È un giorno triste per la storia del calcio italiano. Oggi, 13 maggio 2025, la Sampdoria è ufficialmente retrocessa in Serie C per la prima volta nei suoi 78 anni di storia. Il pareggio per 0-0 sul campo della Juve Stabia ha condannato i blucerchiati a un destino che fino a pochi anni fa sembrava impensabile. Una caduta verticale che lascia attoniti tifosi, appassionati e addetti ai lavori, considerando il blasone, la storia e la tradizione di una società che ha scritto pagine indimenticabili del calcio italiano ed europeo.
Dalla Serie A all’inferno: tre anni di incubo
Soltanto nel 2022 la Samp giocava in Serie A. Tre anni fa affrontava le big del nostro campionato, ospitava i riflettori di San Siro, lottava per la salvezza ma comunque nella massima serie. Un passato recente che stride con la dura realtà di oggi. Il crollo è stato rapido, inesorabile, amplificato da cambi e scossoni societari, instabilità tecnica e difficoltà varie che hanno reso impossibile qualsiasi forma di progettualità. La retrocessione in Serie C è solo l’ultima tappa di un declino iniziato già da tempo, ma che nessuno si aspettava potesse arrivare fino a questo punto.
La rosa 2024-25, almeno sulla carta, non era costruita per lottare per la salvezza. Nomi di esperienza e talento, un mix tra giovani promesse e giocatori affermati che avrebbe dovuto garantire ben altri risultati. E invece, giornata dopo giornata, la Sampdoria ha perso certezze, entusiasmo e identità. Neppure il calore del Ferraris è riuscito a scuotere una squadra svuotata, smarrita, lontana parente di quella che fino a poco tempo fa incantava i campi d’Europa.
Dai fasti europei con Cassano e Pazzini alle lacrime di oggi
Basta tornare indietro di una quindicina d’anni per trovare una Sampdoria protagonista in Europa. L’era di Antonio Cassano e Giampaolo Pazzini, quella delle notti magiche al “Ferraris”, dei duelli con Werder Brema, di un quarto posto in Serie A e della qualificazione ai preliminari di Champions League. Era il 2010, e la Samp sognava in grande. Una squadra che, pur tra alti e bassi, sapeva offrire un calcio spettacolare, appassionato, spesso vincente. Un orgoglio per la città di Genova e per il calcio italiano.
L’eco gloriosa degli anni ‘90: lo Scudetto, Wembley e la leggenda
Ma il vero apice della storia blucerchiata risale agli anni ’90, quando la Sampdoria di Vujadin Boškov, trainata da fuoriclasse come Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Attilio Lombardo e Pietro Vierchowod, conquistava lo Scudetto nella stagione 1990-91, battendo Milan, Inter e Juventus. L’anno successivo arrivava addirittura alla finale di Coppa dei Campioni a Wembley, sfiorando la gloria contro il Barcellona. Quelle immagini restano scolpite nella memoria collettiva: il cielo a strisce blucerchiate, lo stile elegante e offensivo, il sogno europeo.
Oggi il punto più basso
Ed è proprio alla luce di questa storia straordinaria che la retrocessione odierna appare ancora più drammatica. La Serie C è un territorio inesplorato per la Sampdoria, mai scesa oltre la cadetteria fino ad oggi. Una macchia indelebile in una storia gloriosa, un colpo durissimo per una tifoseria fedele e passionale, che merita palcoscenici ben diversi. Il futuro è incerto. La rinascita sarà complessa e richiederà scelte coraggiose, investimenti mirati, una nuova visione. Ma oggi, più di ogni altra cosa, il calcio piange, perché perde, almeno per ora, uno dei suoi simboli più romantici. La Sampdoria è in Serie C. E nessuno, davvero nessuno, avrebbe mai pensato di doverlo scrivere.




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