di Francesco Marrapodi – Siamo diventati reliquie viventi ormai, testimoni diretti di una civiltà millenaria; eppure dimenticati, ridotti a conseguenze passive di un patrimonio che il mondo ci invidia ma che noi stessi sembriamo aver dimenticato. Perché una cosa è non vedere, un’altra — ben più grave — è rifiutarsi di vedere. Nelson Mandela diceva: “Sappiamo cosa deve essere fatto. Tutto ciò che manca è la volontà di farlo.” Ed è proprio questa volontà che oggi manca a noi e a chi dovrebbe guidarci nel cammino che conduce al riscatto della nostra terra.
La Calabria, e in particolare la Locride, possiede un tesoro sepolto sotto secoli di abbandono e disillusione
La Calabria, e in particolare la Locride, possiede un tesoro sepolto sotto secoli di abbandono e disillusione. Si tratta di una ricchezza più rara dell’oro più puro, più preziosa di mille miniere di diamanti. È la nitida ricchezza che scorre dalle viscere dell’Aspromonte. È l’acqua! La più preziosa e indispensabile delle risorse umane, naturale e strategica. Una fonte inesauribile di vita e di sviluppo per il mondo. Se Archimede vivesse oggi e da Siracusa avrebbe portato il suo genio qui, non avrebbe detto “Datemi una leva e vi solleverò il mondo”, ma piuttosto: “Costruitemi dighe, e vi renderò liberi, prosperi e sovrani.”
Sì, sovrani. Perché l’acqua che sgorga dalle nostre montagne non è solo un bene naturale: è un atto politico, una sfida al sistema che ci vuole eterni subalterni. Miliardi di metri cubi che ogni anno si riversano a mare senza controllo, mentre in agricoltura e anche per uso domestico, compriamo l’acqua da società straniere pagandola come fossero barili di petrolio. È questo il grande paradosso: la Regione con l’acqua potabile più pura d’Europa ridotta a comprarla da forestieri. Un’assurdità, un’ingiustizia, uno schiaffo alla dignità e allo spreco. E allora cosa aspettiamo? Dove sono le istituzioni, i visionari, i coraggiosi? Dove sono i nuovi costruttori di futuro? Le istituzioni regionali hanno il dovere di intervenire. È ora di pianificare, progettare, investire seriamente nella costruzione di dighe e sistemi di raccolta idrica, per trasformare questa ricchezza in sviluppo. Un’azione strategica che non solo abbasserebbe i costi per i cittadini, ma aprirebbe anche una nuova stagione per l’agricoltura calabrese.
La Locride, grazie al suo microclima favorevole, potrebbe diventare un polo agricolo d’eccellenza
La Locride, grazie al suo microclima favorevole, potrebbe diventare un polo agricolo d’eccellenza, capace di produrre tutto l’anno e di generare lavoro, export e ricchezza sostenibile. L’acqua è potere, è agricoltura, è industria, è dignità. Con le giuste infrastrutture potremmo trasformare la Locride in un giardino fertile, ridare vita ai borghi, trattenere i giovani, invertire l’emorragia dello spopolamento. È tempo di alzare lo sguardo insomma, di uscire dalla rassegnazione e iniziare a trattare questo nostro piccolo lembo di paradiso con il rispetto che merita. La Locride è una Regina, e non una serva. E il futuro, e il riscatto, e il benessere sociale della nostra terra, non si chiede come si chiede l’elemosina, si pretende come una cosa che spetta di diritto!



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