La Reggina resta in serie D per il 3° anno consecutivo e gli allocchi esultano eccitati: quale futuro…

Reggina, qualche allocco celebra la vittoria dei playoff come se valessero davvero più di un'amichevole: la verità sul ripescaggio e le prospettive future del club amaranto

C’è qualche allocco che esulta eccitato. Qualche giornalista che all’improvviso si occupa di calcio senza neanche conoscere cos’è un fuorigioco; e poi c’è un ristrettissimo gruppo di fantomatici “addetti ai lavori” che – letteralmente – se la canta e se la suona in improbabili trasmissioni televisive che hanno meno di cinque, letteralmente c-i-n-q-u-e, spettatori (numero inferiore alle mamme di ospiti e conduttori). C’è tanta, troppa, gente mediocre che di calcio non si è mai occupata e che di questo mondo non ha minimamente idea, che è spuntata alla luce del sole solo ed esclusivamente quando la Reggina è finita nei Dilettanti. Al contrario, quando la Reggina militava in serie B o addirittura in serie A, per questi personaggi non c’era un briciolo di possibilità di occuparsi di calcio.

Ecco perchè nel dilettantismo ci sguazzano: è l’unica possibilità che hanno per aprire bocca, costretti poi a lasciare spazio ai professionisti quando – speriamo presto – la Reggina tornerà lì dove merita. I reggini normodotati, per questo profondo e inaccettabile declino, devono continuare a ringraziare Saladini. E’ principalmente colpa sua se in riva allo Stretto ci siamo ridotti in questo modo. Ma il fatto che adesso la Reggina non riesca a rialzarsi, dopo uno, due, tre anni, non dipende più da lui.

Quando su StrettoWeb raccontavamo, con dovizia di particolari, come sarebbe finita con Saladini, i soliti allocchi che non volevano aprire gli occhi ci accusavano di dare “notizie false” e di scrivere “contro la Reggina“. Esattamente come fanno oggi. Eppure non siamo noi ad essere contro la Reggina: proprio perchè l’abbiamo molto a cuore e ne conserviamo piena consapevolezza, continuiamo a raccontarne l’universo che le ruota intorno denunciando ogni anomalia. Purtroppo sempre più numerosa e crescente.

La Reggina ha vinto il campionato? No. La Reggina ha vinto un trofeo? Neanche. La Reggina ha diritto a partecipare alla prossima serie C? Tantomeno. E allora, per quale motivo da ieri c’è un po’ di gente che esulta eccitata, che rivendica chissà quale rivalsa, rimane difficile da comprendere alle menti umane dotate di raziocinio. “Eh ma abbiamo vinto i playoff“, incalza durante una discussione di piazza un allocco galvanizzato. “Cioè un’amichevole“, risponde con comprensibile superiorità un normodotato. “E’ una vittoria di Pirro, ti rendi conto che non serve a nulla?” aggiunge un altro collega dotato di buon senso. “Ma che dici, conta eccome, saremo ripescati, al 90% la Reggina giocherà in serie C” continua l’esaltato in preda alla concitazione.

Ricordate le stesse convinzioni degli stessi allocchi che giuravano che nella calda estate del disastro di Saladini (2023), la Reggina sarebbe stata senza ombra di dubbio riammessa in serie B? Avevano tutti un “cugino avvocato esperto di diritto sportivo” che “conosce benissimo le norme” e “me l’ha garantito“. La stessa garanzia che oggi la Reggina venga ripescata in serie C. Una favola instillata ad arte nella tifoseria per addolcire la pillola del terzo anno consecutivo nei Dilettanti, il punto più basso di oltre 110 anni di storia di calcio reggino.

La verità sui ripescaggi

Qualsiasi eventualità di ripescaggio dipende dai fallimenti di squadre che hanno diritto a partecipare alla prossima serie C. Vincere i playoff dei Dilettanti non assicura alcun ripescaggio: basti pensare che l’anno scorso il Siracusa ha vinto questi stessi playoff, eppure non è stato ripescato: per conquistare la serie C ha dovuto faticare sul campo in un’altra stagione di dilettantismo. Alla luce dei risultati delle partite del weekend, tra playoff di serie D e playout di serie C, è ormai quasi definita la graduatoria delle squadre che saranno ripescate in C nell’eventualità – ipotetica – in cui ci fossero fallimenti e mancate iscrizioni. Ad oggi, la graduatoria è la seguente:

  1. Inter U23
  2. Ravenna *
  3. Pro Patria
  4. Milan U23
  5. Reggina
  6. Sestri Levante

* Il Ravenna per essere in questa posizione deve non perdere la partita con il Tau Altopascio che giocherà in casa domenica prossima: con una vittoria o un pareggio è confermata la 2ª posizione in graduatoria dietro l’Inter U23

Alla luce di questa situazione, a meno di una clamorosa sconfitta casalinga del Ravenna, per sperare in un ripescaggio della Reggina bisogna immaginare che ci siano ben cinque fallimenti tra le squadre di serie C. Una circostanza così improbabile che non si è mai verificata prima nella storia. Negli ultimi anni le mancate iscrizioni sono sempre state una, al massimo due. Oggi, a 20 giorni dalla scadenza delle iscrizioni, i club che ancora non sono certi dell’iscrizione sono giusto un paio (Lucchese e Foggia), il che non significa che non riusciranno ad iscriversi. Né significa che le altre sono già tutte al sicuro. E’ impossibile sapere oggi se si iscriveranno tutte o meno, se qualche ripescaggio ci sarà o meno, ed eventualmente, quanti saranno. Di certo c’è che è molto improbabile, se non quasi impossibile, che i posti che si libereranno siano addirittura cinque. Non è mai successo prima nella storia.

Ecco perchè la Reggina, con ogni probabilità, a meno di clamorosi avvenimenti impensabili, farà il terzo anno consecutivo di serie D.

Il declino di una città che si è ridotta a sperare in un ripescaggio

A prescindere da quello che succederà, oggi fa davvero molta tristezza vedere come una città del livello di Reggio Calabria e una tifoseria gloriosa e blasonata come quella della Reggina, abbia frange di allocchi che si siano ridotti come i parassiti, come gli avvoltoi, a sperare in un ripescaggio dai Dilettanti alla serie C. Significa speculare sulle disgrazie altrui, significa augurarsi la morte di qualche altro, le stesse sofferenze che la Reggina ha subito due anni fa per colpa di Saladini, per raggiungere qualcosa che non si riesce a conquistare con le proprie forze.

Il declino morale di una città e di una tifoseria è dato proprio dall’approccio nei confronti del ripescaggio: per anni e anni i tifosi della Reggina, infatti, hanno definito “ripescati” gli eterni rivali messinesi, convinti di insultarli utilizzando questo termine, stigmatizzando la militanza in una categoria non meritata sul campo. Un atteggiamento molto diffuso negli ambienti del tifo organizzato: tra i valori e i principi storici degli ultras, infatti, il verdetto del campo è sempre stato considerato sacro. Un esempio molto vicino alla Reggina e recente nei tempi arriva proprio dai tifosi del Brescia, che due anni fa hanno duramente contestato Cellino proprio mentre speculava sul fallimento della Reggina di Saladini per ottenere il ripescaggio.

Ha fatto la storia l’enorme striscione dei tifosi del Brescia in cui contestavano Cellino per “bramare il ripescaggio“:

cellino ripescaggio brescia

Con il fallimento di quella Reggina, poi, la tifoseria amaranto ha raccolto vicinanza e solidarietà da tutto il mondo ultras nazionale. Persino di quelli del Brescia. Un esempio che evidentemente non ha insegnato nulla a qualche tifosello amaranto: gli stessi nobili gruppi ultras reggini, infatti, oggi devono fare i conti con avvoltoi e i parassiti della loro stessa città. Gente che, incurante delle regole non scritte del mondo del calcio, sta augurano la morte altrui per ottenere qualcosa che non spetta di diritto. Quanto degrado, quanto declino!

E se il ripescaggio ci sarà? Ecco perchè è lo scenario peggiore possibile

Mettiamo da parte i valori storici del mondo ultras e la morale del tifoso sportivo. E mettiamo da parte anche regolamenti e graduatorie. Ipotizziamo uno scenario clamoroso in cui falliscono cinque squadre di C, o il Tau Altopascio batte in trasferta il Ravenna domenica prossima e la Reggina viene ripescata in serie C. Che cosa succederebbe? Ci sarebbe davvero qualcosa da festeggiare?

Se qualcuno voleva immaginarlo anche solo per un secondo, oggi sono subito arrivate le parole dello stesso Ballarino a deprimere ogni sogno di gloria. Ballarino, in realtà, già ieri dopo il playoff con la Scafatese ha iniziato ad abbassare i toni. Intervistato in radio sull’eventualità di un ripescaggio, un’ipotesi che lo stesso patron amaranto ha sminuito, oggi ha risposto che la prospettiva sarebbe quella – testuali parole – di “disputare un campionato di assestamento e senza patemi d’animo“. Che significa che la Reggina, in serie C, in un torneo in cui ci saranno Casarano, Altamura, Sorrento, Cavese, Giugliano, Picerno, Latina, Casertana, Monopoli, Potenza, Guidonia, Catania, Siracusa, Trapani, Cosenza, Crotone, Benevento, forse Foggia o in alternativa Campobasso, avrebbe come unico obiettivo la salvezza e quindi riuscire a metterne tre sotto. Esattamente come accaduto tra 2016 e 2019 negli anni di Praticò, fatti di vergognose umiliazioni dentro e fuori dal campo fino al fallimento evitato sul gong da Luca Gallo. Che lungimirante prospettiva per un club come la Reggina! E’ qualcosa di accettabile? Per gli stessi tifosi amaranto, lottare per la salvezza non era qualcosa di accettabile neanche in serie A quando Lillo Foti veniva contestato dalla Curva Sud e abbandonato dalla città proprio perchè non riusciva ad andare oltre la salvezza. In A!!!

Era un’altra Reggio, una città che puntava in alto. Forse pretendeva anche troppo. Era l’eccesso opposto. Fatto sta che Ballarino, oggi, per l’ennesima volta, smentisce il business plan con cui ha ottenuto la Reggina gratis dall’Amministrazione Comunale. In quel documento pubblico e ufficiale aveva promesso che avrebbe vinto subito, il primo anno e quindi la scorsa stagione, il campionato di serie D e che poi avrebbe immediatamente fatto il doppio salto, vincendo quest’anno persino la serie C. Secondo le promesse di Ballarino, oggi la Reggina dovrebbe essere ufficialmente promossa in serie B, e invece è ancora in serie D e oggi ci dice che in caso di ripescaggio in C lotterà soltanto per salvarsi: ha mancato ogni promessa fatta e continua quotidianamente a smentire i presupposti per cui ha avuto la società in regalo dal Comune. E ieri nelle dichiarazioni post-partita dopo i playoff, il presidente Minniti ha avuto il coraggio di dire che “questo era il nostro unico obiettivo“. Siamo al surreale. Alla realtà totalmente ribaltata.

Immaginate che l’azienda che ha vinto il bando per la costruzione del Ponte sullo Stretto e si è impegnata ad aprirlo al traffico in 7 anni, dopo 15 anni ha ancora costruito soltanto mezzo pilone e vorrebbe pure gli applausi, pretendendo di ingannare i cittadini asserendo che “stiamo rispettando i tempi e gli impegni presi“. Un Governo normale, ovviamente, revocherebbe la gara d’appalto e darebbe l’onore di realizzare il Ponte ad un’altra azienda. A Reggio Calabria, invece, Ballarino resta alla guida della Reggina con il supporto della politica nonostante stia facendo sprofondare la Reggina sempre più in basso, mancando tutti gli impegni assunti con l’Amministrazione comunale due anni fa. Il vice Sindaco Brunetti aveva giurato che si sarebbe “assunto tutte le responsabilità di questa scelta“, ma non ha compiuto alcun passo neanche per riconoscere l’errore commesso né tantomeno per rimediare.

E la Reggina resta nei Dilettanti, ostaggio della politica, per la gioia sfrenata dei soliti quattro sfigati che oggi celebrano questa dirigenza per un tozzo di pane rancido, per qualche accredito e qualche pseudo riflettore televisivo in un calcio di periferia, consapevoli che se la Reggina fosse lassù dove merita di stare loro non sarebbero in grado neanche di permettersi un biglietto di Curva per entrare allo stadio. Quanta tristezza.