Reggina, adesso che farà Falcomatà? Le carte del Sindaco che un anno fa diceva “non ci possiamo permettere di vivacchiare in serie D”

Reggina, Falcomatà chiamato alla prova finale: dopo le figuracce degli ultimi 10 anni con Tavecchio e Luca Gallo, il Sindaco è chiamato a rimediare agli errori commessi e restituire il glorioso club amaranto alla città. Può farlo: ci riuscirà?

Cosa farà Falcomatà sulla Reggina? Il Sindaco di Reggio Calabria un anno fa diceva e ribadiva per tutta la primavera che “non ci possiamo permettere di vivacchiare in serie D“, avviando un duro scontro con Ballarino poi culminato nell’asta per rilevare il marchio storico del club. Una sfida, quella con l’imprenditore catanese, che Falcomatà ha clamorosamente perduto, tradito dai suoi vice che ancora oggi si battono per sostenere questa disastrosa dirigenza. Versace e Brunetti, anche dopo l’ennesimo fallimento sportivo, continuano ad alimentare il sostegno a Ballarino verso il terzo campionato consecutivo di serie D. E Falcomatà ormai sembra rassegnato, appiattito, all’idea che porterà i suoi bambini per un’altra stagione intera a vedere il calcio dei dilettanti.

Ma davvero il Sindaco ha le mani legate e non può fare nulla per rimediare rispetto agli errori commessi? Il primo cittadino in realtà è l’unico che ha la la posizione formale, e tutte le ragioni pratiche, per restituire la Reggina alla città e liberarla dal giogo politico in cui la sua stessa Amministrazione l’ha messa in ostaggio con la clamorosa scelta di questa dirigenza, preferita ad altre cordate di gran lunga superiori. Dopo il secondo anno consecutivo senza la promozione in serie C, il minimo sindacale per la Reggina che lo stesso Ballarino aveva promesso nel business-plan già per il primo anno, Falcomatà ha il dovere di farsi restituire la Reggina, per metterla sul mercato e darle un futuro migliore.

Se Falcomatà fosse un Sindaco con la Reggina davvero nel cuore…

… oggi stesso convocherebbe Ballarino, che non ha avuto la dignità di fare questo passo in autonomia, e lo inviterebbe a restituire la società che due anni fa ha avuto gratis dal Comune, alla luce dei clamorosi fallimenti riscontrati in due anni di gestione. Falcomatà può farlo non solo alla luce dei risultati sportivi, ma anche sotto il profilo amministrativo: da Sindaco, è il titolare dello Stadio Granillo e del Centro Sportivo Sant’Agata. Il Sindaco, innanzitutto, dovrebbe chiedere conto a Ballarino dei pagamenti arretrati sui canoni di utilizzo di entrambe le strutture pubbliche della città; dovrebbe poi inoltre avere chiarezza sull’eventualità di 3-4 mensilità arretrate lamentate da collaboratori (calciatori compresi), una circostanza che si era già verificata un anno fa. Infine, potrebbe dare il benservito proprio facendo leva sulla gestione di Stadio e Centro Sportivo, che potrebbe decidere di non concedere più a chi non è gradito per aver dimostrato palese incapacità e inadeguatezza rispetto al futuro della Reggina.

Una città lobotomizzata che ha dimenticato cos’è la Reggina

Intanto la città è totalmente lobotomizzata: in tanti, tra tifosi, giornalisti, addetti ai lavori, sono già pronti a calarsi le brache e farsi il terzo anno consecutivo nei Dilettanti senza battere ciglio. Come se fosse normale. Eppure non è mai successo nella storia della Reggina, che questa così blasonata società militasse per tre lunghi anni consecutivi in quarta serie.

Lo abbiamo detto e lo ripetiamo oggi: neanche la serie C può essere sufficiente per la giusta dimensione della Reggina, soprattutto se venisse disputata giusto per salvarsi come è accaduto negli anni di Mimmo Praticò. La Reggina deve ambire quantomeno alla serie B, e quindi una serie C può essere disputata con accettazione sociale soltanto se è approcciata per vincerla. A maggior ragione, figuriamoci se Reggio Calabria può vivere il terzo anno consecutivo nei Dilettanti.

Versace persevera: “per Ballarino parla la sua storia”

Ma la città, dicevamo, è totalmente lobotomizzata. Neanche le offese di Ballarino ai giornalisti, le dichiarazioni forti di personaggi importanti del settore, le parole di Lillo Foti, quelle di Alfredo Auspici, hanno scosso gli animi. Versace persevera nel delirio totale e dice che “Ballarino è un imprenditore che non scopro io stasera, ma lo dimostra la sua storia“, invece sono stati proprio lui e Brunetti con i loro viaggi automobilistici a Catania nella calda estate 2023 mentre al Sant’Agata si consumava il dramma di Saladini, a scoprire dal nulla questo prodigio dell’imprenditoria di cui nessuno conosce la storia. Sappiamo che è un insegnante della scuola elementare di Castel di Judica, 4 mila abitanti in provincia di Catania, e che tra l’altro andrà in pensione tra qualche mese. Prima della scelta di Brunetti e Versace, nessuno a Reggio ne aveva mai sentito parlare neanche per sbaglio. Di quale storia parla Versace, elevando Ballarino ad una sorta di Giovanni Agnelli, Silvio Berlusconi, o Guglielmo Marconi, resta un mistero per tutti.

Ancora più stonate le giustificazioni sulla continua presenza negli spogliatoi dei politici comunali: Versace non ha chiarito se è un tesserato e dirigente del club, a che titolo entra in zona mista, risponde ai giornalisti, frequenta lo spogliatoio. “E’ doveroso“, ha detto, “per stare accanto agli eroi che investono nella nostra terra, altrimenti scappano via“. Di quali investimenti si trattasse, però, non è stato chiarito. Gli imprenditori-eroi che volevano investire in questa terra, e che avevano grandissime disponibilità, non hanno fatto che allontanarli: da Nick Scali e Bandecchi. Multi miliardari che volevano prendere la Reggina per farla grande, e a cui l’Amministrazione Falcomatà ha preferito Nino Ballarino di Castel di Judica.

I tre fallimenti di Falcomatà

La storia dei rapporti tra politica e calcio a Reggio Calabria sono drammatici: Falcomatà ha vissuto da protagonista tre fallimenti del club, e in 11 anni non ne ha azzeccata una. E’ stato lui, ignorando la telefonata di Tavecchio e sottovalutandone la portata, ad accompagnare al fallimento la Reggina di Lillo Foti, la più grande e vincente della storia. Forse sarebbe potuta andare diversamente, o forse no, se solo il Sindaco quella sera avesse chiamato il buon Lillo avvisandolo di quanto appena accaduto con Tavecchio. Ma sono passati dieci anni, andiamo oltre.

Di certo Falcomatà ha tutta la responsabilità di aver allontanato Nick Scali, che quella Reggina la stava rilevando in serie C con tutto il patrimonio sportivo, federale e creditizio, per farla nuovamente grande. “Non vogliamo nuovi Manenti“, la dichiarazione di Falcomatà che allontanò subito il magnate italo-australiano.

Dopo pochi anni la storia si ripete: Falcomatà accompagna al fallimento la Reggina di Mimmo Praticò, un fallimento certificato dalla messa in mora dei calciatori che avevano già inviato alla stampa la convocazione in conferenza stampa per comunicare che non sarebbero scesi in campo contro la Vibonese. Dopo meno di un’ora, arriva il bonifico di Luca Gallo: l’eccentrico imprenditore romano salva la Reggina in extremis e in due anni la rilancia, portandola dai bassifondi della serie C alla lotta per la serie A. Investe nel Centro Sportivo Sant’Agata, porta in riva allo Stretto grandi campioni del calcio quali Denis e Menez, ricostruisce il settore giovanile, assume 96 dipendenti regolarmente contrattualizzati. La città sogna, ma tutti sanno che durerà poco. Gallo è un tipo sui generis: è senza ombra di dubbio vero che ha dimostrato di avere la Reggina a cuore e ha fatto solo bene alla Reggina, che senza di lui sarebbe fallita di nuovo nel 2018 e rimasta chissà quanto nei Dilettanti. Però è sempre quel Gallo che girava con i bodyguard, sin dal primo giorno; che aveva già avuto molti problemi col fisco, prima di arrivare a Reggio Calabria. Sulla Reggina, lui stesso diceva di avere “fretta” di portarla in serie A, insomma era chiaro anche ai bambini che non sarebbe durato. Ma investiva e otteneva risultati, quindi la città intera lo idolatrava e in questo delirio di ubriacatura generale era pienamente coinvolto anche Falcomatà, che scivolava per l’ennesima volta e lo dichiarava cittadino onorario di Reggio Calabria. Una gaffe clamorosa, che emergeva nella propria enormità dopo pochi mesi quando Gallo veniva arrestato e la Reggina piombava di nuovo sull’orlo del fallimento.

Ancora oggi Luca Gallo è cittadino onorario di Reggio Calabria e non ci risulta che Falcomatà abbia neanche avviato l’iter per la revoca del titolo.

Dal tenebroso e controverso mondo di affarismo, politica e calcio, arriva un personaggio del calibro di Felice Saladini: Falcomatà sposa anche lui. Basterebbe questo, forse, per capire come andrà a finire. Infatti ci vuole poco. La grande illusione firmata Pippo Inzaghi, persino lui (!!!) messo in discussione dai super esperti del calcio reggino, dalla Curva e dagli Ultras che la società era riuscita a mettere contro quella squadra fantastica. Una Curva e i gruppi Ultras che allo stadio Granillo 20 anni fa contestavano con violenza la Reggina di Foti colpevole di “salvarsi sempre all’ultima giornata“, in serie A. Due anni fa contestavano duramente la Reggina di Pippo Inzaghi, perchè perdeva con corazzate quali Pisa e Cagliari e alla fine faceva “soltanto” i playoff mancando la promozione diretta in serie A. E oggi quella stessa Curva e quegli stessi Ultras applaudono questa Reggina che non riesce a vincere neanche la serie D!

Falcomatà ha accompagnato il terzo fallimento della propria sindacatura con la fuga ignobile di Saladini, e stavolta si è preso la Reggina sulle spalle con l’amico Ballarino: l’hanno scelto e voluto i suoi vice, lo continuano a difendere e sostenere oltre ogni evidenza.

Ieri la festa per celebrare la permanenza in serie D per il terzo anno consecutivo

Meglio dieci anni di serie D, ma fatti con dignità” diceva Brunetti in quell’estate del 2023. E ieri Ballarino ha rilanciato, “il nostro è un programma di dignità“. Non si capisce cosa ci sia di dignitoso in questo disastro totale e assoluto. Il Comune doveva vigilare, e non l’ha fatto. Ballarino aveva promesso due promozioni in due anni, immediate, dalla D alla B, scritto nero su bianco nel business plan. Aveva promesso la squadra femminile, investimenti nello Stadio e nel Centro sportivo, e non solo non l’ha fatto ma ieri – durante la maxi festa organizzata per celebrare la permanenza in serie D per il terzo anno consecutivo, prima all’Oasi nel pomeriggio e poi da Chicken Friends in una serata di musica, canti, balli e cocktail, – ha detto di aver “mantenuto ogni promessa“. Con quale coraggio?

Come può Falcomatà sopportare questi affronti, queste palesi bugie, queste clamorose prese in giro? Come possono, i tifosi che amano la Reggina e continuano a recarsi allo stadio per le partite dei playoff, non avviare una adeguata contestazione? Quantomeno per non farsi prendere per fessi, almeno non in modo così palese…

Cosa farà Falcomatà?

E il Sindaco cosa farà? Alla fine del prossimo campionato ci saranno le elezioni. Falcomatà può decidere di trovare un minimo, ma ne basta davvero un briciolo, di coraggio e prendere in mano la situazione. Dare il benservito a Ballarino e trovare una soluzione adeguata alla Reggina, rimediando agli errori commessi. Oppure può rimanere così, accompagnando la Reggina che continua a “vivacchiare in serie Danche nell’ultimo anno della sua sindacatura e passare alla storia come il Sindaco dei tre fallimenti e del dilettantismo perpetuo.