Si è conclusa la due giorni istituzionale del Ministro Matteo Salvini e dell’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci tra le due sponde dello Stretto: le due importanti personalità istituzionali che stanno guidando l’avvio della cantierizzazione del Ponte sullo Stretto hanno incontrato i vertici territoriali in Prefettura, ieri pomeriggio a Reggio Calabria e questa mattina a Messina, per attivare percorsi virtuosi a tutela della legalità in vista della delicata fase di inizio dei lavori per la grande opera che collegherà stabilmente Calabria e Sicilia.
Un appuntamento molto importante su un tema critico, su cui il Governo – con il Ministro Salvini – ha deciso di coinvolgere i territori. Eppure l’approccio dei tre Sindaci è stato molto differente. Questi due giorni lasciano in eredità a questo territorio la consapevolezza di avere un solo Sindaco che opera con serietà e statura istituzionale tra i tre Comuni che si affacciano sullo Stretto: è Federico Basile, il primo cittadino peloritano. Non fa parte della Lega, non fa parte del Centrodestra e negli ultimi anni ha messo da parte la propria storica convinzione pro-ponte per essere davvero Sindaco di Messina e dei messinesi, tutti, compresi gli espropriandi, compresi i critici, compresi gli scettici. E anche stavolta, s’è comportato da Sindaco: ha accolto il Ministro Salvini così come ogni Sindaco dovrebbe fare con qualsiasi organo di Governo e di Stato. Gli è stato al fianco dal suo arrivo alla partenza, ha fatto gli onori di casa, ha partecipato al punto stampa con i giornalisti, ha dialogato in modo virtuoso e positivo dando piena disponibilità dell’Ente che presiede al coinvolgimento in tutte le iniziative per tutelare la legalità.
Tutta un’altra storia, invece, dall’altro lato dello Stretto dove Giusi Caminiti (Villa San Giovanni) e Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria) non hanno messo da parte le loro convinzioni ideologiche no-ponte e non hanno rappresentato in modo istituzionale i loro territori. Hanno tradito, per l’ennesima volta, i loro cittadini e hanno agito da militanti politici, da agitatori ideologici, tra l’altro reazionari, assumendo una posizione stucchevole. Infatti hanno tenuto a debita distanza Salvini, come se un vice Ministro della Repubblica e Ministro delle Infrastrutture puzzasse. Non lo hanno accolto nel loro territorio, anzi, Falcomatà lo ha addirittura atteso appoggiato alla transenna chiacchierando con i manifestanti no-ponte, una trentina in tutto compresi un paio di migranti, un noto dirigente di Legambiente, un addetto stampa del Comune, un cagnolino in braccio ad una signora, un consigliere comunale di estrema sinistra che si è arrampicato scalmanato alla transenna fischiando come se fosse l’ultimo dei fanatici incappucciati ad una manifestazione di guerriglia.
Falcomatà e Caminiti, inoltre, si sono espressi in modo molto critico nei confronti delle iniziative volte all’inizio dei lavori e poi hanno abbandonato la Prefettura in anticipo come molti giornalisti schierati che hanno lasciato Ciucci con pochi altri colleghi più seri al punto stampa, solo per riprendere i fischi di questi 30 scalmanati all’uscita del Ministro Salvini. Che li ha salutati con un simpatico bacio rivolto verso di loro.
Anche a Messina erano una trentina fuori dalla Prefettura, guidati da un ex Sindaco come Renato Accorinti: “occuperemo pacificamente i cantieri, in maniera non violenta” ha detto questa mattina. Non si capisce come faranno ad “occupare pacificamente” i cantieri: è un ossimoro, perchè per occuparli significa che dovranno usare la forza. E quindi è bene che il Governo si prepari, in termini di tutela della legalità, non solo nel sacrosanto impegno di prevenzione alle infiltrazioni mafiose, ma anche nella mobilitazione delle forze armate per la prevenzione di occupazioni, attentati e violenze da parte di questi gruppuscoli di facinorosi che seguiranno le orme dei No-TAV in Val di Susa.
Certo che Messina ha fatto un bel salto di qualità, da Accorinti a Basile, negli ultimi anni. Oggi la retroguardia no-ponte s’è spostata nell’altra sponda dello Stretto, con due Sindaci come Falcomatà e Caminiti che agiscono non da istituzioni ma da militanti del Pd, presentano ricorsi contro una grande opera che darà lavoro, ricchezza e sviluppo alla loro terra che evidentemente preferiscono continuare a vedere povera, marginale, depressa. E anche ieri hanno fatto l’ennesima figuraccia istituzionale, negando alle loro città innanzitutto una degna e adeguata rappresentanza, e poi anche l’occasione di ottenere il meglio da un progetto che è il più grande investimento pubblico nella storia del Mezzogiorno e che arriva proprio come ricetta di sviluppo sano e virtuoso, alternativo alle logiche perverse e malate di assistenzialismo – vedi reddito di cittadinanza – tanto caro alla sinistra per mantenere i poveri in eterna povertà.





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