Un terzo dei beni confiscati alla mafia destinati ad attività sociali

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Case, ville e persino castelli, con tanto di parchi, giardini e piscine. Ma anche terreni agricoli, alberghi, impianti sportivi, cave e strutture industriali. C’è davvero di tutto tra i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che ammontano a 10.458 immobili e 1.524 aziende per un totale di 11.982 beni, secondo i dati aggiornati a febbraio 2012 dell’Agenzia del Demanio. Sono distribuiti in tutte le regioni italiane, ad eccezione della Valle d’Aosta, concentrati per lo più in Sicilia, dove si trova il 47,43% dei beni confiscati (5.221), seguita da Campania (13,97% con 1.819 beni) e Calabria (13,05% con 1.695 beni), ma anche al nord con Lombardia in testa (1.020 beni).

Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il 33,3% dei beni immobili consegnati e trasferiti al patrimonio indisponibile degli enti territoriali è stato destinato a finalità sociali, questo significa che in molte delle strutture che sono appartenute ai clan oggi, come per legge del contrappasso, si conducono attività basate sulla solidarietà sociale, che puntano a uno sviluppo equo nel rispetto delle persone e dell’ambiente. Si sono trasformate in sedi di associazioni (16,9%) e alloggi per indigenti (14,7%), sono state destinate alla sicurezza e al soccorso pubblico con finalità di ordine pubblico, dai vigili del fuoco alle capitanerie di porto e le polizie locali (13,5% ).

In totale, al 31 dicembre 2011 erano stati destinati 7.074 immobili, pari al 67,77% del totale e il valore stimato degli immobili in gestione supera i 380 milioni di euro (ma i beni stimati sono 1.972 su 3.364, ovvero il 58,6%). Dei 3.364 beni in gestione, 2.590 sono gravati da una o più criticità, tra ipoteche e procedure giudiziarie in corso. Poi ci sono i beni aziendali: le aziende confiscate sono 1.516 (solo nel 2011 ne sono state confiscate 139), quasi la metà si trova in Sicilia (dove è presente il 95% del totale delle aziende), seguita da Campania, Lombardia, Calabria, Lazio e Puglia.

Più del 27% delle aziende confiscate opera nel settore del commercio, così come nelle costruzioni. Significativo anche il numero di strutture alberghiere e della ristorazione.

 

 

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