Sicilia e Calabria restano tra le Regioni beneficiarie dei fondi Europei anche per il periodo 2014-2020

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La Commissione europea ha presentato, oggi a Bruxelles, il pacchetto complessivo sulle regole, condizioni e meccanismi che verranno applicati per il nuovo periodo di programmazione 2014-2020 dei fondi comunitari per la politica di coesione regionale e sociale dell’Ue. Bruxelles propone per questi fondi una dotazione complessiva di 376 milardi di euro, una cifra che dovrà ora essere negoziata con gli Stati membri e approvata con il nuovo quadro pluriennale di bilancio per il settennio 2014-2020. Il pacchetto presentato oggi comprende, fra l’altro, un regolamento generale con le disposizioni comuni per tutti i Fondi interessati, tre regolamenti specifici per ciascuno degli strumenti finanziari più importanti (il Fesr per lo sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione), più altri regolamenti specifici per il Fondo sulla globalizzazione, il Programma per l’innovazione sociale e i programmi di cooperazione territoriale. I fondi comunitari saranno attribuiti secondo una chiave di ripartizione basata su tre categorie di regioni: quelle “meno sviluppate” (ex ‘obiettivo 1’), in cui il Pil pro capite è inferiore al 75% della media Ue; le regioni “in transizione”, con un Pil pro capite fra il 75 e il 90 per cento della media Ue; e le regioni “più sviluppate” con un Pil pro capite oltre il 90% della media Ue. Per l’Italia, fanno parte della prima categoria quattro regioni del Mezzogiorno (Puglia, Calabria, Sicilia e Campania), mentre ne sono uscite e sono ora “in transizione” le altre quattro: Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Molise. Le novità, rispetto ai periodi di programmazione precedenti, sono soprattutto tre. Innanzitutto, una maggiore concentrazione dei programmi su pochi obiettivi prioritari, per evitare la dispersione a pioggia dei finanziamenti, con un particolare accento su innovazione, ricerca e competitività, su energie rinnovabili ed efficienza energetica, sugli investimenti nel capitale umano e nell’inserimento sociale. In secondo luogo, vi sarà una revisione del sistema di controllo dell’efficacia dei programmi, con la possibilità di ritirare i finanziamenti quando non sono rispettati gli obiettivi intermedi, un ‘fondo di riserva’ pari al 5% del bilancio totale che premierà con finanziamenti aggiuntivi gli Stati membri e le regioni che utilizzano meglio i fondi comunitari, e una valutazione del raggiungimento degli obiettivi finali fissati dai programmi basata “non sulle fatture emesse, ma sui risultati concreti realizzati”, come ha precisato il commissario agli Affari sociali, Laszlo Andor. In altri termini, “bisognerà dimostrare che i programmi abbiano realmente modificato la situazione sul terreno”. Infine, è previsto un collegamento più ‘automatico’ fra l’erogazione dei fondi comunitari e il rispetto, da parte dello Stato membro interessato, delle nuove imposte dalla nuova ‘governance economica’ europea. Sostanzialmente, i fondi verranno tagliati, come forma di sanzione, ai paesi che non seguiranno le raccomandazioni Ue in materia di politica macroeconomica e di disciplina di bilancio.
La Commissione europea ha presentato, oggi a Bruxelles, il pacchetto complessivo sulle regole, condizioni e meccanismi che verranno applicati per il nuovo periodo di programmazione 2014-2020 dei fondi comunitari per la politica di coesione regionale e sociale dell’Ue. Bruxelles propone per questi fondi una dotazione complessiva di 376 milardi di euro, una cifra che dovrà ora essere negoziata con gli Stati membri e approvata con il nuovo quadro pluriennale di bilancio per il settennio 2014-2020. Il pacchetto presentato oggi comprende, fra l’altro, un regolamento generale con le disposizioni comuni per tutti i Fondi interessati, tre regolamenti specifici per ciascuno degli strumenti finanziari più importanti (il Fesr per lo sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione), più altri regolamenti specifici per il Fondo sulla globalizzazione, il Programma per l’innovazione sociale e i programmi di cooperazione territoriale. I fondi comunitari saranno attribuiti secondo una chiave di ripartizione basata su tre categorie di regioni: quelle “meno sviluppate” (ex ‘obiettivo 1’), in cui il Pil pro capite è inferiore al 75% della media Ue; le regioni “in transizione”, con un Pil pro capite fra il 75 e il 90 per cento della media Ue; e le regioni “più sviluppate” con un Pil pro capite oltre il 90% della media Ue. Per l’Italia, fanno parte della prima categoria quattro regioni del Mezzogiorno (Puglia, Calabria, Sicilia e Campania), mentre ne sono uscite e sono ora “in transizione” le altre quattro: Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Molise. Le novità, rispetto ai periodi di programmazione precedenti, sono soprattutto tre. Innanzitutto, una maggiore concentrazione dei programmi su pochi obiettivi prioritari, per evitare la dispersione a pioggia dei finanziamenti, con un particolare accento su innovazione, ricerca e competitività, su energie rinnovabili ed efficienza energetica, sugli investimenti nel capitale umano e nell’inserimento sociale. In secondo luogo, vi sarà una revisione del sistema di controllo dell’efficacia dei programmi, con la possibilità di ritirare i finanziamenti quando non sono rispettati gli obiettivi intermedi, un ‘fondo di riserva’ pari al 5% del bilancio totale che premierà con finanziamenti aggiuntivi gli Stati membri e le regioni che utilizzano meglio i fondi comunitari, e una valutazione del raggiungimento degli obiettivi finali fissati dai programmi basata “non sulle fatture emesse, ma sui risultati concreti realizzati”, come ha precisato il commissario agli Affari sociali, Laszlo Andor. In altri termini, “bisognerà dimostrare che i programmi abbiano realmente modificato la situazione sul terreno”. Infine, è previsto un collegamento più ‘automatico’ fra l’erogazione dei fondi comunitari e il rispetto, da parte dello Stato membro interessato, delle nuove imposte dalla nuova ‘governance economica’ europea. Sostanzialmente, i fondi verranno tagliati, come forma di sanzione, ai paesi che non seguiranno le raccomandazioni Ue in materia di politica macroeconomica e di disciplina di bilancio. Per quanto riguarda, specificamente, l’Italia, la Commissione europea intende “concentrarsi sullo sviluppo del Mezzogiorno”, ha detto il commissario alle politiche regionali Johannes Hahn, durante la conferenza stampa congiunta con Andor per la presentazione del pacchetto alla stampa. Alcune regioni del Mezzogiorno, ha ricordato il commissario “rientrano da moltissimo tempo nella categoria delle meno sviluppate, mentre altre ne sono uscite. Dobbiamo lavorare in modo più concentrato sullo sviluppo di queste regioni” rimaste indietro. Hahn si è rifiutato di fornire le cifre dei fondi che verranno attribuiti alle regioni italiane. “Non posso indicare le cifre paese per paese”, ha detto, spiegando che dipenderanno dai risultati dei negoziati con gli Stati membri sono ancora in corso. Più tardi, comunque, parlando con alcuni cronsti a margine della conferenza stampa, Hahn ha osservato che rispetto al passato l’Italia “non perderà finanziamenti, ma anzi potrebbe anche guadagnarne”. Rispondendo a una domanda sui problemi che, a causa dei tagli imposti dal bilancio nazionale, le Regioni hanno a fornire la loro parte nel cofinanziamento dei programmi Ue (la partecipazione dei capitali nazionali, ancorché minoritaria, è una condizione per ottenere i fondi comunitari), Hahn ha infine sottolineato che “l’Italia ha una grande potenzialità d’investimento per rendere più competitiva la sua economia. Sarà necessario investire in modo intelligente, con un intervento anche da parte del settore privato”.

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