L’Opera ritorna al Vittorio Emanuele di Messina

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Il 30 marzo, e in replica l’1 e il 3 aprile, si sono accese un’altra volta le luci del palco per il dramma lirico scritto da Giacomo Puccini, con libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, in una produzione fedele e allo stesso tempo originale dell’Opera così come fu messa in scena la prima volta nel 1896

Opera (1)Di nuovo in scena, di nuovo teatro, di nuovo la grande Opera Italiana rappresentata al Vittorio Emanuele. Con un nuovo allestimento dell’opera ispirata al romanzo di Henri Murger, il Teatro di Messina apre le porte anche quest’anno alla Lirica: ed è ancora Bohème.  Nuovamente nella città dello Stretto, dunque, questa volta per la regia di Giorgio Bongiovanni e la direzione orchestrale del giovane Maestro Marco Alibrando. Il 30 marzo, e in replica l’1 e il 3 aprile, si sono accese un’altra volta le luci del palco per il dramma lirico scritto da Giacomo Puccini, con libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, in una produzione fedele e allo stesso tempo originale dell’Opera così come fu messa in scena la prima volta nel 1896.  L’esistenza gaia e spensierata di un gruppo di giovani artisti bohémien fa da sfondo ai quattro quadri raccontati nell’opera, e le scenografie eleganti e interamente dipinte a mano che si ispirano a bozzetti di Nicola Benois, hanno ricreato in modo quasi perfetto la Parigi ottocentesca, protagonista silenziosa con i suoi luoghi e le sue atmosfere. La regia si è rivelata nella sua interezza pulita e d’impatto. Note positive dunque, per il Bongiovanni che ha mostrato al pubblico in sala lo stretto intreccio tra la joie de vivre tipica dello stile bohèmien, e la tragedia che si consuma in scena. I costumi di Carla Ricotti hanno incarnato perfettamente lo stile dell’epoca. Curata sin dei minimi particolari la messa in scena di ogni singola comparsa. La “perfetta macchina” che è il teatro ha ricreato la sua magia. Ed ecco allora sul palco prendere vita i numerosi personaggi de “La Bohème”. Dopo un primo quadro che è iniziato con un profilo piuttosto cauto, i protagonisti sulla scena, Mimì ( un Elisa Balbo raffinata e lieve ma non sempre precisissima), Rodolfo (Danilo Formaggia: intensissimo nel finale disperato sul corpo senza vita di Mimì), Musetta (Paola Cigna, tra le più applaudite nel finale), Marcello (Vittorio Prato), Colline (Eugenio di Lieto) Schaurnard (Salvatore Salvaggio, ottimo interprete, tra i migliori sul palco) e Angelo Nardinocchi, come Benoît, il padrone di casa prima, e dell’amante di Musetta, Alcindoro, hanno poi dimostrato tutta la loro  imponente vocalità. Sul palco anche Davide Scigliano nei panni di Parpignol, il venditore ambulante di giocattoli, Alessandro Vargetto: il Sergente dei doganieri, Giuseppe Lo Turco come Doganiere e Giulio Arena: il Venditore di prugne. Completano il cast gli artisti del Coro Lirico Francesco Cilea di Reggio Calabria diretto da Bruno Tirotta, che ha spiccato per professionalità, competenza e omogeneità. Con i suoi colori vocali e una interazione scenica non indifferente ha retto al meglio le scene di massa, che sono risultate tra le più accattivanti della messa in scena. L’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina è stata diretta magistralmente dal giovane e promettente Marco Alibrando che ha accompagnato con una rilettura molto coerente ma appassionata le vicende dei protagonisti.

Lucia Vartolo

 

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