La maglia rosa l’aveva assaporata gia’ nel 2010, dopo la cronosquadre vinta dalla ‘sua’ ex squadra, la Liquigas. Per uno strano scherzo del destino l’aveva sfilata ad Aleksandr Vinokurov, oggi team manager dell’Astana, il suo attuale team, che gli ha permesso di ”coronare il sogno di una vita”, come il messinese stesso ha ammesso. Il giorno del trionfo per ‘Enzino’ Nibali da Messina si e’ consumato in un fresco pomeriggio bresciano, 2 .000 chilometri piu’ a nord dalla citta’ dove e’ nato, davanti agli occhi gonfi di lacrime della moglie Rachele, di papa’ Salvatore e mamma Giovanna Romano (”mio nonno Vincenzo non c’e’, perche’ la strada per arrivare qui e’ lunga da Messina”). ”Chi l’avrebbe mai detto? Io che vinco il Giro d’Italia. Ero talmente emozionato che non riuscivo a cantare l’inno nazionale. Per fortuna c’era mio cugino sotto il palco e io l’ho seguito”. Lo stesso cugino Giuseppe Bongiovanni che un giorno gli presto’ la Vespa per ‘volare’ verso il santuario di Tindari, un centinaio di km da Messina, fra andata e ritorno, e fare una promessa alla Madonna nera: ”Ti portero’ la maglia rosa”. Un atto di devozione che lo ha fatto diventare ancora piu’ forte. Lo ‘Squalo dello Stretto‘, tornando a casa, aveva poi confidato al padre Salvatore: ”Sai, la Madonna mi ha chiesto di vincere il Giro”. Successivamente suo padre lo avrebbe visto sfrecciare a 45 orari, con il vento contrario, nei pressi di Villafranca Tirrena, su un tratto della costa tirrenica molto difficile anche per i cronomen piu’ competitivi. In quella circostanza, Enzino capi’ che avrebbe potuto vincere anche una grande corsa a tappe. E ieri c’è riuscito, primo siciliano nella storia!
DI ROCCO: “QUESTO GIRO CONSACRA NIBALI E LE SUE IMPRESE LEGGENDARIE” – ”Oggi anche il sole ha voluto rendere omaggio a un Giro d’Italia che ha onorato, vorrei dire ‘ha reso giustizia’ al ciclismo”. Cosi’ Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, si è espresso ieri al termine del Giro d’Italia conquistato da Vincenzo Nibali. ”Il diavolo ha tentato di metterci la coda sotto forma di pioggia, neve e gelo -dice Di Rocco-. Paradossalmente ha messo a nudo il grande cuore del nostro sport, lo spirito di sacrificio e la bravura di atleti che meritano la nostra ammirazione e il nostro rispetto. Cosi’ come ha esaltato la qualita’ di un’organizzazione, la Rcs Sport, che ha saputo gestire le situazione piu’ impervie e imprevedibili privilegiando sempre la sicurezza e la salute degli atleti”.
”Ha evidenziato la professionalita’ dello staff Rai -continua il n.1 della Federciclismo-, che ha offerto ai telespettatori tre settimane di grande spettacolo insieme alle immagini straordinarie delle eccellenze paesaggistiche e artistiche del nostro paese grazie a un percorso disegnato con maestria. Il Giro consacra in Vicenzo Nibali il campione capace di accendere l’entusiasmo della gente con imprese da leggenda. Ma porta alla ribalta anche tanti italiani di prima e seconda generazione che prenotano il futuro – lo avevamo detto dal 2009 che era solo questione di tempo – il talento dei colombiani e di altri giovani stranieri, la generosita’ di Paolini, Scarponi ed altri che corrono ancora da protagonisti”. ”La scelta degli organizzatori di ammettere le squadre professional italiane, oltre a concedere il pass di diritto al team vincitore della Coppa Italia, e’ stata lungimirante -sottolinea-. Continui tentativi di fuga, inseguimenti, volate entusiasmanti e arrivi solitari hanno animato e reso interessante la corsa dall’inizio alla fine. Insomma, e’ stato un Giro straordinario, con numeri importanti di partecipazione e audience. Un Giro da incorniciare, che ha evidenziato la vitalita’ di un ciclismo vitale e consapevole, pronto a reagire compatto a difesa della propria dignita’ e immagine. La migliore premessa in vista di Toscana 2013, quando il mondo del pedale si ritrovera’ compatto in Italia”.



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