Il Giro va all’estero ma snobba il sud: possiamo ancora chiamarlo “d’Italia”?

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Grande spettacolo, oggi, sull’Appennino centro/meridionale per la tappa del Giro d’Italia che, partita da Sulmona, è arrivata a Lago Laceno dopo 229km di corsa. Domani la nona frazione partirà dal punto più meridionale di questo Giro, a San Giorgio del Sannio, e riporterà corridori e carovana verso nord, con arrivo a Frosinone.Il Giro, partito con ben 3 tappe in Danimarca, si deciderà quindi sulle grandi montagne settentrionali, con qualche tappa interlocutoria sugli Appennini centro/settentrionali e poi tante affascinanti salite sulle Alpi.
Ma siamo sicuri che possiamo ancora parlare di “Giro d’Italia” se la corsa rosa non tocca affatto le Regioni del Sud? Sicilia e Sardegna vengono raggiunte sempre più raramente, ma anche Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Molise possono assistere, di tanto in tanto, a qualche rapida “toccata e fuga”, comunque senza tappe importanti e non certo ogni anno (non sia mai!!!).
Eppure il Giro di posti da vedere, di storie da raccontare e di montagne da scalare ne avrebbe tantissime anche al sud: è giusto che si arrivi ogni anno a Milano, con qualche isolata eccezione per Verona o Torino? Ed è giusto che si parta sempre dall’estero o, al massimo, da Roma (quant’è lontano il 2005, con il cronoprologo sul Lungomare di Reggio Calabria…)?
Un vero Giro d’Italia dovrebbe un anno arrivare a Napoli dopo una cronoscalata del Vesuvio, o a Palermo dopo una tappa spettacolare tra Etna, Nebrodi e Madonie. Potrebbe scalare le vette di Pollino, Sila e Aspromonte o raggiungere anche Matera e Potenza, perle Appenniniche della Basilicata.
Questo senza nulla togliere ai mitici Gavia e Mortirolo, o alla Marmolada e allo Stelvio. Ma se è davvero il “Giro d’Italia”, dev’esserlo di tutt’Italia, di quell’Italia che ogni giorno provano a convincerci che è unita davvero ma poi, in concreto, sembrano voler fare di tutto per dividerla in due.

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