“La predisposizione delle misure necessarie a garantire la tutela del diritto all’affettività del detenuto è una realtà quasi sconosciuta in Italia, nonostante siano già trascorsi due anni dalla sentenza della Corte costituzionale n.10/2024. Mentre il Governo intende risolvere il grave problema del sovraffollamento nelle carceri annunciando la creazione di quasi 10.000 nuovi posti grazie alla costruzione di nuovi istituti penitenziari entro il 2027, a due anni dalla sentenza della Corte costituzionale n.10/2024 sul diritto all’affettività, in Italia sono solo 35 su 189 gli istituti penitenziari in grado di implementare questo principio”. E’ quanto afferma in una nota Diana Zingales, responsabile “Dipartimento Giustizia” di Azione Sicilia. “E gli istituti penitenziari siciliani, dall’Ucciardone sino a Barcellona PdG, hanno manifestato difficoltà a reperire locali idonei. E comunque non costituiscono casi isolati. E dunque, le linee-guida del DAP emanate con circolare dell’11 aprile 2025 in attuazione della sentenza, stentano a trovare attuazione. La tutela della dignità del detenuto e dei suoi diritti fondamentali non può ridursi alla mera creazione di nuovi spazi senza curarsi dei moniti della giurisprudenza europea e costituzionale”, rimarca Zingales.
“Il diritto all’affettività nelle realtà penitenziarie italiane è ancora lontano dalla sua piena attuazione, e il decisore politico deve fornire i necessari chiarimenti su quali saranno, in concreto, i provvedimenti e gli investimenti che intende effettuare per dare attuazione al diritto all’affettività del detenuto, elemento dirimente per contrastare alti tassi di recidiva, atti di autolesionismo e suicidi in carcere, che hanno ormai raggiunto livelli inaccettabili”, conclude Zingales.




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