane a base di grano duro Jermano, farina Maiorca e lievito naturale. Un prodotto che rispecchia la tradizione siciliana e calabrese e diventa il compagno perfetto sulle tavole per accompagnare altrettante eccellenze quali n’duja, provola dei Nebrodi, frittole e vari tipi di affettati e formaggi, ma è anche squisito da gustare con un po’ d’olio, basilico e pomodoro fresco o altre varianti della classica bruschetta.

Il secondo è il Pane Mediterraneo che Giuseppe definisce “una scommessa personale per accontentare la clientela che vuole il sapore del ‘pane di una volta’, ma adattato a farine e materie prime attuali“. Si tratta di un pane nato di grossa pezzatura (dai 3 kg in su), realizzato con 3 tipi di grani: Senatore Cappelli, un tipo 2 macinato a pietra e una semola di grano duro siciliano. Ha una lavorazione di quasi 24 ore e viene cotto per circa 3 ore lasciando che si formi una crosta non troppo spessa, ma che risulti croccante morso dopo morso.

Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

E per Natale… il Re dei lievitati

E non è finita qui. Per Natale, tutti i reggini potranno trovare dei gustosi panettoni che spaziano dalla versione classica a quella personalizzata con prodotti della nostra terra quali Bergamotto e fichi, oltre all’immancabile cuddura natalizia. Il tutto realizzato a mano e artigianalmente. Cos’altro aggiungere se non… assaggiare per credere: il gusto della tradizione parla da sè.

Panificio D’Agostino Salvatore, il titolare Giuseppe: “vi svelo i segreti del Pane dello Stretto, gusto antico e sincero” [VIDEO]

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