Reggio: all’assessore dimissionario Tuccio la solidarietà di Giovanni Alvaro

StrettoWeb

Di seguito la nota diffusa da Giovanni Alvaro:

Non ho espresso prima la mia solidarietà all’avv. Luigi Tuccio perché credevo che, malgrado la violenta aggressione che stava subendo, sarebbe rimasto, da persona civile e perbene qual è, sereno senza farsi condizionare dalla volgarità delle accuse. Non c’è l’ha fatta ed ha buttato la spugna anche se ha sottolineato che continuerà il suo impegno politico. Non posso che dispiacermi della scelta e non lo biasimo perché conosco bene la fazione politica che lo ha messo in croce e che non avrebbe mollato la presa come, solitamente, fanno i cani rabbiosi. In mancanza di pensiero politico, senza bussola amministrativa, scopiazzando il Grillo nazionale, figurarsi se i nipotini di Torquemada potevano rinunciare ad alcuni momenti di gloria continuando a massacrare un loro nemico. Nemico perché del PdL ma anche perché molto legato al loro nemico principale. E’ la teoria gramsciana delle ‘casematte’ che non poteva essere abbandonata.  E in questa azione non è stato risparmiato nulla inclusi gli affetti personali (che nulla hanno a che vedere con la lotta politica) e la deriva giustizialista che quella scelta alimentava.

Non si contrabbandino, quindi, le volgari scelte distruttive con la sacrosanta lotta alla mafia che purtroppo è assente nella sinistra che, ormai da tempo, preferisce gli anatemi verbali antimafia, il risalto mediatico e i convegni in materia che sono molto cult e politically correct. Se dovesse passare questo messaggio, cioè che l’attacco a Luigi Tuccio è solo un tassello della lotta alla ‘ndrangheta apriremmo autostrade all’inciviltà che ne deriverebbe.

La scelta della propria compagna dovrebbe, infatti, essere decisa non solo dopo aver ricevuto i certificati penali che la riguardano, ma anche quelli dei propri parenti diretti e indiretti, e se questi parenti dovessero risultare puliti bisogna attingere alle informative della Dda contribuendo a realizzare un vero e proprio stato di polizia. Assurdità che solo menti malate o incapaci di pensiero politico possono partorire. Assurdità che cozzano contro principi costituzionali che prevedono la responsabilità personale dei reati senza trasmissioni da padre in figlio e, a maggior ragione, tra suocera e genero.

Ma queste assurdità cozzano anche contro scelte di percorsi diversi che figli e parenti di mafiosi possono scegliere di seguire perché aborriscono la violenza della criminalità organizzata esercitata sui singoli e sulla stessa società condizionandone lo sviluppo. O forse si considera normale, a sinistra ma anche in settori di destra, che il marchio di fabbrica di chi nasce in una famiglia di mafiosi, non può essere cancellato perché è indelebile, ma anche perché antropologicamente non si può ipotizzare altro sbocco che non sia quello criminale? In forze che hanno vissuto per anni sulla diversità antropologica degli avversari fare questo salto potrebbe essere normalissimo, ma è di una inciviltà che può essere chiamato razzismo più puro.

Riflettere su tutti questi aspetti e non andare a testa bassa all’attacco, così come si è andati, sarebbe stato più giusto e più corretto, si dimostrava che non si vive alla giornata, ma che si guarda sempre in avanti. Purtroppo, è come parlare ai sordi. Per loro c’era da massacrare Tuccio è lo hanno tentato. Hanno ottenuto le sue dimissioni ma l’amico Luigi ne esce a testa alta perché non ha da vergognarsi di nulla.

Altri dovrebbero mettersi una maschera perché l’aggressione a Tuccio non va, machiavellicamente, presentata come il fine che giustifica i mezzi. Tra l’altro non è vero che in politica è tutto lecito, ed è tutto giustificabile. I rapporti umani dovrebbero essere salvaguardati. Se non è avvenuto è perché l’odio verso i propri avversari è così profondo da non lasciare alcun margine.

Ognuno, allora, per la sua strada. Per quanto mi riguarda esprimo a Luigi ed alla sua compagna, la mia piena solidarietà.

Condividi