La notizia del giorno, lanciata da Bloomberg riportando le parole dell’ambasciatore Usa alla Nato Matthew Whitaker, è che l’Italia non può inserire l’investimento per realizzare il Ponte sullo Stretto nel conteggio delle spese militari volte a raggiungere il 5% del Pil nell’ambito del recente accordo della NATO. È “molto importante“, ha detto il diplomatico, che l’obiettivo del 5% si riferisca specificamente alla difesa e alle spese correlate e che l’impegno sia “assunto con fermezza”. Apriti cielo. Dalla sinistra italiana si è levato un incomprensibile urlo di scandalo, totalmente ingiustificato e fuorviante (a maggior ragione per chi critica l’Amministrazione di Donald Trump e la necessità di incrementare le spese militari!).
Ma soprattutto, per l’ennesima volta la sinistra dimostra di non averci capito nulla. A chiarire tutto è stato subito il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in una nota ufficiale: “L’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità irrinunciabile. L’opera è già interamente finanziata“. Ed è questo il punto della questione.
Il Ponte sullo Stretto è già finanziato con fondi pubblici a prescindere da eventuali contributi UE o NATO (che sarebbero solo questione di contabilità)
Il Governo Meloni ha fatto quello che nessun altro aveva mai avuto il coraggio di fare: finanziare interamente il Ponte sullo Stretto con fondi pubblici, 13,5 miliardi di euro già inseriti nel DEF 2024 e poi nella Finanziaria 2025. Soldi stanziati, nero su bianco, a bilancio dello Stato. Il costo dell’opera sarà distribuito su sette anni: briciole nei conti pubblici. Per avere un termine di paragone, il Reddito di Cittadinanza costava 8 miliardi l’anno, quasi il doppio: in 18 mesi si sarebbe potuto costruire un Ponte. Eppure nessuno a sinistra si scandalizzava allora. La sinistra, invece, per anni ha urlato che per il Ponte non c’erano i soldi, che non si poteva fare perchè costava troppo, e invece il governo Meloni è riuscito – pur mantenendo sempre in ordine i conti dello Stato – a finanziare interamente l’opera.
Il Ponte sullo Stretto rappresenta il più grande investimento della storia d’Italia nel Sud. Una rivoluzione infrastrutturale, occupazionale e sociale che dovrebbe unire tutti in un progetto di crescita nazionale. E invece no. La sinistra, fedele al suo ruolo di opposizione sterile e distruttiva, si inventa l’ennesima fake news: “il Ponte non si farà perché non approvato dagli USA”. Una menzogna colossale.
La verità sulle spese militari NATO e il cortocircuito della sinistra
La verità è che il Governo, con un’intuizione strategica, aveva valutato la possibilità di inserire questa spesa nel capitolo delle spese militari per raggiungere l’obiettivo del 5% del Pil richiesto dalla NATO. Non per ingannare nessuno, ma per non gravare ulteriormente sui conti pubblici con nuove spese in armamenti. Un’operazione intelligente, che avrebbe trasformato un’opera pubblica – già finanziata – in una voce utile anche ai fini militari, vista la strategicità logistica del Ponte.
E qui casca l’asino. Oggi gli USA hanno espresso parere contrario, e cosa fa la sinistra? Quella stessa sinistra che insulta ogni giorno Trump e l’America, improvvisamente si aggrappa a Washington pur di gettare fango sull’Italia e contro Salvini. Alla faccia della coerenza!
Non hanno capito niente. Non hanno capito che il Ponte si fa comunque. Non hanno capito che, se non dovesse rientrare nel capitolo “militare”, l’Italia dovrà spendere ancora di più per armamenti. Quelli che loro non vogliono per ideologia! E quindi remano contro i conti pubblici, contro gli italiani, contro il Sud e persino contro i loro stessi fantomatici valori e ideali! Una posizione profondamente anti-italiana.
Il finanziamento con i soldi pubblici è il più bel risultato di buona politica per l’Italia
Ancora più ridicola la polemica sul fatto che il Ponte venga finanziato con soldi pubblici. Ma con cosa si sono fatte tutte le grandi opere di questo Paese? Il MOSE di Venezia? La TAV Torino-Lione? Il TAP? Tutti realizzati con fondi pubblici. Perché mai il Ponte dovrebbe essere diverso? Il vero scandalo non è usare soldi pubblici, ma il contrario: che per decenni al Mezzogiorno siano stati negati investimenti e infrastrutture.
Questa è la verità che la sinistra non vuole vedere: il Ponte non solo si farà, ma sarà il simbolo della rinascita del Sud e dell’Italia intera. A dispetto dei catastrofisti, dei gufi e dei professionisti del no. I loro slogan ideologici e le loro bugie si scioglieranno davanti alla concretezza dei cantieri, ormai imminenti.
Stucchevole ricordare che fino a un anno fa i No-Ponte tuonavano che “non c’è un progetto e non ci sono i soldi“. Oggi c’è un progetto definitivo approvato dal Cipess, ci sono i soldi in legge di bilancio e allora dicono che non si deve fare con soldi pubblici. Insomma, sempre qualcosa per dire di no… Ancora una volta, la sinistra si dimostra cieca, rancorosa, prigioniera delle proprie ossessioni. Disinteressata al bene dei cittadini, incapace di proporre, capace solo di distruggere. Ma il governo Meloni è solido e il Ponte sullo Stretto sarà – come già accaduto con il MOSE, il TAP, l’alta velocità ferroviaria e tutte le grandi opere della storia d’Italia – la più grande sconfitta politica e culturale di chi ha campato politicamente per decenni sul no, sull’odio e sulle fake news. Speculando per avere il becero consenso di qualche estremista e fanatico che vive di paure sul futuro.



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