La Svizzera ha deciso di far pagare il ‘conto’ del viaggetto effettuato ai membri elvetici della Global Sumud Flotilla. L’inutile spedizione umanitaria, con a bordo degli equipaggi organizzazioni vicine ad Hamas, che mai si sarebbe potuta avvicinare alle acque israeliane, protette da un blocco universalmente riconosciuto e legittimo, e quindi organizzata con il solo scopo di creare tensioni internazionali, ha creato solo grattacapi ai governi che hanno dovuto riportare a casa i social-marinai che tra selfie e bandierine non hanno cambiato di una virgola il destino della popolazione di Gaza, mentre i politici della destra mondiale erano impegnati a stabilire il piano di pace in vigore tutt’ora.
I membri svizzeri della Flotilla si sono visti recapitare una fattura “relativa alla loro detenzione in Israele e al loro ritorno in Svizzera“. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE)ha fornito prestazioni di protezione consolare a 19 persone che hanno partecipato all’operazione “Waves of Freedom” e a una persona che ha partecipato all’operazione “Thousand Madleens to Gaza”. In media sono stati fatturati circa 510 franchi (546 euro) a persona per le prestazioni di protezione consolare.
L’importo totale fatturato, che include il rimborso dei prestiti d’urgenza, ammonta a 12.125.80 franchi per tutte e 20 le persone in questione. “I costi sono stati ripartiti tra le diverse persone in base al tempo loro dedicato. A ciò si aggiungono gli importi effettivamente versati per i prestiti di emergenza. Non è possibile quantificare con precisione il tempo dedicato da tutti i servizi del DFAE coinvolti nel dossier della flottiglia per Gaza. Stimiamo tuttavia che superi le 600 ore“, spiega il DAE interpellato dal Corriere del Ticino.



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