La Sicilia dice addio a Franco Battiato, genio musicale fra misticismo e avanguardia: e quando giocò contro il ‘Pelè Bianco’ Anastasi

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La Sicilia dice addio a Franco Battiato, maestro capace di fondere musica onirica e testi d’avanguardia. Fu anche calciatore, avversario di Anastasi

Musica italiana in lutto per la morte di Franco Battiato. Si è spento a 76 anni, dopo una lunga malattia, nella sua residenza di Milo (Catania), nella sua amata Sicilia che lo ha visto crescere a Jonia (oggi Riposto) come persona e come artista. ‘Artista‘ è proprio il termine adatto a definire la sua produzione musicale, non si tratta solo di semplici canzoni. Impossibile da categorizzare in un solo genere, è stato capace di passare dal pop alla musica colta, ha fatto avanguardia con le note, ha sperimentato i poli estremi dell’elettronica e della musica etnica. È stato anche pittore e regista: “Musikante“, film su Ludwig van Beethoven, venne anche presentato alla Mostra del cinema di Venezia.

Foto di Robin Townsend / Ansa

La sua scrittura è sempre stata estremamente delicata, ma anche criptica e avanguardistica con incastri di parole, immagini dolci e termini spigolosi, concetti destrutturati e ricostruiti, poi espressi con una tecnica e una ricercatezza unica. Non per altro era considerato un ‘Maestro’. Le sue canzoni sono veri e propri viaggi: ipnotiche, quasi oniriche, pregne di misticismo, esoterismo. Essenza di culture lontane, a volte anche tribali, dalle quali è stato capace di attingere melodie e costumi. “La cura“, “Centro di gravità permanente“, “Voglio vederti danzare“, “L’era del cinghiale bianco“, “Cuccurucucù“, “Povera patria” sono brani incastonati nella cultura musicale italiana, vere e proprie gemme di ricercatezza culturale e artistica.

Franco Battiato, il passato da calciatore: ‘siciliano libero’, giocò contro Anastasi

Ansa

Da ragazzo, tra gli anni 50 e 60. Ero mediano e mi ritrovai ad agire come libero. Un ruolo nuovo, per l’epoca. Credo di essere stato uno dei primi liberi siciliani. In senso temporale, intendo“, dichiarò in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ del ’97. In pochi ne sono a conoscenza, ma Franco Battiato ebbe un passato da calciatore. La squadra? “Il Riposto, espressione di un paese tra Catania e Taormina. Arrivammo in Promozione, ma la società rinunciò per motivi economici. Tutti parlavano del centravanti della Massiminiana di Catania. Dicevano: ‘Farà grandi cose’. Si chiamava Pietro Anastasi“. Ecco, il ‘Pelè Bianco‘ tanto amato dai tifosi della Juventus mettiamolo da parte, Battiato non aveva certo il suo talento con la palla fra i piedi. Lo dimostra un particolare aneddoto: “ad Acireale, ultima partita di campionato. Noi primi in classifica, senza la macchia di una sconfitta. Inchiodammo gli avversari nella loro area, ma non c’era verso di segnare: pali, traverse, deviazioni. Io passai il tempo a grattarmi le caviglie sulla linea di centrocampo. All’ultimo minuto l’ala destra dell’Acireale partì in contropiede ed effettuò un cross per l’ala sinistra. Intercettai maldestramente il passaggio e spedii la palla all’incrocio. Un autogol meraviglioso. E rammento un attaccante del Taormina, specialista nel fare gol dalla bandierina del calcio d’angolo. Impressionante: il colpo gli riusciva una volta a partita“.

E per concludere un particolare aneddoto legato alla sua infanzia siciliana e al mondo del pallone. Il suo naso pronunciato? È dovuto ad un incidente pallonaro: “avevo 12 o 13 anni e un giorno, durante una partita, sbattei contro un palo della porta. Restai svenuto a lungo. Quando tornai in me, il naso era lievitato. Mio fratello suggerì: ‘Vai a casa e fila a dormire senza farti vedere’. Il mattino dopo la nonna venne a svegliarmi e alla vista della mia faccia prese ad urlare. Era una Sicilia distratta, accadevano cose tribali. Mia madre si preoccupò, ma aspettò una settimana prima di portarmi dal dottore. Il medico sentenziò: “Se l’avessi visto subito, gli avrei ridotto la frattura. Ora non posso fare più niente“.

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