‘Olivo della Madonna’: Archeoclub, Italia Nostra e WWF unite per la valorizzazione dell’oliva bianca calabrese

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‘Olivo della Madonna’, le associazioni Archeoclib, Italia Nostra e WWF uniscono le forze per la valorizzazione dell’oliva bianca calabrese

Il prodigioso “Olivo della Madonna” ovvero la Olea europaea var. leucocarpa, è una cultivar molto speciale che si fa riconoscere in tutta la sua straordinaria bellezza solo a partire dal momento della maturazione del frutto. Tra ottobre e novembre, quando tutte le altre olive passano dal verde al nero per effetto della degradazione della clorofilla, solo nelle drupe della variante leucocarpa al diminuire della clorofilla le olive cambiano il proprio colore dal verde al bianco latte (da cui il nome), arrivando così a rivelare, agli occhi delle genti di Calabria, tutto il loro straordinario potere evocativo.

Anna Rotella, che da più di trent’anni svolge la professione di archeologa nella nostra regione, è rimasta talmente colpita dalla conoscenza di questa straordinaria varietà, da parlare proprio di “amore a prima vista”, lo stesso che la spinse alla ricerca delle dinamiche adottate dalle comunità che hanno consentito a tale “cultivar” di giungere fino a noi. La studiosa, avvalendosi del sostegno di associazioni come l’Archeoclub, Italia Nostra e il WWF, oltre che, naturalmente, di tanti Calabresi volenterosi, ha trovato notizie della presenza dell’albero su quasi tutto il territorio regionale: ad oggi infatti è attestato in ben 80 dei 404 comuni calabresi. Un dato che, seppure incoraggiante ai fini della acquisizione di indizi preziosi sulla storia della cultivar e sulle vie attraverso le quali esso ha trovato una così vasta diffusione in ambito regionale, richiede una mappatura ancora più capillare e completa. “Solo una banca dati multisettoriale e ricerche genetiche sulle origini della varietà – sostiene la Rotellapossono consentire valide iniziative di tutela e di valorizzazione dell’Olivo della Madonna”.

La leucocarpa, come l’olivo in generale, appartiene al paesaggio calabrese e quindi alla cultura mediterranea ed è noto – aggiunge Rotellache i popoli antichi di quell’area  hanno avuto con l’olivo e quindi con l’olio un rapporto privilegiato per motivi pratici prima e alimentari poi; proprio perché l’olio d’oliva assieme al grasso animale e, solo eccezionalmente alla cera d’api, sono stati per lungo tempo i combustibili privilegiati per illuminare degli ambienti. Se a questo si aggiunge che l’olio ottenuto dalle bianche drupe della Leucocarpa possiede il pregio particolare di bruciare generando pochissimo fumo ben si comprende perché questo olio trasparente e poco denso sia diventato il combustibile ideale per alimentare le lampade impiegate all’interno dei luoghi di culto antichi, all’epoca particolarmente carenti di aerazione. Da qui, il decollo di questa produzione, e la sua diffusione in tutti gli areali olivicoli adiacenti ai luoghi di culto, così come testimoniano i rinvenimenti nella maggior parte dei paesi di Calabria”.

Ma per poter sfrondare la storia di questo ulivo dai troppi luoghi comuni che la circondano, è indispensabile raccogliere dati ulteriori sulla sua localizzazione e sulle tradizioni popolari ad esso legate, così come è importante acquisire nuove conoscenze sulla sua provenienza geografica, sulla eventuale presenza di caratteri autoctoni, sul carattere sacro del frutto. Le indagini condotte da cinque anni dall’archeologa, hanno potuto accertare il grande valore storico e culturale di questo olivo, almeno fino a mezzo secolo fa, ma per evitare che il patrimonio di tradizione orale vada perso per sempre è indispensabile – auspica la Rotella – avviare subito una ricerca sistematica in tal senso.

L’incontro avuto alla fine dell’anno scorso tra Italia Nostra, il WWF, il Forum delle Associazioni vibonesi e l’ Assessore Regionale all’ Ambiente Sergio De Caprio,  ha segnato una tappa fondamentale per la definizione delle azioni da portare avanti per giungere alla conoscenza e alla tutela della cultivar, obiettivi condivisi per come dimostra la delibera di giunta del 20 marzo 2021 scorso con la quale si sancisce di riconoscere la Olea europaea var. leucocarpacome albero simbolo della Calabria, segno di pace e di fratellanza fra i popoli“. Anche la collaborazione con la conferenza episcopale regionale indicata dalla delibera è una parte fondamentale della proposta fatta all’assessore De Caprio perché l’idea è procedere con la donazione/adozione di un esemplare di Olea europaea var. leucocarpa a ogni luogo di culto della regione con il duplice obiettivo di “riaccendere” il rapporto tra questa varietà e la grande religiosità che ha segnato la vita delle genti di Calabria e la diffusione della cultivar, ricostruendo un rapporto simbolico che si è rivelato in passato determinante per la sua diffusione e tutela.

Il Progetto presentato dalle associazioni all’Assessore ha inoltre tra le sue tante finalità la costituzione di una “Via dell’Olivo della Madonna” che metta insieme la particolarità dell’albero con le sue aree di diffusione, i diversi paesi e luoghi di culto di pertinenza, la bellezza e la maestosità dei paesaggi  olivicoli regionali, fondendoli in un unico percorso, che esalti questa straordinaria specificità tutta Calabrese. Un’idea progettuale che vedrebbe coinvolti sin da subito gli 80 comuni individuati ad oggi, e che  potrà creare un indotto attrattivo ecologico, economico e culturale. .La vera grande risorsa della nostra terra è il suo inestimabile paesaggio agrario e storico-culturale che rappresenta un immenso “forziere” che comprende  la Olea europaea var. leucocarpa  quale elemento prezioso  con tutte le sue valenze storiche e culturali che attendono solo di essere valorizzate.

È quindi indispensabile – conclude l’Archeologa Rotella – , e chiaramente indicato in sede regionale, riuscire a cogliere, in sinergia con tutte le amministrazioni e gli enti coinvolti, la grande opportunità di assicurare un futuro al prodigioso “olivo della Madonna”“.

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