La Reggina non patteggia (e vuole arrivare in fondo). Ora tutti iniziano a capirlo: “playoff a rischio”

Piano piano, anche a livello nazionale stanno cominciando a capire che la Reggina non vuole arretrare di un centimetro, anche a costo di "congelare" classifica, verdetti e risultati

StrettoWeb

Che la Reggina voglia arrivare in fondo ormai lo hanno capito tutti. Forse qualcuno ci ha messo un po’ di più e forse qualcun altro fa ancora fatica, ma la strada è quella. La società sa di avere ragione, sa di essere “spalleggiata” dalla Legge e per questo non ha intenzione di ricevere neanche un punto di penalizzazione. Per questo, se dovesse arrivare, l’obiettivo, anzi la volontà, pienamente consapevole, è di ricorrere fino all’ultimo grado di giudizio.

Perché? Lo spieghiamo in tutte le salse da settimane. Perché sta usufruendo di uno strumento permesso dallo Stato. Perché non ha problemi economici che le impediscono di pagare e anzi ha pure chiesto istanza al Tribunale nell’ottemperare alle scadenze. Perché ha presentato un piano che le garantisse la possibilità di avere accesso al concordato. Perché sa che anche le altre società a breve potranno richiederlo e quindi per questo la Federazione non può entrare in uno “scontro” con lo Stato che potrebbe diventare anche “scontro” con tante società. Non meraviglia dunque che anche diversi importanti quotidiani nazionali abbiano preso una posizione, e pure forte, in difesa del club dello Stretto, come dimostra l’editoriale di ieri di Xavier Jacobelli sul Corriere dello Sport.

Anche loro sono ormai entrati a fondo della vicenda e anche loro hanno capito che la Reggina si trova indirettamente in un limbo, con l’unica “colpa” di aver chiesto accesso legittimamente a uno strumento dello Stato di cui chiunque – e non solo Saladini – avrebbe usufruito. Questo per chi pensa, o pretende, che l’imprenditore lametino avesse dovuto pagare subito per forza (anche avendone la disponibilità) milioni e milioni di euro di debito ereditati da chi c’era prima. Saladini è un imprenditore e come tale investe, rischia, ma di certo prova a non indebitarsi a sua volta.

La Reggina non patteggia, così come Cardona

Detto ciò, ribadiamo, ormai in tanti hanno capito che la Reggina vuole arrivare in fondo. E questo significa che non ha alcuna intenzione di patteggiare, come ha fatto il Genoa per intendersi, perché significherebbe ammettere una colpa che sa di non avere. Da oggi circola la voce secondo cui il Presidente Cardona non sia stato deferito perché ha chiesto una sorta di patteggiamento. Non ci risulta, da quanto verificato. Il numero uno amaranto non risulta nel deferimento – i cui gli unici sono la Reggina e l’A.D. Castaldi – in quanto ritenuto estraneo alla vicenda. In poche parole: non c’entrerebbe nulla.

Se poi le cose dovessero cambiare in corso d’opera, in base ad altre scelte o in base a eventuali sanzioni, non è dato saperlo. Al momento la linea è questa. E ciò significa che, come detto prima, se si arriva in fondo è un bel caos. Non per la Reggina, ma per la Serie B. Primo, secondo, terzo grado di giudizio. Passano settimane, qualche mese, e tra meno di due termina il campionato. “Il rischio è che quel giorno non ci sia la sentenza definitiva e quindi che i playoff possano slittare (se la penalizzazione influirà sulla classifica)”, scrive oggi la Gazzetta dello Sport. Anche a livello nazionale si comincia a capire che la Reggina non ha alcuna intenzione di fermarsi, anche a costo di “congelare” classifica, verdetti e risultati. A patto, ovviamente, di tornare a fare punti, già da domani sera. Perché è bene non perdere di vista il campo, passato in secondo piano ultimamente, anche per via della sosta. Ma ora comincia il rush finale.

Condividi