Ponte sullo Stretto, terremoti e faglie: sono pericolose o no? Al Senato il confronto tra Doglioni e Valensise

Carlo Doglioni e Gianluca Valensise si confrontano al Senato in un convegno sul Ponte sullo Stretto

Prosegue il dibattito sul Ponte sullo Stretto al Senato, nel corso dell’incontro dal titolo “Ponte sullo Stretto: confronto tecnico-scientifico su aspetti geologici e sicurezza del progetto”. A confrontarsi, nel primo panel dopo i saluti istituzionali, Carlo Doglioni, professore ordinario di Geodinamica alla Sapienza di Roma ed ex presidente dell’INGV, e Gianluca Valensise, dirigente di ricerca e sismologo dell’INGV. I due si sono alternati, nei loro interventi, attraverso due apposite relazioni.

La relazione di Doglioni

Doglioni ha esordito ponendosi alcune domande nel rapporto tra l’opera e i terremoti, cominciando ad elencare dati e numeri sulla sismicità e sui rapporti tra l’Italia e Calabria e Sicilia, soprattutto dell’area dello Stretto. Alcuni confronti tra terremoti, Doglioni li ha posti anche rispetto a grandi sismi storici nel mondo, dal Giappone alla Turchia. “Sappiamo che i terremoti non li possiamo prevedere, ma che possono tornare. Quando si tratta di un’opera strategica, come una centrale nucleare, si pensa: qual è il caso più estremo a cui essere soggetti? Nello Stretto abbiamo varie faglie e varie autori che le fagliano in modo diverso. C’è la faglia di Scilla, quella di Capo Peloro, quella dello Stretto. Si possono vedere numerose faglie che passano sotto il Ponte, alcune attive. Uno studio recente ha confermato la faglia di Capo Peloro”.

“Nel progetto c’è una faglia, nota come faglia di Cannitello, composta da vari piani sub paralleli che possono attivarsi. Non sappiamo se questa faglia possa arrivare in superficie ma non è detto che non possa accadere. Lo Stretto di Messina di certo può essere area epi-centrale, con diverse faglie presenti e terremoti di magnitudo superiore a 7″ ha aggiunto Doglioni.

La relazione di Valensise

Valensise ha replicato, parlando anch’egli di faglie. “La faglia del 1908 pende verso est, a destra”. Grande attenzione è stata posta sulla faglia di Cannitello, anche dal punto di vista storico, e sul rapporto tra faglie primarie e faglie secondarie. Secondo Valensise, quella di Cannitello non è una faglia. Attraverso dati e mappe, in un’analisi approfondita e precisa, l’esperto ha evidenziato, a dispetto dell’approfondimento di Doglioni, che quella non è una faglia, e dunque non può essere considerata potenzialmente pericolosa.