Quale futuro per il regionalismo?

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Le riforme costituzionali del 1999 e del 2001 hanno modificato il Titolo V della Costituzione italiana, dando il via al cosiddetto ‘secondo regionalismo’. A questo tema è dedicato il convegno ‘Il regionalismo italiano dall’Unità alla Costituzione e alla sua riforma’, organizzato dall’Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie del Consiglio nazionale delle ricerche (Issirfa-Cnr), che si svolgerà dal 20 al 22 ottobre presso la sede dell’Ente (Aula Marconi, dalle ore 15,00), sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica e nell’ambito delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia.

Alla giornata inaugurale interverranno il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il ministro per i Rapporti con le Regioni e per la Coesione Territoriale, Raffaele Fitto, i presidenti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani, dell’Unione delle province d’Italia, Giuseppe Castiglione, e dell’Associazione nazionale comuni Italiani, Graziano Delrio.

Obiettivo dell’incontro fare il punto sulle potenzialità e le criticità del federalismo, ripercorrendo le tappe fondamentali del processo evolutivo del regionalismo italiano dal Risorgimento ad oggi. Molte le questioni che gli studiosi dell’Issirfa-Cnr e di diverse università italiane affronteranno, tra cui l’autonomia finanziaria e il federalismo fiscale, l’ipotesi di creazione della Camera delle Regioni, la relazione tra le Regioni italiane e l’Europa.

“Sebbene siano trascorsi oltre sessant’anni dall’approvazione della Carta costituzionale e circa dieci dalla revisione del Titolo V il regionalismo italiano è ancora alla ricerca di una identità e l’attuazione delle riforme costituzionali non è conclusa”, dice Stelio Mangiameli, direttore dell’Issirfa-Cnr. “È necessario riflettere sull’efficacia della revisione del Titolo V e interrogarsi sugli interventi di riforma necessari per l’ulteriore evoluzione dell’ordinamento, al fine di renderlo funzionale al processo di integrazione europeo e ai cambiamenti indotti dall’internazionalizzazione dell’economia e dalla crisi finanziaria”.

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