Storia. San Pantaleone di San Lorenzo, la “strada del popolo”. Un paese insorge per il sospetto di boicottaggio

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di Carmelo Bagnato – San  Pantaleone, come tanti paesi del nostro entroterra, ancora, a metà dello scorso secolo, era accessibile soltanto da strade mulattiere, con tutte le contingenti difficoltà per questa popolazione, che specialmente nelle gravi circostanze di trasporto degli  ammalati verso il più vicino ospedale –Melito P.S.- ci si doveva servire di una scala rudimentale che fungeva da cataletto. Particolarmente d’inverno, per il fondo viario di prevalente argilla, le difficoltà aumentavano all’inverosimile, col  pericolo incombente anche per i trasportatori e indispensabili accompagnatori, per gli imprevedibili rischi da fronteggiare.

Allo scopo di togliere il paese da queste tribolazioni, da quasi trent’anni v’era un progetto presso il Genio Civile, per la costruzione di un strada rotabile che collegasse il borgo alla statale 70, nei pressi di Chorio, contrada San Nicola.

Finalmente, nei primi mesi del 1950, giunge notizia dello stanziamento di 26 milioni di lire, per la costruzione del primo lotto, che ovviamente prelude l’impegno di ulteriore finanziamento fino al completamento dell’opera. Quindi gaudio, esultanza della popolazione, anche perché si presenta uno spiraglio di lavoro, a fronte della imperante disoccupazione che attanaglia i bisogni delle famiglie esasperate, che, come si vedrà, troverà sbocco verso le città industrializzate del nord oppure nell’emigrazione in diversi stati d‘Europa, non ricorrendo ormai  più l’attrattiva e la necessità per le Americhe.

Intanto il sindaco, interpretando lo stato miserevole in cui versa la popolazione del comune, richiamandosi  alla delibera municipale del lontano 28 Aprile 1945, indirizza istanza alla Prefettura di Reggio, chiedendo lo stanziamento di una congrua somma al fine di fronteggiare tale disagio, col compiere  un’opera stradale,  peraltro molto urgente, collegando la frazione di San Pantaleone al capoluogo San Lorenzo, ove si sviluppava il maggior traffico e movimento di gente del territorio, sia per motivi economici che civili e istituzionali. Ma, constatando l’iter burocratico piuttosto farraginoso e lungo, mentre si aggravavano le esigenze primarie della popolazione stessa, sino a gesti di  disperazione, nelle more,  decideva di raccogliere fondi, ovviamente rivolgendosi ai più abbienti, per dare inizio ai lavori, col precipuo intento di creare condizioni di transito di mezzi, almeno per i meno pesanti. A tale scopo è nominata una commissione composta da : Giuseppe Puleio, insegnate; don Giuseppe Plutino, parroco; Salvatore Laface, maresciallo carabinieri in pensione; Giuseppe Candido fu Agostino; Falcomatà Gesualdo; don Domenico Cassone, arciprete San lorenzo; Giovanni  Gurnari fu Bruno; Antonino Mercurio fu Giuseppe, ing. Ugo Smorto; Antonino Abenavoli fu Gesualdo; Carmelo Scaramozzino fu Pasquale; Tripepi Domenico fu Domenico; Gaetano Campolo fu Giuseppe e Giuseppe Iacopino fu Pasquale.

La realizzazione di tale tratto stradale di collegamento San Lorenzo- San Pantaleone, sia pure di grande utilità, portato rapidamente a termine, a fronte della interminabile attesa  dell’agognata  San Pantaleone- San Nicola, per l’inpsiegabile procrastinare, desta  grande preoccupazione e inquietudine nella frazione, alimentando il sospetto di boicottaggio, anche se già appaltata e programmata la spesa. Dal diffondersi di tali timori, dubbi, sospetti, corroborati dalle incalzanti necessità esistenziali, scaturisce e matura la convinzione che l’unica via da percorrere,  per indurre le autorità a recepire e soddisfare le legittime aspirazione di questa gente, è quella della protesta pubblica, espressa platealmente, con la partecipazione di tutti i cittadini, poiché nessuno può esimersi dalla fruizione di un bene divenuto fondamentale.

Così, giorno 23 Marzo 1950, verso le ore 9,30, il vice sindaco della frazione San Pantaleone, Bruno Laface,mar. magg.  in pensione, marito della gerente l’ufficio postale Carmela Bagnato, accanita sostenitrice

della causa, si ritrova dinanzi la propria abitazione, adiacente l’ufficio medesimo, un corteo di circa 300 persone, con cartelli portanti le scritte: “ Vogliamo lavoro”, “vogliamo pane”, “Vogliamo la strada”. I cartelli e bandiere tricolori

sono portati da ragazzi in testa al convoglio. Qui  prende la parola la signorina Filomena  Strati, ex monaca e Francesco Jacopino, bracciante, i quali, a nome dei presenti, chiedono al vice sindaco, di informare subito le autorità

competenti, di tale manifestazione pacifica, avente soltanto lo scopo di ottenere pane,  lavoro e l’inizio dei lavori della strada rotabile per San Nicola, per la quale, erano già state stanziate 26 milioni sin dall’ottobre dell’anno precedente. Allorchè l’arma dei carabinieri locale, subito intervenuta, informa telegraficamente la superiore tenenza di Melito di tale circostanza, l’assemblea si scioglie, dichiarando comunque il proposito di nuovi simili gesti, qualora la risposta  fosse stata negativa o insufficiente alle rivendicazioni espresse. Quindi il  Laface, prontamente, fa pervenire al sindaco  del comune di San Lorenzo, dott. Giuseppe Zuccalà un telegramma col quale l’informa di quanto avvenuto in quella frazione e dei propositi pubblicamente espressi da quell’assemblea piuttosto determinata.

 Evidentemente nessuna novità, nemmeno in termini ufficiosi, è affiorata nel breve tempo, se già il  26 marzo successivo, nel primo pomeriggio, si ripete la dimostrazione, questa volta però, nei pressi dell’abitazione del sindaco, in San Lorenzo, alla periferia del paese. Il corteo, anche stavolta, è composto  di circa 300 persone,ma solo di adulti, stante il lungo  tragitto tra i due paesi percorso a piedi, di oltre due chilometri,  con in testa il vice sindaco Bruno Laface ed i portatori di grandi bandiere tricolori. Alla domanda del sindaco diretta al vice, del perché tale fermento, questi risponde, con l’assenso di tutti, dell ’inderogabilità del lavoro e della strada, ovvio connubio, stante le obiettive e scontate premesse in campo. Prendono altresì la parola, sia pur brevemente, la signorina Filomena Strati, i fratelli Domenico e Silvestro Manglaviti,  Francesco Jacopino,  Angela Candito e Carmela Jaria. Entrambi chiedono l’inizio dei lavori per la strada San Pantaleone-San Nicola, sollecitando altresì il presente sindaco perché  prendesse carico di tali rivendicazioni riportandole presso  le superiori autorità competenti, stante l’ indifferibile  opera, onde  sottrarre questa comunità dall’isolamento e dalla miseria per mancanza di attività.

Secondo il verbale dei carabinieri, fino a quel momento la dimostrazione si era svolta con ordine,sia pure col diffuso sospetto nei dimostranti della responsabilità del sindaco circa il mancato inizio dei lavori. Prende quindi la parola il sindaco stesso, subito contrastato  da un fischio, pare, dice il verbale, di Giuseppe Candido. Tale gesto, per i naturali di San Lorenzo sostenitori  dell’amministratore, è ritenuto offensivo, per cui segue una breve zuffa tra i Sanlorenzesi ed i dimostranti della frazione di san Pantaloene, prontamente sedata dall’energico intervento dell’Arma,  senza alcuna conseguenza. Ristabilita la calma il sindaco dott. Giuseppe Zuccalà, spiega  ritardo esibendo documentazione varia tra cui quella di qualche variazione al primitivo progetto,  promettendo comunque che si sarebbe subito recato dal  Prefetto a Reggio per aggiornarlo sugli ultimi sviluppi della vicenda e sollecitarlo ad intervenire urgentemente.  I dimostranti di San Pantaleo , allora, paghi del risultato, e fiduciosi nell’operato del primo cittadino, tranquillamente e ordinatamente fanno  rientro al proprio borgo. La sera stessa ha luogo a San Lorenzo una manifestazione di solidarietà, con la partecipazione di circa trenta persone, al sindaco.  I manifestanti di San Pantaleone sotto citati vengono comunque deferiti all’autorità giudiziaria, con l’accusa di  aver promosso riunione in luogo pubblico, senza la prescritta autorizzazione della Prefettura:

  1. Jacopino Francesco nato 25/9/921;
  2. Strati Filomena nata 2/3/926;
  3. Candido Angela nata 6/8/927;
  4. Jaria  Carmela nata 7/6/902;
  5. Gurnari Francescandrea nato 15/10/1869;
  1. Candido Carmelo nato 27/4/905;
  2. Candido Giuseppe nato 13/2/932;
  3. Manglaviti Silvestro nato 13/3/928;
  4. Manglaviti Domenico nato 29/12/921;
  5. Laface Bruno nato 23/8/901;
  6. Rodà Vincenzo nato 1/9/903;
  7. Jacopino Giacomo nato 10/9/921;
  8. Candito Pantaleone nato  anni 24.

Il 25 Aprile 1950, alle ore 7,30, quasi tutti gli abitanti della frazione di San Pantaleone, uomini e donne, circa seicento, si portano in località Arulli, nel fondo del barone Quintino Mantica, per iniziare i lavori dell’agognata rotabile  sul progetto redatto da quasi trent’anni dal Genio Civile, San Pantalone-San Nicola. Presenzia la cerimonia di avvio il sindaco stesso, dott. Zuccalà col simbolico atto della “zapponata” (per il momento non erano previste opere  murarie, se non quelle a secco, con pietre raccolte nei luoghi, per cui nessun cenno alla tradizionale cazzuola e relativa malta), coadiuvato dal vice sindaco mar. in pensione, Bruno Laface e parroco don Giuseppe Plutino. Conclusa la cerimonia, mentre le sottoelencate 32 persone rimangono sul posto a lavorare con i dirigenti, tutte le altre fanno ritorno alle rispettive abitazioni:

Bruno Laface, Vincenzo Rodà, Annunziato Rodà, Giuseppe Jaria di Bernardo, Francescantonio Candido, Paolo Gurnari di Giacomo, Giacomo Gurnari di Natale, Carmelo Gurnari di Pasquale, Pasquale Gurnari fu Giuseppe, Carmelo Taverriti di Marcantonio, Pasquale Nato di Giovanni, Carmelo Monterosso, Augusto Candido di Giuseppe, Pasquale Arcudi di Carmelo, Antonio Marino fi Giuseppe, Vincenzo Marino di Pasquale, Domenico Floccari di Giuseppe, Vincenzo Mandica di Annunziato, Giovanni Gurnari di Pasquale, Carmelo Zumbo di Francesco, Francesco Crea di Carmelo, Tiberio Candido di Giovanni, Sabbo Jacopino di Francesco, Lorenzo Pizzi di Giuseppe, Francesco Candela fu Antonino, Carmelo Gurnari fu Antonino, Filomena Strati di Domenico, Fortunato Curatola fu Domenico, Guido Ligato fu Giuseppe, Antonino Curatola di Pantaleone, Virgilio Giunta di angelo e Virgilio Rodà di Annunziato. Sul ruolo, in particolare, del vice sindaco, Bruno Laface, che conduce i lavori, i carabinieri così si esprimno: “ uomo serio e corretto e ben voluto dalla popolazione di quella frazione”.

Questi lavoratori, coadiuvati da tutti i compaesani, nella misura delle proprie disponibilità e possibilità, in atto non percepiscono alcun salario, con la speranza tuttavia, che il tutto sarebbe stato regolarizzato nei modi più opportuni, allorchè la ditta appaltatrice, avrebbe acquisisto le opere già eseguite.

Ai fini della legittimazione  dell’occupazione dei terreni ove si sarebbero svolti i lavori, poiché non era avvenuto nessuno esproprio, che per l’iter burocratico avrebbe ancora differito la realizzazione dell’opera, a cominciare dal barone, verbalmente tramite il suo amministratore il giorno precedente, ed il 27 successivo con telegramma , seguono gli altri proprietari interessati, all’autorizzazione, che, citiamo, anche per gratitudine:

  1. S.E. Arcivescovo di Reggio Calabria;
  2. Cav. Gaetano Curatola fu lorenzo, Arcina;
  3. Avv. Gaetano Jacopino fu lorenzo, Reggio Calabria;
  4. Sig. Domenico Tripepi fu Domenico, Chorio.

La sottoscrizione del documento di autorizzazione avviene presso la delegazione municipale di San Pantaleone, alla presenza del delegato, Bruno Laface e comandante la stazione carabinieri di San Lorenzo brig. Guido Gori, in data 10/5/1950.

Per tali avvenimenti, che coinvolsero  amministratori e cittadini di Pantaleone con la realizzazione dell’agognata opera stradale, portata a termine nei tempi  previsti, salvo il ponte costruito dopo molti anni,

per cui d’inverno, a causa della piena della fiumara Tuccio, il transito si svolgeva sulla stradale San Lorenzo-San Pantaleone, in seguito ai rapporti da parte dell’Arma dei Carabinieri di San Lorenzo, sempre presente, riscontriamo  purtroppo, come sopra accennato, l’intervento dell’Autorità  Giudiziaria che:”

Per  l’occupazione dei terreni su cui è stata realizzata l’opera viaria senza ancora l’avvenuto esproprio, in seguito alle autorizzazioni dei proprietari coinvolti, il Pretore di Melito, investito del caso, ordina l’archiviazione degli atti.

Per quanto concerne invece alle manifestazioni senza autorizzazione da parte del Questore, si svolge il processo presso la Pretura di Melito il giorno il 18 ottobre 1950. Nel dibattimento, con le deposizioni di chiarimento, alla presenza di numerosi compaesani sostenitori, il pretore emette, lo stesso giorno, sentenza di assoluzione per tutti “perché il fatto non costituisce reato”.

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