La voragine, le macerie, Barletta e il Paese

StrettoWeb

A Barletta la terra non trema eppure si muore di macerie. Arriva puntuale la polemica sulla mancata prevenzione dopo i crolli che diventano ormai una regola, come lugubre sirena d’allarme. I midia scendono nei particolari, usando come al solito le grida di dolore e le urla della disperazione troppe spesse volte per calare il sipario su altri eventi che ci interessano molto di piu’ perche’ legati alla nostra vita e quel che ci preme di piu’ sull’avvenire dei nostri figli. Un controsenso di cui ancora purtroppo non abbiamo compreso la sua attualità e la sua portata.

Come in tutte le tragedie le vittime, operai e donne che lavoravano per meno di quattro euro l’ora anche per quattordici ore al giorno in un cantinato di un fabbricato vetusto ed umido e potenzialmente votato al crollo.

            Noi del sud alle macerie siano abituati, ci conviviamo, quasi le amiamo. A Giampilieri, l’Aquila e a Pompei, sono ancora li, come simbolo e come monito per dire che la ricostruzione e’ necessaria e che quindi ci vogliono interventi, non le abbiamo ancora demolite, sono diventate un sacrario intoccabile.

Le macerie si incrociano con la disoccupazione e la fame in un Paese dimenticato che preferisce chiudere gli occhi per non vedere e otturare le orecchie per non sentire.

Marina Berlusconi: Abbiamo scoperto un tarlo, una falla clamorosa che mina dalle fondamenta un castello di ingiustizie. Altro che leggi ad personam, qui siamo alle sentenze ad personam, al diritto cucito su misura.

Se e’ vero che le macerie presuppongono il  tarlo silenzioso della nostra compiacenza e perche’  la verità e le macerie si incrociano si avvincono fino a mescolarsi e rimescolarsi per dare luce al librido del nulla.

Contro il nulla e le macerie il nostro Giorgio Napolitano puntualmente tuona senza enfasi o mezze parole: tragedia terribile inaccettabile.

Terribile e inaccettabile sono i termini che vanno associati ad un Paese che crolla sull’inerzia, sull’abusivismo, sul mancato rispetto delle regole, ma soprattutto di mafia o di malavita che gestisce imbavagliando per trasformare tutto in macerie sociale.

Il castello dell’etica, della professionalità, della geometria, della statica e perche’ no’ della felicità crolla, ma di crollo veramente siamo noi che non vogliamo capire la differenza tra onesta e disonestà, tra bellezza e mostruosità.

Purtroppo, anche in questo caso il fato ha voluto che il titolare dell’impresa pagasse senza giudizio di appello la piu’ alta delle pene: la morte di una figlia di 14 anni.

Il Sindaco di Barletta  contestato dalla popola­zione per quegli allarmi  ina­scoltati sulla palazzina pericolante, cavalca un  senti­mento di umana pietà che pervade  l’intera comunità cittadina e dichiara : Non mi sento di i criminalizzare chi, in un momento di crisi come que­sto viola la legge  assicurando, però, lavoro, a patto che non si speculi sulla vita delle persone. Sarebbe un para­dosso se i titolari della ma­glieria che si trovava nel pa­lazzo crollato, dopo avere perso una figlia e il lavoro, ve­nissero anche denunciati.

Ma gli accertamenti sul quel laboratorio fantomatico a quanto pare, clandestino, non possono fer­marsi. Lo spiega, in mattina­ta, il procuratore Carlo Maria Capristo che assieme al pm Giuseppe Maralfa ha delega­to alla Guardia di Finanza l’at­tività di indagine: Abbiamo voluto dividere in due l’inchiesta proprio perché ci sta molto a cuore  la condizione del lavoro delle persone. Abbiamo solo un’amarezza, conclude il procuratore, quella di non essere riusciti a tirare fuori in tempo tutte le donne che erano in quel laboratorio.

Tutte dichiarazioni fatte a caldo e quindi con quel coefficiente emozionale del momento. Ma quelle del Sindaco sono inaccettabile, come inaccettabili sono i suoi comportamenti che denunciano che il vero crollo e’ culturale.

Le macerie non possono accusare e probabilmente accusare non serve o meglio non siamo noi che dobbiamo giudicare, sono la magistratura e le forze dell’ordine servono a questo.

Nel nostro Paese, al di la della prostituzione ci sono sacche di schiavitu’ che ci vengono vendute per occasioni di lavoro e di sviluppo, all’onta si aggiunge l’offesa.

Non possiamo certamente inveire contro una triste realtà pugliese senza alzare lo sguardo verso un Paese che si sta adattando al ribasso giocando sul sommerso che rinuncia alla sicurezza, evade il fisco e le norme di civile convivenza e va a picco. Si muore dolcemente in piena salute.

Ma il Sindaco va sospeso dal partito in ogni caso per le sue dichiarazioni che sono inaccettabili come la tragedia, anzi sono la tragedia. Non si dimentichi Barletta!

O si cambia cultura o resteremo tutti immobilizzati dalle nostre stesse macerie, essere ingegnere significa essere preposti alle costruzioni o alle demolizioni in sicurezza e certamente ci rifiutiamo di assistere in silenzio ad un Paese che si sgretola apparentemente senza un significato ma invece con mille motivazioni statiche e culturali in assenza di una verifica globale della staticità dei centro storici e una riverifica sulla vulnerabilità sismica degli strumenti urbanistici esistenti.

Una perequazione culturale e professionale che coinvolga l’intero Paese con l’intervento delle parti piu’ culturalmente avanzate per evitare che i deboli vengano coinvolti dal manto dell’ignoranza e del non fare in un Paese libero.

Guardare in casa nostra e’ certamente utile: il centro di Agrigento e’ in agonia, quello di Palermo spaventa, Canicatti’ bagni si oscilla, occorrono nuove normative e politica del territorio rispettosa in primo luogo della sicurezza.

Non piu’ eroi, ma regole certe e sanzioni economiche forti per chi invoca dopo sanatorie ad personam.

A Roma la piazza incendia e devasta, ancora una volta le forze trasversali cambiano gli equilibri!

Ora dell’ordine degli ingegneri di Palermo parte una nuova cordata che si chiama Professionisti liberi, con già 1.200 iscritti, la lotta alla mafia e’ crescita civile.

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