Messina: la storia di Giulio, bimbo rumeno morto a 6 anni. I genitori hanno donato gli organi

StrettoWeb

corsia-ospedaleÈ una storia di integrazione e di amore che va oltre confine, quella che ha visto questa notte protagonista al Policlinico “G. Martino” un bimbo rumeno di 6 anni che ha donato gli organi.
Il suo fegato è volato fino in Spagna, mentre i reni sono andati uno all’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino e l’altro al Bambino Gesù di Roma, le cornee alla banca degli occhi di Palermo.

Giulio – i genitori hanno accettato che il suo nome potesse emergere – è stato trasportato presso la terapia intensiva pediatrica del policlinico l’8 ottobre scorso, trasferito da Ragusa dopo un arresto cardiaco.
Il piccolo aveva una patologia che lo ha accompagnato dalla nascita, ma che non aveva influito sulla sua quotidianità “Un bimbo intelligente – racconta la mamma – era un appassionato di macchine, frequentava la scuola elementare, amava leggere le favole. Adesso grazie a lui le favole potrà leggerle anche una bimba spagnola di un anno, in fin di vita, che sta per ricevere il suo fegato”.

In un momento in cui il tema dell’immigrazione è predominante, questa storia parla soprattutto di solidarietà e della voglia di aiutare altri genitori e altre persone in difficoltà, un lavoro di squadra quello che prevale quando la macchina della donazione si mette in moto e che coinvolge più attori: dai medici agli infermieri, ciascuno ha un ruolo determinante.

A seguire tutta la delicata fase di mantenimento del donatore il dott. Francesco Puliatti, anestesista e coordinatore locale per il prelievo di organi dell’AOU G. Martino; con lui ha collaborato la terapia intensiva pediatrica diretta dalla dott.ssa Luisa Gitto e tutto il gruppo del prof. Barberi. In sala operatoria per effettuare il prelievo – concluso questa mattina – c’era l’anestesista dott.ssa Olivia Penna, referente del coordinamento dell’AOU e la dott.ssa Ferreri dell’UOC di oculistica che ha prelevato le cornee, insieme all’équipe di Catania del prof. Verù e a quella dell’Università Spagnola di Barcellona. 

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