Oggi pomeriggio, in Consiglio Metropolitano, una nuova pagina della (triste) vicenda che sta coinvolgendo Falcomatà e alcuni componenti di PD e Rinascita Comune. La “guerra”, com’è noto, è scoppiata a metà novembre, dopo che il Sindaco ha effettuato l’ennesimo rimpasto di Giunta, cambiando anche i vertici delle società partecipate. Il documento letto dal capogruppo Giuseppe Marino (“azzeramento della Giunta o tutti a casa”), nel Consiglio del 17 novembre, non ha portato oggi ad alcun risultato concreto, in un senso o nell’altro. Significa che la frattura con il primo cittadino è rimasta, la Giunta non è stata modificata e il Consiglio Comunale non è stato sciolto. Ma ogni seduta di Commissione, e ogni Consiglio Comunale o Metropolitano, è il caos. Anzi, come qualcuno ha osato dire proprio nel Consiglio Comunale del 17, uno “stillicidio”.
Il Consiglio Metropolitano odierno ha approvato diversi punti, ma si è registrato il solito “muro” di Marino e Quartuccio, appunto PD e Rinascita Comune. Sul bilancio, il primo si è astenuto e il secondo ha votato contro. Una decisione, ormai è noto, solo ed esclusivamente politica, assunta con l’obiettivo di mantenere la rigida posizione nei confronti del Sindaco. Una posizione che, però, col passare dei giorni – e ora delle settimane – assume sempre meno valore. Perché, come detto, il Sindaco rimane al suo posto, non sta operando cambiamenti di Giunta e attende la decadenza, atto che impedirà poi qualsiasi altra modifica fino al termine del mandato (nel senso che ci sarà Brunetti e lui rimarrà sino alle nuove elezioni).
Inoltre, tra una Commissione e un Consiglio, emergono anche le indiscrezioni relative alla “trattativa” interna al PD a Reggio Calabria della scorsa settimana, alla presenza del Senatore dem Alfieri. Quest’ultimo, dopo la “visita” in riva allo Stretto, se ne è tornato a Roma convinto di aver quasi chiuso l’accordo che avrebbe portato al cambio del Vice Sindaco (il giusto “compromesso”, insieme all’inserimento di una donna del PD al posto di Mary Caracciolo in Giunta, per “calmare le acque”). Anche lì c’è stata da registrare la presenza di Giuseppe Marino, che ha provato a giocare a carte scoperte con l’obiettivo di ottenere lo scranno post Falcomatà. Quest’ultimo, però, ha poi virato su Mimmo Battaglia. L’accordo, praticamente chiuso, si è poi arenato proprio su queste posizioni distanti.
Risultato? Quello che abbiamo visto in questi giorni. Una Maggioranza monca, comunque “sopra” nelle votazioni in Consiglio, che accusa la Minoranza di “inciucio” (Angela Marcianò ha smentito a StrettoWeb questa versione), all’interno di un clima perennemente teso e freddo.



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