Il Presidente dell’Associazione Amici del Ponte dello Stretto, Prof. Veronese Simone ha inviato al Direttore di StrettoWeb una lettera avente oggetto: “PD e M5S, due pesi e due misure: si attacca la spesa del Ponte ma non quella della Metro C”. Ecco il testo integrale della lettera: “Caro Direttore, in questi mesi assistiamo all’ennesima polemica a orologeria contro il Ponte sullo Stretto. Una parte politica – il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle – continua a dipingere il progetto come spreco, mentre davanti ad altre opere, spesso più onerose e con cronache di ritardi pluriennali, si tace o si minimizza. È una disparità lampante: due pesi e due misure. Lo dico con chiarezza: chi è contro il Ponte in questo momento è contro il Mezzogiorno, la Calabria e la Sicilia. Non è più solo una discussione tecnica: è la cartina di tornasole di una visione del Paese che continua a considerare il Sud come un’appendice, a cui concedere il minimo indispensabile”.
“Il caso emblematico della Metropolitana C
Prendiamo un esempio sotto gli occhi di tutti: la Metropolitana C di Roma. È un’opera strategica per la Capitale, sostenuta dall’amministrazione guidata dal sindaco Gualtieri (PD). Eppure, nella spesa per la Metro C nessuno ha sollevato il mantra “prima ospedali, prima strade, prima scuole”. Questo refrain, che rispunta puntualmente, si sente quasi esclusivamente quando si parla di infrastrutture al Sud.
Quando l’investimento è a Nord o nella Capitale, i fondi diventano “necessari”, “europei”, “di visione”. Quando si parla di Calabria e Sicilia, improvvisamente si attiva la contabilità moralistica: “non si può, ci sono altre priorità”. Il risultato è sempre lo stesso: bloccare, rinviare, non fare.
La narrazione strumentale sui costi
Le polemiche sui costi del Ponte sono strumentali. Nessuno nega che si tratti di un’opera complessa, ma è così per tutte le grandi infrastrutture. L’unica differenza è l’indirizzo politico: sostenere senza se e senza ma i cantieri quando servono ad alcuni territori, demonizzarli quando riguardano il Mezzogiorno.
Eppure il Ponte non è un capriccio: è un asse strategico nazionale ed euro-mediterraneo, capace di integrare filiere logistiche, porti, retroporti, alta velocità e corridoi TEN-T. Significa lavoro qualificato, trasferimento tecnologico, cantieri che creano competenze e indotto, sicurezza e continuità territoriale tra due Regioni oggi separate da un braccio di mare dove la mobilità è spesso ostaggio del meteo e dei collegamenti.
Un Paese moderno investe ovunque, non “a macchia di leopardo”
Un Paese moderno, europeo e competitivo investe in infrastrutture ovunque, non a macchia di leopardo. Su questo, il Governo – e in particolare il Ministro Matteo Salvini – sta facendo la cosa giusta: puntare su opere che uniscono, accelerano, modernizzano. È la strada per ridurre i divari, non per acuirli.
Chi pensa che il Sud possa crescere senza grandi opere, si condanna da solo a un assistenzialismo sterile. Le comunità non chiedono sussidi: chiedono cantieri, lavoro, collegamenti, opportunità.
Basta ipocrisie: i cittadini meritano coerenza Se davvero PD e M5S ritengono che “prima vengano ospedali, strade e scuole”, allora abbiano il coraggio di applicare lo stesso principio a ogni opera del Paese, dalla Metro C alle grandi infrastrutture del Nord. Altrimenti è solo propaganda: bloccare il Sud e sbloccare il resto. Il Mezzogiorno non è una terra da pacificare con promesse a costo zero. È un motore che, se messo in condizione di correre, trascina l’Italia nel Mediterraneo allargato, verso scambi, turismo, logistica, ricerca, energia.
La posizione dell’Associazione “Amici del Ponte sullo Stretto”
La nostra posizione è chiara:
1. Sostegno pieno al Ponte sullo Stretto come opera nazionale strategica e sostenibile, da accompagnare con alta velocità, portualità e viabilità di adduzione su entrambe le sponde.
2. Rifiuto della doppia morale: le valutazioni su costi e benefici si fanno con gli stessi criteri ovunque, non a seconda della latitudine o della convenienza politica.
3. Trasparenza e cantieri: regole chiare, cronoprogrammi pubblici, monitoraggio civico e massimo coinvolgimento delle comunità locali e del mondo produttivo.
Il Ponte non è solo cemento e acciaio: è una scelta di Paese. E le scelte contano. O decidiamo di unire, crescere e competere, oppure accettiamo che l’Italia resti divisa in serie A e serie B. Lo ribadisco: oggi, chi è contro il Ponte è contro il Mezzogiorno, contro la Calabria e contro la Sicilia. E contro il loro diritto ad avere le stesse opportunità del resto d’Italia”.



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