Negli ultimi anni il mondo del fitness ha assistito a un’ascesa straordinaria di una disciplina che sta cambiando il modo di allenarsi: l’allenamento funzionale. Non è un semplice trend passeggero, ma un approccio completo al movimento, capace di migliorare forza, coordinazione, resistenza ed equilibrio in maniera naturale e dinamica.
Sempre più persone si avvicinano a questa pratica, attratte dalla varietà degli esercizi che richiamano i gesti quotidiani e dai benefici concreti per la postura e la prevenzione degli infortuni. Anche i professionisti del settore investono nella formazione continua, aggiornandosi su nuove tecniche e metodologie per offrire programmi sempre più efficaci e personalizzati.
Tra questi spicca Elisa Zumbo, trainer, docente e personal trainer di Reggio Calabria. Per lei l’allenamento funzionale non è solo una professione, ma una vera passione. Con serietà e competenza, Elisa riesce a trasmettere energia e motivazione a chi si affida a lei, accompagnando ogni persona in un percorso di crescita continua. La sua curiosità, la voglia di confrontarsi con altri esperti e di mettersi sempre in gioco la rendono una figura in costante evoluzione, pronta a proporre nuove soluzioni per il benessere dei suoi allievi, con determinazione, grinta e un sorriso contagioso.
Abbiamo avuto con lei una lunga e stimolante conversazione sul mondo del fitness, un settore in cui è impegnata attivamente, e che qui riassumiamo attraverso riflessioni e punti di vista preziosi.
Oltre numeri e performance: ascoltare il corpo per allenarsi meglio
Nel fitness, spesso l’attenzione è rivolta a numeri e prestazioni: quanti chili sollevati, quante ripetizioni completate, quanti secondi di plank mantenuti. Ma dietro questi risultati c’è qualcosa di più profondo che spesso viene trascurato: il linguaggio del corpo. Imparare ad ascoltarlo non è solo un atto di attenzione, ma un metodo per allenarsi in modo più efficace, prevenire infortuni e sviluppare un movimento armonioso.
L’allenamento funzionale, per sua natura, invita a questo ascolto. Non si tratta di una sequenza rigida di esercizi da replicare meccanicamente, ma di un dialogo costante tra mente e corpo, tra percezione e movimento.
Il corpo come maestro: imparare a percepirlo
Ogni nostro movimento non è un’esecuzione meccanica. Il sistema nervoso centrale non si limita a impartire ordini, ma adatta continuamente i gesti alle micro-variabili: appoggio del piede, equilibrio, livello di stanchezza, persino lo stato emotivo.
Nikolaj Bernstein, neuroscienziato russo, definiva questa “variabilità motoria” una strategia vincente dell’organismo: non un errore, ma una soluzione intelligente per affrontare ogni situazione. Un piede che si sposta leggermente durante un push-press, ad esempio, potrebbe non essere un difetto da correggere con rigidità, ma un modo con cui il corpo cerca stabilità.
Allenarsi in modo funzionale significa lasciare spazio a queste micro-regolazioni, abbandonando l’idea di una forma perfetta e artificiale. L’obiettivo è scoprire il proprio movimento, efficiente e sicuro.
Il ruolo dell’ascolto: il trainer come facilitatore
Molti allenatori si vedono come correttori: aggiustano posture, richiamano tempi, impongono schemi. Ma un approccio più raffinato è quello del facilitatore, che osserva con attenzione, coglie segnali sottili – un respiro teso, una spalla sollevata, un’espressione di disagio – e invita l’allievo a esplorare.
Domande come “Come ti senti mentre lo fai?” o “Cosa percepisci in questo movimento?” possono aprire una consapevolezza che nessuna scheda tecnica saprà mai trasmettere. Non si tratta di rallentare, ma di allenare tutto il sistema corpo-mente.
I benefici di un approccio consapevole
Allenarsi con questa attenzione porta vantaggi che vanno ben oltre il tono muscolare o la forza:
Migliore propriocezione: percepire il corpo nello spazio, utile per la vita quotidiana e per ridurre cadute e infortuni.
Adattamento intelligente: il corpo diventa più reattivo e capace di rispondere a variazioni.
Benessere mentale: un rapporto più positivo con il proprio corpo aiuta a superare insicurezze e blocchi emotivi.
Risultati duraturi: imparando a muoversi meglio si evitano compensazioni scorrette e si costruisce una pratica sostenibile nel tempo.
Una routine tipo di allenamento funzionale
- Riscaldamento: movimenti lenti e variati per prendere contatto con il corpo.
- Core functional: esercizi come plank, squat, hinge con pause consapevoli per percepire le sensazioni.
- Circuiti a bassa intensità: concentrati sulla precisione del gesto, non sulla velocità.
- Defaticamento: momento di riflessione sulle sensazioni fisiche ed emotive.
Esempi pratici? Brevi pause contemplative per sentire il respiro, micro-varianti nello stesso esercizio per stimolare l’adattamento, e domande consapevoli per creare un dialogo tra trainer e allievo.
Errori comuni da evitare
- Correggere meccanicamente senza considerare il contesto.
- Trascurare la fase iniziale di ascolto.
- Focalizzarsi sulla “forma perfetta” anziché sull’adattamento personale.
- Ignorare segnali di stress o stanchezza.
Il corpo è un sistema complesso e intelligente. Trattarlo solo come un mezzo da plasmare è riduttivo. L’allenamento funzionale, nella sua essenza più autentica, ci invita a rispettarlo come un maestro che ha molto da insegnare.
Allenarsi con il corpo, non contro
Imparare ad ascoltare il corpo non significa rinunciare all’intensità o alla tecnica. Significa costruire una relazione più profonda e autentica con il movimento. Ed è proprio questa relazione a fare la differenza tra un allenamento che stanca e uno che trasforma.



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