Il consigliere comunale Filippo Quartuccio, fedelissimo di Falcomatà nonché delegato alla cultura (sigh!) per l’Amministrazione comunale di Reggio Calabria, ha patteggiato una pena di sei mesi e 15 giorni di reclusione nel processo per le firme false alle elezioni comunali di Calanna del 2020. Quartuccio, che si presenta insieme a Falcomatà come un paladino della legalità, è stato di recente in prima fila a tutti gli eventi per la candidatura di Reggio quale “Capitale della Cultura” nel 2027, nonché protagonista della vergognosa rimozione della lastra commemorativa dedicata a Pasquino Crupi presso il Palazzo della Cultura.
Nel fascicolo del P.M. emerge come Quartuccio, in qualità di consigliere della Città Metropolitana di Reggio Calabria e pubblico ufficiale autenticatore, avrebbe falsificato dichiarazioni di accettazione delle candidature nella lista “Liberi di ricominciare – Guarna Sindaco”, alterando tre firme alle elezioni comunali di Calanna nel 2020. Il patteggiamento di Quartuccio consente di togliere il condizionale trasformando quell'”avrebbe“, inizialmente soltanto ipotizzato dalla Procura, in “ha”: di fatto, patteggiando la condanna, Quartuccio ha ammesso di aver commesso il reato. E ha avuto la sospensione della pena e la non menzione nel casellario giudiziale, riuscendo così ad evitare l’interdizione dai pubblici uffici.
A soli 32 anni, Quartuccio è già stato protagonista di numerosi episodi controversi e di tanti processi. I fatti contestati, tra l’altro, risalgono al 2020 quando aveva appena 27 anni ma evidentemente non gli mancava la spregiudicatezza nell’azione politica. Cresciuto come fedelissimo di Nino De Gaetano, adesso è uno degli uomini più vicini a Falcomatà. Non fa parte del Partito Democratico, di cui non è tesserato: è stato eletto al Consiglio Comunale prima nella lista civica Reset (2014), poi in quella di estrema sinistra Articolo 1 (2020). In ogni caso, il Pd non può lavarsene le mani essendo una figura espressione del Sindaco (che invece è organico al Pd) e che ha già avuto numerosi guai con la giustizia nonostante la tenerissima età.
Le altre inchieste di Quartuccio: un curriculum di tutto rispetto
Sempre nel 2020 lo stesso Quartuccio era finito nell’inchiesta Helios accusato dai magistrati della Dda di Reggio Calabria di tentata concussione per aver chiesto di promuovere il padre, già dipendente Avr, a caposquadra. E persino la Procura di Locri ha aperto un fascicolo su di lui sulle elezioni comunali del 2020 a Platì, perchè “nella qualità di pubblico ufficiale delegato all’autenticazione, attestava falsamente in calce alla dichiarazione di accettazione della candidatura alla carica di consigliere comunale di Bovalino che la firma di Domenico Sergi era stata apposta in sua presenza, il 13 maggio 2022” e di aver identificato lo stesso “mediante il documento di identità”. Secondo la Procura di Locri, però, quel giorno Sergi si trovava a Novara. Insomma, il vizietto delle firme false è reiterato, e anche per questo Quartuccio ha trovato conveniente patteggiare la condanna.
Anche a Reggio Calabria Quartuccio ne ha combinate di cotte e di crude, basti pensare al caso della festa di Spirito Santo (sempre 2020).
Discutibile persino nell’utilizzo della lingua italiana, l’aspetto più raccapricciante di tutta questa vicenda è che una figura con questo profilo sia proprio il “delegato alla cultura” dell’Amministrazione comunale reggina: è possibile che Falcomatà, anche nella ristretta cerchia di famiglia tra gli amici di un uomo straordinariamente colto e preparato come il padre Italo, non abbia saputo trovare di meglio?
Certamente Falcomatà non sarà minimamente imbarazzato da questa situazione: anche lui ha già dimostrato totale disprezzo di tutto ciò che lo riguarda, direttamente e indirettamente, rispetto alla giustizia. Sono passati solo pochi giorni infatti da quando si è fatto accompagnare in Commissione dai due esponenti del Pd che facevano a gara per darsi voti falsi, persino da allettati e da morti, alle ultime elezioni comunali reggine, Nino Castorina e Peppe Sera. Castorina gli si è addirittura piazzato accanto durante le interviste, come se nulla fosse. Eppure il Pd è lo stesso partito che da sempre si pone come paladino della legalità e chiede le dimissioni altrui per ipotesi di reato (mai dimostrate) molto meno gravi. Quando il garantismo è a doppio senso.
Rimane il messaggio politico con l’ennesima conferma di una classe dirigente presuntuosa, arrogante, strafottente nei confronti delle regole e in particolare totalmente indifferente rispetto ai principi di democrazia e lealtà: come si può imbrogliare proprio alle elezioni, in modo così diffuso e ripetuto, e tra l’altro rimanere saldamente al proprio posto impuniti?
E’ inoltre l’ennesima conferma di un’Amministrazione che agisce ignorando completamente merito e competenze. Il caso di Quartuccio è eclatante, e non da oggi. “Io sò io e voi non siete un cazzo“.






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