Papa Leone XIV resiste al gender e i progressisti chiamano l’esorcista

Il Papa riafferma la dottrina tradizionale e scatena le reazioni del fronte progressista. E sono passati appena pochi giorni

“È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, ‘società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società'”. Queste le parole di Papa Leone XIV ricevendo in udienza il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Una dichiarazione breve, ma abbastanza intrisa di significato. Di più significati. Sembrerebbero parole banali, all’apparenza, ma considerando i tempi non lo sono. E non lo sono neanche considerando l’apertura mostrata da Papa Francesco. Con Leone la Chiesa torna a recitare il ruolo che ha sempre recitato, non allontanandosi dal concetto storico di famiglia tradizionale.

Perché è vero che il mondo cambia, ma è anche vero che non è la Chiesa a dover cambiare i suoi dogmi storici. E che un’apertura così ampia e drastica, su un tema delicato, può portare a conseguenze non decifrabili. Il nuovo Pontefice, dunque, non ha fatto altro che riportare la Chiesa sulla retta via. Ma anche qui le conseguenze sono quelle che in fondo ci aspettavamo. Il mondo progressista, a qualche giorno dalla nuova nomina, ha già cominciato a punzecchiare Leone XIV, reo semplicemente di aver riportato il “suo” mondo dentro i canoni storici e tradizionali, dentro quelli offerti dalla natura. Perché a loro, evidentemente, andava bene una Chiesa aperta, ma in controtendenza e in controsenso rispetto a ciò su cui si fondano i suoi principi e criteri.

Il mondo progressista, armato di tastiera e indignazione preventiva, non ha atteso nemmeno il tempo di acclimatazione per scagliarsi contro Papa Leone XIV. Le sue parole – limpide, dirette, prive di ambiguità – sono bastate a far partire l’allarme ideologico nelle redazioni di quei quotidiani che da tempo hanno scambiato la cronaca con l’attivismo e la riflessione teologica con un editoriale di costume. Repubblica, su tutti, ha subito acceso i riflettori. Non poteva tollerare che un Pontefice parlasse ancora di famiglia fondata sull’unione tra uomo e donna, senza consultare prima la commissione etica dell’intellighenzia progressista.

I soliti commentatori, quelli per cui il Vangelo andrebbe riscritto con i filtri Instagram, non hanno perso tempo. Come se riconoscere la centralità della famiglia naturale fosse una bestemmia nel tempio del pensiero unico. Come se il Vicario di Cristo dovesse prendere appunti da chi fino a ieri invocava la laicità dello Stato per ogni afflato religioso. “La Chiesa deve accogliere tutti”, ma a quanto pare solo a patto che rinneghi sé stessa. È il paradosso perfetto: predicare l’inclusività, ma escludere chi resta fedele alla propria identità. E così Leone XIV diventa, nel giro di pochi giorni, l’emblema di un Papato tradizionale, normale, che ritorna sui suoi canoni, ma non apprezzato da qualcuno. Chi sperava in un Papa social-friendly, pronto a distribuire like dottrinali e benedizioni fluide, dovrà farsene una ragione. Leone XIV ha scelto di non galleggiare nel mare dell’ambiguità, e questo, per certi ambienti, è già un atto rivoluzionario.