Da Mattia Neto a Mary Caracciolo, le spericolate acrobazie politiche di Falcomatà: 33 assessori e 6 vice Sindaci in 11 anni, tanti apertamente di destra. Ecco perchè il Pd si è stancato

Il Partito Democratico non può più rimanere indifferente rispetto alle decisioni del Sindaco (uscente) di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che con la nomina di Mary Caracciolo (ex capogruppo di Forza Italia al Comune) sta sancendo la rottura finale con il proprio partito. In 11 anni di storia tutte le spericolate manovre del primo cittadino reggino con 33 assessori e sei vice sindaci, tanti apertamente di destra

Probabilmente sono anche di più, perchè tenere il conto è impresa ardua anche per gli osservatori più attenti e per gli archivi più precisi. In 11 anni da Sindaco di Reggio Calabria, infatti, Falcomatà non è mai riuscito a dare stabilità alla propria squadra di Governo: ha cambiato almeno 33 assessori e 6 vice Sindaci con continui e frequenti rimpasti di Giunta. Scorrendo i nomi delle sue squadre diu governo, ribaltate e rimpastate in continuazione come se gli assessori e i vice sindaci fossero batteri del lievito madre, possiamo ricostruire anche la parabola personale delle amicizie di Falcomatà, i compagni del calcetto, quelli del fantacalcio, gli amici perduti e quelli trovati per strada, che ha catapultato nella propria azione politica confondendo la sfera personale e privata con quella pubblica e istituzionale.

La prima Giunta del 2014

La prima Giunta, quella del 2014 presentata con tutti i migliori auspici della città per un Sindaco giovane che arriva dopo due anni di commissariamento, viene presentata a Santa Venere per dare attenzione alle periferie ed era senza ombra di dubbio la migliore per qualità tecnica, professionalità e anche spessore politico. C’erano quattro donne: Angela Marcianò, Agata Quattrone, Patrizia Nardi e Mattia Neto, e poi Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Nino Zimbalatti, Armando Neri e Saverio Anghelone (quest’ultimo vice Sindaco). Per capire cos’è stato in grado di combinare Falcomatà in questi undici anni, basta andare a vedere che fine hanno fatto le figure che aveva scelto all’inizio del suo percorso: Angela Marcianò si è candidata contro di lui alle successive comunali; Saverio Anghelone, Armando Neri e Nino Zimbalatti sono tutti passati al Centrodestra; con Giovanni Muraca ha litigato per un posto in Consiglio Regionale; le altre tre donne le ha fatte evaporare dopo pochissimo tempo nonostante avessero lavorato bene, certamente molto meglio di tutti coloro che il Sindaco ha scelto in seguito. Agata Quattrone, forse la più buona con Falcomatà di tutta quella squadra, pubblica libri in cui denuncia la sua “limitata visione politica.

Il primo rimpasto nel 2016, i cambi del 2019 e del 2020

Il primo rimpasto di Giunta, infatti, è già nel 2016. Passano solo due anni e Falcomatà già cambia il vice Sindaco, toglie Anghelone e sceglie Neri. Oggi entrambi nel Centrodestra. Inoltre, nomina Irene Calabrò, Anna Nucera e Lucia Anita Nucera al posto delle donne che stavano operando bene. Non sia mai.

Passano altri due anni e c’è un nuovo rimpasto, con la nomina di Mariangela Cama.

Nel 2020 ci sono le elezioni comunali, rinviate di un anno rispetto alla naturale scadenza tra l’accorpamento delle amministrative delle città metropolitane e la pandemia di Covid-19, e Falcomatà riesce a vincere al ballottaggio su Minicuci pur perdendo 14 mila voti rispetto al 2014 e fermandosi al 37% di consenso al primo turno, a differenza del 61% di sei anni prima. Il crollo del consenso del Sindaco non porta alcun miglioramento della propria azione politica, e il secondo tempo sarà peggio del primo. Non solo nella gestione della città, ma anche per quanto riguarda i rapporti politici e personali.

Il caso di Tonino Perna

Il nuovo vice Sindaco è Tonino Perna, storico e autorevole esponente della sinistra reggina che dopo un anno si dimetterà al veleno, pubblicando un libro intitolato “Pensavo fosse amore…” in cui racconta i suoi 385 giorni a Palazzo San Giorgio rivelando indiscrezioni e retroscena sulla pessima gestione della cosa pubblica da parte del Sindaco, utilizzando per Falcomatà parole durissime del tipo “dovrebbe essere studiato da uno psicanalista“. E stiamo parlando di un autorevole professore ordinario di sociologia, già Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte, oltre che di un amico fraterno del padre di Falcomatà, Italo, e di una figura storica della sinistra reggina. Unica figura di rilievo politico che Falcomatà ha messo al suo fianco in questi anni, e con cui ha rotto in pochissimo tempo sostituendolo con un fedelissimo yesman.

Nella nuova Giunta post elezioni – infatti – era già entrato per la prima volta Paolo Brunetti, premiato dopo aver disastrato la città da consigliere delegato alla manutenzione idrica nel “primo tempo” di Falcomatà, che poi diventa il fedelissimo di Falcomatà, l’unico che riesce a stargli al fianco per quattro anni come un cagnolino al guinzaglio, tanto da rimanere su indicazione del Sindaco quale “facente funzioni” durante la sospensione per i guai giudiziari di Falcomatà, proprio al posto di Tonino Perna (!), e adesso dopo l’elezione in Consiglio Regionale.

“Nci lisciu u pilu” e le idee confuse su Giuggy: Falcomatà litiga con tutti

In quella nuova squadra di Governo entrano anche Rocco Albanese, Demetrio Delfino, Giuggi Palmenta e Rosanna Scopelliti, fino a due anni prima deputato eletto su scelta di Giuseppe Scopelliti nella lista del PdL guidato da Silvio Berlusconi. Anche lei verrà epurata da Falcomatà dopo poco tempo, d’altronde Rosanna non è Brunetti. Così come Rocco Albanese, oggi in Forza Italia dopo 65 anni nel Pd (riecheggia ancora l’epica intervista, ora ‘nci lisciu u pilu) e Demetrio Delfino, altro riferimento identitario della sinistra reggina che oggi con Falcomatà si saluta a stento. Il secondo tempo di Falcomatà è molto più litigioso del primo, che già non era stato particolarmente armonioso. Giuggi Palmenta, invece, verrà cacciata da Falcomatà dopo il ritorno dalla sospensione, perchè considerata “inadeguata“. Passerà pochissimo tempo, e la richiamerà dentro.

Non è la storia di un manicomio, ma quella degli ultimi 11 anni a Palazzo San Giorgio. E non è ancora finita. Il Pd prova a riprendere i propri spazi quando Falcomatà viene sospeso, nominando in Giunta Mimmetto Battaglia, Francesco Gangemi e Angela Martino. Quando torna Falcomatà, però, è un uomo nuovo. Ha nuovi amici, rompe di nuovo con il Pd, caccia via in malo modo Angela (anche la sua è una famiglia storica della sinistra reggina) e porta in Giunta per la prima volta il nuovo compagno di viaggi, palestra e fantacalcio Carmelo Romeo varando dopo tre mesi di litigi con il partito una Giunta tutta nuova con Paolo Malara, Elisa Zoccali, Franco Costantino, Marisa Lanucara e Anna Briante. Gli unici a rimanere della precedente Giunta sono il buon Paolino Brunetti, scodinzolante, sempre vice Sindaco, e Mimmetto Battaglia, unica espressione di partito (neanche tanto digerita dal Sindaco).

Nel 2025 il degrado diventa tale che il Pd non ci sta più

Passano pochi mesi, e il 12 aprile 2025 Falcomatà delizia la città con il ribaltone più clamoroso di tutti: torna dentro Giuggi Palmenta, che adesso non è più così “inadeguata” come un anno prima, e soprattutto, rullo di tamburi, entra nientepopodimeno che Filippo Burrone, noto repartista della Coop. E non stiamo scherzando: è la sua storia, il suo curriculum. Dalla guida del carrello elevatore (qualche ex collega assicura che neanche lo sapesse manovrare così bene, ma fosse questo il problema…) ad un incarico in Giunta in una Città Metropolitana con stipendio di 9 mila euro al mese e l’incarico di occuparsi di acqua e rifiuti, i due principali problemi della città.

Tutto questo dopo pochi mesi dalla nomina di Filippo Sorgonà a capo ufficio stampa del Comune, evidentemente confuso da Falcomatà con un centro sociale.

Sono passati neanche sette mesi, e Falcomatà cambia nuovamente la Giunta in questi giorni. Necessariamente, vuole epurare coloro che non lo hanno sostenuto alle elezioni regionali (anziché interrogarsi sul perchè di questo mancato consenso neanche tra i suoi fedelissimi). E allora via alle purghe staliniane: via, tra gli altri, il mitico Filippo Quartuccio, storico delegato alla cultura (!!!) del Sindaco. Falcomatà non aveva mai pensato neanche per un secondo di cacciarlo quando, nel 2020, Quartuccio era stato coinvolto nell’inchiesta Helios accusato dai magistrati della Dda di Reggio Calabria di tentata concussione per aver chiesto di promuovere il padre, già dipendente Avr, a caposquadra. E neanche poi quando ha patteggiato una condanna al carcere per firme false alle elezioni. Andava tutto bene, purché sostenesse Falcomatà. Ma alle Regionali ha votato Muraca, e allora adesso va fatto fuori.

Via anche Briante e Malara, entrano in Giunta Alex Tripodi, Anna Maria Curatola e Mary Caracciolo, quest’ultima già capogruppo di Forza Italia a Palazzo San Giorgio dal 2018 al 2020. Durissime le sue parole contro Falcomatà, fino a pochi anni fa: era uno dei principali esponenti dell’opposizione cittadina e alle elezioni comunali del 2020 è candidata nella lista di Forza Italia, dove è arrivata undicesima con 640 voti. Ecco perchè il Pd non ci sta più. Non può più rimanere in silenzio.

Anche perchè intanto in questi anni alla Città Metropolitana Falcomatà ha bruciato il rapporto, anche personale, con Riccardo Mauro (vice Sindaco fino al 2020, oggi vicinissimo a Forza Italia) e anche con Carmelo Versace, con cui da anni c’è una accesa rivalità. Sono sei vice sindaci e 33 assessori (ma sicuramente ne abbiamo dimenticato qualcuno!), in molti provenienti dalla destra e tanti altri poi tornati o passati al centrodestra. Nessuno può sorprendersi se il Pd, adesso, valuta provvedimenti clamorosi. Persino l’espulsione. In qualsiasi altro partito, un Sindaco che si fosse comportato così sarebbe stato espulso già da molto tempo. I vertici dem continueranno ad essere così morbidi e accondiscendenti ancora adesso?