Ponte sullo Stretto, Calabrò del PD si scalda (come al solito): “Messina devastata per 30 anni”. E gli ingegneri rispondono

L'intervento del consigliere messinese del PD Calabrò sul Ponte sullo Stretto oggi in Commissione e la risposta degli esperti
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“Mi scuso se posso sembrare teatrale”. Lo anticipa, almeno. E quindi qualche frase in dialetto, continue frecciate polemiche, monologhi, voce che ora si alza e ora si abbassa, sbracciate frequenti, un gran gesticolare. Si scalda, Felice Calabrò, come al solito. Il consigliere comunale di Messina del PD si arrabbia, quando si parla di Ponte sullo Stretto. Non si dà pace, mai. E, così come gli altri due consiglieri dem – i due Russo – si nasconde dietro il vittimismo della città di Messina travolta dai cantieri per evidenziare la solita contrarietà all’opera e alla Commissione. Stiamo parlando, ovviamente, del Ponte sullo Stretto.

Ospite della seduta della Commissione di oggi, l’ingegnere Scammacca è stato costretto a controbattere a Calabrò. L’esperto, parlando dei cantieri e della realizzazione dei pontili, ha affermato: “la Commissione Via-Vas ha fatto delle prescrizioni sui pontili, per questo è un nostro interesse adempire alle prescrizioni, per legge deve essere così. I pontili sono stati pensati per essere rimossi alla fine del cantiere, in modo che torni tutto come in origine”.

Lo “show” di Calabrò

Questa dichiarazione, non si sa per quale motivo, ha fatto scaldare Calabrò: “le risposte date non sono risposte. Io questa cosa la soffro, ma è un mio limite, ma non capisco quale sia l’importanza del Ponte sullo Stretto a livello internazionale. A che serve? Non lo so. E’ il Mase che ci ha chiesto i pontili, perché c’è la roccia, e la roccia o la fori o la fori, perché non puoi spostarla. La roccia, che andava tutelata, va forata per fare i pontili, e quindi quella prescrizione non può essere osservata. Tutto questo per evitare un’altra prescrizione, limitare al minimo il trasporto su gomma, che ci sarà”, afferma Calabrò, che poi chiude con una frase che si commenta da sé: “noi, per oltre 30 anni, vivremo in una città devastata”, facendo intendere che i cantieri per i lavori rimarranno per 30 anni e che quindi i lavori dureranno 30 anni”. 

“Dovremmo eliminare i pregiudizi? Da questi interventi mi dovrei sentire sollevato, ma invece mi sento più confuso che persuaso (in dialetto, ndr) e i miei dubbi aumentano. A Messina diminuiscono le persone e aumentano le macchine. E poi c’è una guida selvaggia. Sequestreremo in casa queste persone”, aggiunge in un secondo intervento.

La risposta dei due ingegneri

Scammacca così risponde: “a me dispiace che ci sia questa preoccupazione. Il problema traffico in realtà risale al 2011, mentre il progetto del pontile è del 2012. Il progetto è nato per le prescrizioni, l’esigenza del pontile nasce da lì. L’iter procedurale prevede il passaggio di una serie di approvazioni, per l’aggiornamento continuo del progetto. Nella fase successiva ci sarà un’ulteriore modifica. L’iter progettuale per qualsiasi opera pubblica è così: un progetto subisce modifiche in base a richieste, prescrizioni, aggiornamenti. Obiettare su una cosa del genere è poco produttivo“.

Ancora più ficcante l’ingegnere Lucangeli, che non nasconde l’amarezza per l’intervento e replica: “mi dispiace che lei ne esca confuso, significa che abbiamo sbagliato e perso il nostro tempo. 30 anni di devastazione della città? Il tempo contrattuale di realizzazione è di 7 anni e mezzo, spero che alla fine non ci sia la devastazione da lei pensata. Noi siamo concentrati sul Ponte e non sui cittadini? E’ un’affermazione che non accetto. Il nostro obiettivo è stato sempre quello di minimizzare i danni, lo abbiamo sempre detto”. 

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