Tra cento anni il livello del mare sarà sette metri più alto di oggi. Che succederà a Messina? Il premio nobel Filippo Giorgi: “gli scenari climatici sono devastanti. Evitiamo l’ingestibile”

StrettoWeb

Il climatologo, premio Nobel per la Pace nel 2007 con l’Intergovernmental Panel on Climate Change, ha aperto la serie di seminari sui mutamenti climatici dell’Horcynus Lab Festival a Messina

“Tra cento anni il livello del mare sarà sette metri più alto di oggi. Che succederà a Messina? Secondo le ultime proiezioni scientifiche, il clima di Palermo sarà a breve assimilabile a quello di Tripoli, così come quello di Milano sarà uguale a quello attuale di Napoli e la calura odierna di Palermo domani lambirà i canali di Venezia“. Sono solo alcuni degli esempi pratici che il climatologo Filippo Giorgi – unico italiano già componente dell’IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change che nel 2007 ha vinto il Nobel per la pace e oggi ha pubblicato il nuovo rapporto Onu sul cambiamento climatico – ha proposto questa mattina al pubblico dell’Horcynus Lab Festival a Messina.

L’occasione è stata offerta dal suo intervento dal titolo L’uomo e la farfalla, scenari globali e cambiamento climatico, il momento centrale della XVII edizione dell’Horcynus Festival, che lo ha voluto omaggiare con la consegna del Premio Horcynus Orca 2019 per l’importante contributo di conoscenza e divulgazione sui fenomeni di trasformazione climatica in atto.

A Messina come a New York, le proiezioni e le riflessioni su quanto sta cambiando la Terra, e su quanta responsabilità abbia l’uomo nelle trasformazioni in atto, sono state il focus di tutti gli interventi, in un ponte ideale che avvicina la città dello Stretto agli argomenti centrali su cui si sta giocando il futuro dell’umanità alle Nazioni Unite. Perché se è vero che in cento anni, come ha sottolineato Giorgi, l’uomo ha provocato una variazione della temperatura media del Pianeta pari a cinque gradi, ovvero la variazione che normalmente si registra nell’intervallo di millenni che separa le fasi di glaciazione dai periodi interglaciali, la verità è che le conseguenze vanno ben oltre il puro dato scientifico, come hanno voluto precisare in collegamento video Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione Con il Sud, e Luigi Martignetti, segretario generale della rete europea dell’economia solidale REVES.

Da sinistra Giunta e Giorgi

La questione ambientale non è solo d’interesse scientifico – sottolinea Gaetano Giunta, segretario generale della Fondazione di Comunità di Messina – ma è anche e soprattutto un tema economico, culturale, sociale, politico. L’Horcynus Festival e la Fondazione Horcynus Orca da anni lavorano su questo approccio di sistema, per intrecciare percorsi di ricerca su nuovi paradigmi economici giusti e sostenibili e nuove tecnologie necessarie per la tutela e la salvaguardia del pianeta. Questi percorsi durante l’Horcynus Lab Festival sono messi a supporto di una programmazione strategica che sostenga processi locali di Metamorfosi anche grazie al contributo – conclude – delle importanti reti euro-mediterranee della filantropia istituzionale strategica, della finanza etica e dell’economia sociale e solidale che partecipano ai nostri incontri”.

L’intervento del climatologo Filippo Giorgi ha aperto il ciclo di seminari internazionali ospitati dall’Horcynus Lab Festival. Il programma prosegue giovedì 26 settembre con i due workshop (in programma alle 9.00 e alle 15.00) finalizzati a definire la programmazione triennale della Scuola EuroMediterranea di Economia Responsabile di Bellezza e di Pace e a completare la progettazione de I Parchi della Bellezza e della Scienza.

Alle 18.00, Incontri Mediterranei – Il Quinto Punto Cardinale, serie di seminari con artisti internazionali a cura di Martina Corgnati, ospita l’artista ambientalista franco-americana I suoi studi in antropologia presso la Columbia University l’hanno portata a sviluppare un vivo interesse per l’idea di Antropocene e per la profonda influenza umana sul pianeta. Ha dunque dato vita al progetto “One Planet One Future”, compiendo una serie di viaggi in alcuni dei luoghi più remoti della terra per documentare e preservare la memoria di siti, animali e culture a rischio d’estinzione. La speranza è di poter così coinvolgere e sensibilizzare l’opinione pubblica in merito all’emergenza climatica e alla necessità di un cambiamento radicale a favore di stili di vita più sostenibili. Le fotografie di Anne de Carbuccia vogliono raccontare quanto ancora abbiamo, quanto potremmo perdere e quanto abbiamo perso.

Per ognuna di esse, che chiama “TimeShrines” crea un’installazione, nella quale una clessidra (simbolo del tempo e della sua fugacità) e un teschio (vanitas e memento mori) si accompagnano a soggetti e oggetti del luogo, instaurando così una forte relazione con il contesto circostante. In questo modo celebra la bellezza del mondo, che è sempre più gravemente minacciata, e invita a riflettere in merito alle nostre radici identitarie e alla necessità di attuare un pensiero attivo per il futuro. Durante il suo intervento a “Il quinto punto cardinale” l’artista presenterà “One Ocean”, film breve già proiettato alla 75ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il corto vuole far capire al pubblico come tutto sia collegato e parte di un unico insieme, in cui ogni evento o azione hanno ripercussioni dirette e tragiche sull’Oceano. Il messaggio però non vuole essere negativo: abbiamo ancora la possibilità di cambiare e di schierarci in difesa dell’ambiente.

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