Gratteri: “le grandi opere attirano la mafia ma vanno fatte lo stesso, non possiamo rinunciare allo sviluppo”

StrettoWeb

Nicola GratteriNonostante la cecita’ delle istituzioni le mafie sono uscite dai confini del sud Italia ”da 30 anni”, approdando dove si realizzano progetti ”prestigiosi”, quali l’Expo di Milano, senza che cio’ debba comportare la rinuncia a realizzarli poiche’ cio’ significherebbe ‘‘il fallimento dell’idea stessa di Stato”. Questo il ragionamento che il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha espresso ai microfoni della trasmissione ‘Prima di tutto’, su Radio 1, in merito alle inchieste della magistratura sulle infiltrazioni mafiose negli appalti per le grandi opere, e in particolare per Expo 2015. ”Sono 25 anni che urlo che il problema non e’ la Calabria, la Puglia, la Campania, la Sicilia: le mafie stanno dominando l’Italia e l’Europa. Anzi, stanno colonizzando l’Europa. Non c’e’ niente di nuovo. Sono 40 anni che la ‘ndrangheta e’ presente in Piemonte, da 30 in Lombardia”, ha premesso Gratteri.

altavelocita1Eppure – ha proseguito – quattro anni fa, il prefetto di Milano ha detto: ‘dov’e’ la n’dragheta, fatemela vedere’. Il sindaco di Milano ha detto, sempre quattro anni fa: ‘qui non c’e’ la n’drangheta’. E dopo 20 giorni abbiamo arrestato 300 persone. Per anni – ha sottolineato il magistrato – gli uomini delle istituzioni hanno negato l’esistenza del problema; almeno adesso hanno il pudore di stare zitti. Il problema dunque e’ questo: gli uomini delle istituzioni non ammettono l’evidenza, non dicono ‘il Re e’ nudo’”. ”Prima che si iniziassero i lavori per Expo, prima che si iniziasse la Torino-Lione – ha continuato Gratteri io ho detto: le mafie sono li’ dove c’e’ da gestire denaro e potere. Non e’ possibile che in operazioni cosi’ grosse, ‘prestigiose’, dove ci sono soldi e potere, non si annidino le mafie. Non e’ solo un fatto economico, e’ una dimostrazione di forza da parte delle organizzazioni criminali essere presenti nelle grandi opere che dovrebbero essere, usiamo il condizionale, la vetrina dell’Italia nel mondo”, ha sottolineato il magistrato.

ponte-sullo-strettoNonostante, dunque, le grandi opere siano destinate ad attrarre l’interesse mafioso, ”dobbiamo continuare, non possiamo dire: fermiamo tutto”, ha osservato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria. ”Ormai – ha aggiunto Nicola Gratterise non altro dal punto di vista dell’impatto ambientale, il disastro e’ stato fatto: vedo dappertutto colate di cemento, quindi si tratta di riempire queste colate. Se l’opera da fare la si ritiene importante per il rilancio, come volano per l’Italia, l’opera deve essere fatta”. A tal proposito il magistrato ha infatti evidenziato che ”uno Stato democratico non puo’ dire: non facciamo una tale opera perche’ cosi’ si ingrassano le mafie. Fare queste equazione significa il fallimento dell’idea stessa di Stato. Il probelema della presentza delle mafie e’ solo di regole, se la mafia e’ piu’ forte rispetto a vent’anni fa perche’ piu’ ricca, vuol dire che non sono state fatte quelle modifiche normative, i militari le chiamano ‘regole d’ingaggio’, per le quali non e’ conveniente delinquere. Noi dobbiamo fare tante modifiche normative che non rendano conveniente delinquere”, ha concluso Gratteri.

falcone borsellinoIL RICORDO DI FALCONE E BORSELLINO – Uccisi perche’ ”straordinari”. Cosi’ intervenendo a ‘Prima di tutto’, su Radio1, Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, ha ricordato i giudici Falcone e Borsellino e i drammatici 57 giorni che nel 1992 intercorsero tra i loro omicidi per mano della mafia. ”La strage di Capaci e’ vicina, molto vicina, anche se sono passati 22 anni”, ha esordito Gratteri sottolineando che ”il fatto magico di quella tragedia, mi si perdoni l’ossimoro, e’ che man mano che gli anni passano le persone, ma soprattuto i ragazzi nati dopo il 1992, vivono la conoscenza di Falcone e di Borsellino con la stessa intensita’ come se li avessero conosciuti e amati da vivi. E questa e’ una cosa straordinaria”. Il magistrato ricorda che il collega Falconeera amato, amatissimo dalla gente comune piu’ che dai colleghi. Falcone era molto invidiato, questo e’ un dato su cui oggi spesso si sorvola. Basti pensare – ha sottolineato Gratteri che quando lui si e’ candidato al Csm, in un bacino potenziale di almeno 400 voti, lui ne ha presi solo 51. Solo 51 colleghi lo hanno ritenuto idoneo a essere componente del Csm. Questa la dice lunga su quanto fosse presente, forte l’invidia nei suoi confronti”. Falconeera un fuoriclasse – ha proseguito Gratteri nel suo intervento a ‘Prima di tutto su Radio 1 – aveva una spanna in piu’ rispetto agli altri, capiva, intuiva le cose prima degli altri, perche’ viveva in modo totalizzante il suo lavoro, ed era un uomo della sua terra. Aveva una straordinaria capacita’ di intuire, di preconizzare cose che poi sarebbero avvenute dopo 20 anni. Davvero eccezionale”. Stessa cosa ”si puo’ dire per Borsellino, anche se i due erano diversi caratterialmente”, ha proseguito il procuratore di Reggio Calabria. ”Borsellino – ha osservato – era piu’ pacato, Falcone era piu’ bravo mediaticamente, oggi diremmo che ‘bucava’ il video, l’etere. Aveva sempre la battuta pronta, era piu’ brillante, ma Borsellino era perbene, direi che era onesto sin dai suoi globuli rossi. Persone straordinarie: e’ per questo sono state uccise”, ha decretato Gratteri. ”Per questo – ha osservato in conclusione – e’ importante il lavoro che si fa nelle scuole, coi giovani, per far capire ai ragazzi la non convenienza a delinquere, attraverso appunto l’esempio e la memoria di questi uomini fantastici”.

Condividi