Autonomia, “una vera porcata”: quali sono i rischi per il Sud

Il dibattito sul ddl Calderoli si fa sempre più acceso: Scutellà (M5S) mette in guardia i calabresi

StrettoWeb

Continua a tenere banco il ddl Calderoli: dopo l’approvazione al Senato, il dibattito tra la destra e la sinistra politica si è fatto ancora più intenso. Soprattutto in Calabria, per molti la futura “grande esclusa” dai possibili benefici dell’autonomia differenziata, i parlamentari combattono per affermare le proprie idee. E se, da un lato, abbiamo senatori come Rapani e Orsomarso che assicurano che la nuova legge non andrà a ricadere negativamente sulla Regione, dall’altro abbiamo il centrosinistra, come ad esempio Nicola Irto, che parla addirittura di “colpo micidiale”.

A rendere il dibattito ancora più accesso è la questione Lep – i livelli essenziali di prestazione – che altro non sono, come definiti in un altro pezzo, dei “paletti” che andrebbero a garantire uguali servizi a tutti i cittadini. Quindi, se da un lato la fiducia della destra regionale si basa proprio su tali garanzie, dall’altro c’è chi sostiene che i Lep non faranno altro che aumentare il divario tra Nord e Sud del Paese.

Scutellà (M5S): “l’autonomia differenziata è una truffa”

Elisa Scutellà, deputata del Movimento 5 Stelle, definisce la legge “una vera porcata” e spiega il perché i Lep non sono altro che tasselli che andranno a ripercuotersi negativamente sugli interessi della Calabria. Nello specifico, la Scutellà ricorda che, in primo luogo, i Lep non sono ancora stati definiti. C’è una promessa, sottoscritta dal governo, che prevede di stabilire la natura di questi livelli entro due anni.

Al momento, però, si fa fatica a definire la base per cui questi Lep abbiano senso di esistere e, soprattutto, non si hanno modelli precedenti su cui fare affidamento. O meglio, si pensa di definire tali garanzie in base alla spesa storica delle singole regioni ma qui, secondo Scutellà, si incappa nel primo problema.

Aumenta il divario tra Nord e Sud

“Prendiamo come esempio gli asili nido – dice il deputato pentastellato. Il Sud ha, ipoteticamente, 30 asili nido mentre il nord ne ha 100. Con i Lep si andrebbe a finanziare questi asili in base alla spesa storica, ovvero in base a quanto la regione ha speso fino a questo momento. Se io regione del sud ho speso un tot. e tu mi finanzi solo per quel tot., va da sé che io non potrò mai arrivare a 100 perché non mi stai dando più soldi. Quindi, secondo la Scutellà, questo sarebbe il primo punto per cui l’autonomia differenziata andrebbe a penalizzare il Sud in favore del Nord.

Il Sud rischia di spopolarsi?

Un altro degli effetti del ddl Calderoli potrebbe essere quello di incentivare la fuga dei cervelli. La Scutellà, infatti, prende ad esempio la questione stipendi. “Viene inoltre data la possibilità alla Regione di poter integrare alcuni stipendi. Facciamo l’esempio degli infermieri: mediamente prendono 1400/1500 euro. La regione, se vuole, può dare più soldi in busta paga“.

“È scontato allora – prosegue – che una regione con più soldi avrà più possibilità di integrare lo stipendio a discapito di quelle del sud che sono più povere e non potranno permetterselo”. Da qui, scaturirebbe la famosa fuga: “molti lavoratori del sud, vedendo che a parità di condizioni posso guadagnare molto di più al nord, decideranno di andarsene portando allo spopolamento”. Un rischio che, come regione “con il freno a mano”, non possiamo correre.

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