Suicidi eclatanti, che succede? La psicologa: “imposizione del pensiero unico crea conseguenze devastanti, inclinazioni individuali non vengono più riconosciute”

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Suicidi eclatanti e boom di depressione, cosa sta succedendo nella nostra società? Intervista a Dominella Quagliata, psicologa dalla spiccata sensibilità: “siamo tornati indietro di decenni, non accettiamo più l’opinione diversa da quella dominante e questo crea conseguenze devastanti”

Il dramma della disperazione in diretta facebook diventa virale e impressiona la città. Quello che è successo giovedì sera a Reggio Calabria ha scoperchiato il vaso di pandora della tragedia sociale in atto: un uomo, disperato, decide di togliersi la vita in pubblico, urlando la propria rabbia nei confronti dello Stato e delle Istituzioni. Appena due mesi fa un altro uomo aveva compiuto un gesto altrettanto eclatante, dandosi fuoco davanti la caserma dei Carabinieri di Rende, sempre in Calabria. Anche Francesco Chiarello, poi deceduto dopo due settimane di agonia, ha scelto un luogo simbolo dello Stato con il palese obiettivo di non andarsene in silenzio, nell’indifferenza generale, ma con la speranza che la propria azione così estrema potesse scuotere le coscienze. I due casi più eclatanti sono solo la punta di un iceberg enorme con stati di sofferenza psicologica diffusi e suicidi sempre più numerosi.

Dopo due anni di una pandemia gestita dallo Stato con sommaria coercizione delle libertà individuali ed estremo accanimento nei confronti delle dignità umane legate ai diritti civili, sono sempre più numerosi i cittadini che lamentano situazioni di insofferenza legati a sentimenti di ansia, sfiducia, smarrimento, depressione. E oggi, due giorni dopo lo scioglimento del Cts, i suoi componenti iniziano a vuotare il sacco: “imporre sacrifici e limitazioni non è stato facile, dovevamo suggerire misure la cui efficacia scientifica era debole mentre i costi sociali ed economici erano certi. Qualunque chiusura non è riuscita a contrastare la diffusione del virus, anche il lockdown più duro di marzo 2020 non ha sortito alcun effetto sul contenimento dell’epidemia” ha detto oggi l’epidemiologo Donato Greco, componente del fu Comitato Tecnico-Scientifico, in un’intervista a Rai Radio 1. Ma dopo due anni hanno continuato a perseverare: all’orrore del lockdown è seguito quello di coprifuoco e zone rosse, e infine l’aberrazione del Green Pass (tra l’altro ancora in vigore fino al 30 aprile, seppur alleggerito).

L’impressione è che adesso arrivi il conto, salatissimo, delle folli scelte che lo Stato ha assunto negli ultimi due anni. Per approfondire abbiamo intervistato Dominella Quagliata, psicologa e psicoterapeuta, componente della task force Covid-19 istituita dal Comune di Reggio Calabria. L’esperta conferma la correlazione tra le problematiche mentali e le restrizioni: “non scopriamo nulla di nuovo, ci sono studi che documentano l’incremento del disagio psichico concomitante alle misure adottate per la gestione della pandemia. Noi a Reggio avevamo istituito lo sportello d’ascolto comunale durante il primo lockdown e abbiamo aiutato molti cittadini che vivevano un disagio psichico. Il primo dato sulla causa di questi problemi è la confusione relativa all’informazione sul virus e sulle misure di contenimento. C’è stata una forte incongruenza tra le misure e la logica delle stesse, e alle persone ha fatto più male l’incertezza che la gravità di una situazione estrema ma certa. Di fronte a un problema certo, le persone si riorganizzano psicologicamente. Al contrario, soffrono maggiormente l’incertezza dovuta all’incongruenza delle informazioni. Se sei fragile e le autorità ti dicono qualcosa che non è esito di un processo logico e che quindi non puoi riscontrare cognitivamente, allora vai in tilt, pensi di sbagliare perché non hai la forza di mettere in discussione le informazioni che arrivano dall’alto e rimani sospeso tra quello che deduci con razionalità, ma di cui non ti fidi pienamente, e le informazioni incongruenti che arrivano da autorità, istituzioni e media. Questo provoca e favorisce l’ansia generalizzata che in alcuni casi può determinare la depressione dell’umore. La comunicazione ha avuto un ruolo determinante in questo, destabilizzando le persone meno strutturate e con meno autostima. I più fragili hanno pagato lo stesso danno imposto – ad esempio – delle aziende, a cui sarebbe stato meglio dire di chiudere per sei mesi e poi riaprire fornendo un quadro chiaro su cui si sarebbero potute riorganizzare, anziché trascinarle per anni con l’incertezza di chiusure, aperture, richiusure improvvise e nuove parziali riaperture, che ha provocato una confusione pazzesca sempre legata all’incertezza determinando una condizione ansiogena“.

C’è una tendenza sociale alla polarizzazione concettuale – continua Dominella Quagliata dopo la pandemia e i vaccini lo abbiamo visto pure per la guerra in Ucraina. E’ una tendenza sociale che negli ultimi anni, forse proprio dal lockdown in poi, ha avuto una crescita incredibile. Le sfumature e le inclinazioni individuali non vengono più riconosciute e accettate. La realtà è socialmente costruita, questo significa che quando noi ci accordiamo sulla realtà, lo facciamo a partire dalle percezioni di ciascuno. Ognuno percepisce la realtà in base alla propria storia, e non c’è una percezione giusta o una sbagliata, ma ci sono storie diverse e quindi percezioni diverse della realtà. Purtroppo oggi siamo spinti a dover per forza concordare, come se fosse imprescindibile una sorta di accordo sociale totale. Da qui nasce l’esigenza di attaccare e demolire chi non la pensa come gli altri. Le persone più fragili, così, sentono di non capire più nulla, non hanno vie di uscita, si sentono sbagliati, isolati“.

dominella quagliata

Al suicidio si arriva tramite l’angoscia”, spiega l’esperta. “Si parte dal banale fastidio della mancanza del riconoscimento del proprio pensiero da parte degli altri. Ci piace molto avere un interlocutore che la pensa in modo diverso da noi ma con cui si può argomentare; avere invece un’imposizione opposta e giudicante, da parte di tutti, soprattutto se sono qualificati come istituzioni e media, determina l’angoscia che su determinati assetti psicologici può portare allo smarrimento. Lo abbiamo visto in modo emblematico nell’incremento dei suicidi nell’ambito delle forze dell’ordine, su cui abbiamo dati drammatici. E’ un fenomeno che segue quello sociale ed è determinato dal contesto in cui pensarla in modo diverso rende ancor più difficile il riconoscimento e l’accettazione“.

Siamo tornati indietro – conclude Dominella Quagliata abbiamo vissuto una generazione in cui venivano accettate le opinioni di tutti, c’era un sano e genuino confronto su qualunque tema, c’era l’interesse di scoprire le ragioni e i punti di vista altrui. Oggi, invece, si tende a volersi imporre e non accettare l’altro e questo non è solo un passo indietro, ma è un atteggiamento che può determinare conseguenze sociali drammatiche. Sul piano psicologico è fondamentale incoraggiare le persone a fidarsi di ciò che sentono, senza delegare agli altri ciò che per loro è meglio o peggio. Purtroppo sul piano operativo il dramma di Reggio Calabria è che oggi chi ha bisogno di sostegno psicologico è costretto a pagare. Colgo l’occasione per rivolgere un appello a tutte le autorità competenti e agli enti locali affinché possano incentivare quelle politiche sanitarie indispensabili per il sostegno psicologico, a maggior ragione in un momento così delicato. Intanto il consiglio per tutti è quello di non isolarsi: ci sono organizzazioni e associazioni culturali e sociali che in città funzionano bene, ed è molto importante confrontarsi per avere la possibilità di non sentirsi soli e isolati.”.

dominella Quagliata

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