‘Ndrangheta: chiesti 6 ergastoli per l’omicidio di Lea Garofalo

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L'ultima immagine di Lea Garofalo in corso Sempione a Milano con la figlia: poco dopo fu rapita, torturata e uccisa (Ansa)”]

Il pm di Milano Marcello Tantangelo, al processo per la morte di Lea Garofalo che venne uccisa e sciolta nell’acido nel novembre del 2009, ha chiesto sei ergastoli. Per l’accusa devono essere condannati al carcere a vita l’ex compagno della donna, Carlo Cosco, e gli altri cinque complici.
Lea Garofalo era una collaboratrice di giustizia sottoposta a protezione dal 2002, quando aveva deciso di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. Ma nel 2009 un ‘buco’ nel programma di protezione lascia ‘sola’ Lea. E su di lei si scatena la vendetta della famiglia. Era il novembre del 2009 quando Cosco la convince a venire a Milano, in via Montello 7, con la scusa di parlare del futuro della loro figlia Denise. Alcune telecamere inquadrano madre e figlia nelle ore del pomeriggio lungo i viali che costeggiano il cimitero Monumentale: sono gli ultimi fotogrammi di Lea Garofalo, quelli trasmessi anche oggi nell’aula della corte d’assise di Milano. Il piano per il rapimento, ricostruiscono le indagini, era stato organizzato quattro giorni prima: il noleggio del furgone da un cinese di via Paolo Sarpi, l’acquisto di 50 litri di acido, il magazzino dove svolgere l’interrogatorio e l’appezzamento dove la donna e’ stata successivamente sciolta nell’acido. Due complici di Carlo Cosco quella sera rapiscono la donna in strada e la consegnano a Vito e Giuseppe Cosco: i due prima la torturano per ore per farla parlare, poi la uccidono con un colpo di pistola. Il corpo viene quindi portato in un terreno nel quartiere monzese di San Fruttuoso e sciolto nell’acido.
Al termine della sua lunga requisitoria il pm ha chiesto a giudici di non concedere le attenuanti ad alcuno degli imputati ”anche se certi sono incensurati” perche’ ”chi non ha premuto il grilletto non e’ migliore degli altri e non puo’ differenziarsi in un delitto orrendo come questo, caratterizzato da crudelta’ inumana e pervicacia”. E’ terribile, ha rimarcato con forza il magistrato, dover ”pensare a una donna indifesa, legata, torturata, a cui hanno sparato in testa”. Cosi’ come e’ devastante ”pensare a un padre che sfrutta il desiderio della figlia di avere una felpa”. Nella sua requisitoria, durata oltre 14 ore, il magistrato ha chiarito che Carlo Cosco riusci’ a ‘invitare Denise e Lea a Milano quei giorni di novembre del 2009, sollecitandole con la scusa di voler acquistare dei vestiti alla figlia. La donna, in quei giorni era gia’ fuori dal programma di protezione e stava cercando ”un contatto” con l’ex compagno ”per vedere se riusciva a continuare a vivere”. Ma secondo l’accusa Cosco, aveva deciso di uccidere Lesa sin dal 2001. Nell’ultima parte della sua requisitoria, il magistrato ha parlato anche della consulenza disposta ”su come si scioglie un corpo in acido”. Nella relazione si dice che per sciogliere un corpo di 50 chili nell’acido devono passare circa 3 giorni. E i tabulati dei telefoni degli imputati, ha spiegato il pm, hanno certificato la presenza di alcuni di loro per tre giorni nel magazzino nell’hinterland milanese dove sarebbe stato commesso il macabro omicidio.

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