Non ci meravigliamo, in realtà. In una città in cui spesso si fa fatica a comprendere e interpretare un articolo di poche righe – anche perché spesso ci si ferma soltanto al titolo, sparando a zero e accusando a destra e a manca i protagonisti della storia o gli autori del pezzo – non potevamo aspettarci che si potesse comprendere il dispositivo di una sentenza. Il dispositivo in questione riguarda la decisione della Corte Sportiva d’Appello sul reclamo d’urgenza della Reggina relativamente alle porte chiuse per la finale playoff contro la Scafatese.
Com’è noto, nella giornata di martedì il Giudice Sportivo ha inflitto 3 mila euro di multa e la partita a porte chiuse agli amaranto per la recidiva sul lancio di fumogeni e bottigliette, ma soprattutto per l’ingresso di sostenitori nell’area degli spogliatoi all’intervallo e nel terreno di gioco a fine gara, sotto gli occhi del Commissario di campo. A Reggio Calabria si è gridato al complotto, come se fosse normale l’accesso di chiunque in un’area riservata. La società, come prevedibile, ha presentato il reclamo – di urgenza – e ha ottenuto le porte aperte per la finale playoff di domenica.
Ma… c’è un “ma” enorme. E riguarda la sentenza nello specifico, ovvero il testo del dispositivo che precisa l’esito: “la Corte Sportiva d’Appello respinge il reclamo in epigrafe e, per l’effetto, annulla la sanzione dell’obbligo di disputare 1 gara a porte chiuse e infligge la più grave sanzione della squalifica del campo per 1 giornata, da scontare dalla seconda giornata di gara successiva alla data di pubblicazione della presente decisione”.
Il dispositivo, dunque, parla chiaro. Il ricorso è respinto. Le porte aperte per domenica non significano reclamo accolto né esenzione del club da colpevolezza. La colpevolezza, anzi, rimane. E la sanzione è anche peggiore, in quanto si parla di “più grave sanzione” e di squalifica del campo. Ma alla Reggina ha fatto comodo eliminare le prime righe della decisione del dispositivo. Questa la nota ufficiale degli amaranto: “La Corte Sportiva D’Appello annulla la sanzione dell’obbligo di disputare 1 gara a porte chiuse e infligge la più grave sanzione della squalifica del campo per 1 giornata, da scontare dalla seconda giornata di gara successiva alla data di pubblicazione della presente decisione”.
Volutamente – e strategicamente – la Reggina ha omesso la primissima parte, che parla chiaramente di “reclamo respinto”. Un’omissione importante, sintomo della propaganda del club propinata da due anni agli allocchi, pronti a “bersi” qualsiasi comunicato considerato come fosse la Bibbia. E qui non è neanche farina del loro sacco. E’ una nota della Corte Sportiva d’Appello da cui è stata rimossa una parte, importante. Ma cosa significa reclamo respinto? Significa che la colpevolezza rimane. In attesa di leggere le motivazioni, viene difatti confermato quanto accaduto durante Reggina-Vibonese.
Intanto, però, la propaganda mandata avanti dal club ha – come detto – ingannato i soliti distratti e disattenti. In tanti, infatti, hanno parlato – e scritto – di ricorso accolto, vinto, esultando con enfasi per la decisione scelta. Addirittura la stessa enfasi è stata espressa dal sindaco Falcomatà e dal DG amaranto Giuseppe Praticò. Ma non si sono accorti che, non solo il reclamo non è stato accolto, bensì pure che la stangata rimane, è anche ben peggiore e arriverà nella prossima stagione. Anziché esultare, i due avrebbero dovuto controllare con attenzione chi accedeva all’area riservata a fine primo tempo. E avrebbero dovuto anche leggere e rileggere con attenzione il dispositivo.
Il fatto che non sia stato accolto – come erroneamente raccontato e interpretato da tanti – significa che nella prossima stagione la Reggina avrà il campo squalificato per la prima gara interna. E questo potrebbe rappresentare una mazzata anche peggiore delle porte chiuse in una finale playoff. Ipotizziamo, ad esempio, che la Reggina venga ripescata in C. La prima casalinga, dopo due anni nei Dilettanti, potrebbe portare un numero considerevole di tifosi allo stadio, ancor di più se l’avversario dovesse essere il Catania, il Cosenza, magari il Messina, già affrontato alla prima in casa nel ritorno in C con Praticò. Ecco, non sarà possibile, perché il campo è squalificato.
Questo ha portato in dote la decisione di ieri. E’ stata solo annullata la sanzione per domenica. Il reclamo però, lo ribadiamo, è respinto. I fatti commessi rimangono, così come la sanzione “più grave”, che sarà “attiva” per la prossima stagione. Con buona pace di chi – come al solito – non ci ha capito niente…





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