“In Italia, oggi, si assegnano tanti, forse troppi, Premi che investono l’area dello scibile e del vivere umano. Le motivazioni legittimano le assegnazioni anche se, a volte, non c’è risposta alla domanda: a cosa è servito quel riconoscimento se non a soddisfare l’ego ovvero la vanità delle persone insignite? Un Premio è valido ed ha significato, resistendo nel tempo, se riesce a stimolare, soprattutto nei giovani, attraverso la figura dei premiati, momenti di attenzione su fattori positivi come eticità e responsabilità civile; laboriosità, competenze ed impegno professionale; esperienze di vita gratificanti e stimolanti ed altri nobili valori.
In tal modo esso si leva a positiva testimonianza del tempo che si vive, sostenendo la speranza che ci proietta oltre il pessimismo e la tristezza dei nostri giorni“. Inizia così la riflessione di Ercole Pellicanò, ideatore del Premio Roma, che partendo dal riconoscimento da lui creato, apre a un discorso più ampio.
“Mi scuso, ma mi debbo citare. – afferma – Credo, pur rimanendo aperto ad ogni considerazione critica, che il “Premio Roma allo sviluppo del Paese”, da me ideato 10 anni fa, goda dell’aurea di una tale valenza. Esso viene annualmente conferito a “Personalità del mondo dell’economia, delle scienze, del sociale, dell’arte e della cultura, che si siano particolarmente distinte per i contributi dati alla crescita ed al prestigio del Paese”.
Entro tale perimetro di competenza e di impegno civile entrano, ad oggi, 37 Personalità tra le quali, accanto ad altri, cito Gigi Proietti, Salvatore Accardo, il Nobel Giorgio Parisi, Carla Fracci, Piero Angela, Renzo Arbore, Ignazio Visco, Romano Prodi, Gianfelice Rocca, Liliana Segre, Nicola Piovani, Alberto Bombassei, Adriano La Regina, Francesco Rutelli.
Roma, la città eterna, legata indissolubilmente ad una dimensione mediterranea e globale, madre della civiltà occidentale e depositaria della vestigia di una nobile, antica grandezza, fa da contenitore dei più alti valori della nostra gente e fa pensare ad una potenziale capacità di traino per lo sviluppo del Paese.
Quest’anno, il 4 dicembre us, presso l’Accademia dei Lincei, i Premi sono stati assegnati al Maestro Daniele Gatti, all’imprenditrice Emma Marcegaglia, allo Scienziato e Fisico Aberto Sangiovanni Vincentelli, ai Presidenti Giuliano Amato e a Mario Monti”.
Ercole Pellicanò prosegue: “mi soffermo su queste due ultime figure, richiamandone le “motivazioni” dal momento che la loro vita, passione ed impegno professionale, ci catapultano in un’Europa che è stata un modello politico ed organizzativo invidiato e che rischia, oggi, di franare sotto i colpi di maglio di una insensata rivoluzione globale di trumpiana identità.
Premio “Per la carriera” a Giuliano Amato: “Per la sua appassionata, feconda ed attiva presenza nella vita politica, civile ed accademica del Paese, ricoprendo, oltre che parlamentare, le più alte cariche in Governi, in Ministeri, in Autority, in Università, in Istituti culturali, nella Corte Costituzionale. In tale posizione ha guidato il Paese in stagioni storiche eccezionali, contribuendo alla sua evoluzione economica, istituzionale e sociale. Nel contesto internazionale, ha partecipato alla definizione di progetti ed al consolidamento di legami che lo hanno reso protagonista, nel rafforzamento del modello europeo, guidato, sempre, dal rispetto dello stato di diritto e dagli interessi del Paese.”
Premio “Speciale” a Mario Monti: Il suo percorso di vita pubblica dimostra un fervido impegno al servizio dell’Italia e dell’Europa. Commissario europeo, per dieci anni, ha dato impulsi essenziali al mercato unico e alla libertà di concorrenza, specie di fronte agli eccessi delle grandi multinazionali e alle ingerenze dei governi. Presidente del Consiglio, nella fase più acuta della crisi economico-finanziaria mondiale, vara riforme nodali per il Paese e la sua visione e credibilità risultano, inter alia, determinanti per convincere i vertici degli Stati europei a dare il via libera politico agli interventi di stabilizzazione risolutivi che, poi, saranno varati dalla Banca Centrale Europea.
Oggi l’Europa è sottoposta ad una prova di sopravvivenza, materializzatasi improvvisamente per l’accavallarsi di eventi esterni come la guerra e l’invasione dell’Ucraina, le egoistiche politiche trumpiane, il tentativo di recupero della passata grandezza da parte della Russia, nonché altri sommovimenti geopolitici mondiali.
Sembra, ormai, che gli Stati Uniti abbiano rinunciato alla esportazione della democrazia ed incoraggino, prescindendo dallo stato di diritto e dai diritti umani, ambiziose autocrazie.
L’Europa deve scuotersi per salvare democrazia e libertà nonché la sopravvivenza dei singoli Stati, così come delineati dopo la II Guerra Mondiale e gli accordi di Yalta. Questa istanza, realisticamente, però, non può prescindere da una rimodulazione dei 27 Stati, oggi aderenti, attraverso una selezione che tenga da conto una cultura, una storia, degli ideali comuni, e che porti alla seria promozione, e senza gli ostacoli dell’unanimismo, una pragmatica integrazione federale.
Non c’è più tempo da perdere. Amato e Monti, in numerose occasioni, ne hanno tracciato la strada; Draghi, oggi, ne sta aggiornando i passaggi in materia istituzionale, fiscale, finanziaria, difesa comune.
Dobbiamo, noi Europa, impegnarci, per ricominciare ad essere un modello di riferimento per il mondo. È una questione di sopravvivenza e per sopravvivere bisogna agire con grande realismo, fuori dalla retorica e da ciechi tatticismi, trovando anche nella nostra gloriosa storia europea le leve giuste.
In questo ci aiuta, muovendo anche il nostro legittimo orgoglio, il sonetto di Cesare Pascarella: “Perché la storia si pe’ l’antri è storia, pe’ noi antri so fatti di familia”. La storia ci conforta, ci stimola ed è dalla nostra parte!“, conclude.



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